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Recensione

90/100

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Stardust – Highway to Heartbreak – recensione

05 Aprile 2021 11 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock / Arena Rock / AOR
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

1. Runaway
2. Heartbreaker
3. Bullet To My Heart
4. Perfect Obsession
5. 2nd Hand Love
6. Shout It Out
7. Can’t Stop Loving You
8. Eye To Eye
9. Hey Mother
10. Blue Jeans Eyes (Bonus Track)
11. The River Is Rollin’

Formazione:

Adam Stewart - Vocals, rhytm guitars
Ben Martin - Bass
Dave Legrand - Keyboards
Facey - Guitars
Tim Keeley - Drums

Contatti:

http://www.stardustaor.com/

 

Mi sono preso del tempo per riflettere sull’effetto che questo album ha avuto su di me… qualcuno potrebbe obiettare che mi sono preso fin troppo tempo visto che si parla di un’uscita con targa 2020 (ma tantè… e quindi… chissenef… rimedierò ), però… perchè parto con questo incipit?
Calmi, vedo l’impazienza che vi rode, ma la risposta è breve e coincisa (non è vero, non sarà ne breve, ne coincisa)!
Quest’album è ARRAPANTE… esattamente come la prima volta che siete andati al cinema con la ragazza che vi piaceva tanto al tempo in cui gli ormoni giravano in voi customizzati manco foste la versione umana di Fast & Furious… cioè, una cosa normalissima (andare al cinema, non la versione umana di F&F) ma di una piacevolezza unica.
Infatti quello che sanno fare questi Ungheresi a nome Stardust ha dell’incredibile, perchè non fanno assolutamente niente di nuovo (per chi è cresciuto a pane e AOR), ma per essere nel 2020 lo fanno veramente bene, con un suono giusto e graziato da una produzione cromata bella e corposa che rende giustizia alla bravura della band e agli undici brani che compongono questo lavoro a titolo Highway to Heartbreak.

Buttandosi nell’ascolto è facile trovare spunti interessanti a partire dal ficcante ritornello di Runaway, il tastieroso ed ottantiano ritmo di Heartbreaker (che non a caso è una cover di un brano di Pat Benatar), il basso incalzante di Bullet To My Heart che regala anche un ritornello sinth/rock decisamente adatto al brano.
Si arriva al primo lento, Perfect Obsession, che a dire il vero risulta un po’ troppo stucchevole e scontato anche se “si salva” per l’arrangiamento curato e decisamente bilanciato sul genere… ma se di ottimi arrangiamenti vogliamo parlare, allora la successiva 2nd Hand Love è un sicuro cavallo di razza di questo lavoro. Il tocco di Mark Spiro in fase di songwriting è pura manna dal cielo e lo stile del brano è, come si dice in termini tecnici”, “tanta roba”. Non un brano immediatissimo ma che quando entra in circolo non vi molla per giorni e giorni. Incalzante e assolutamente 80s negli intenti, Shout It Out è piazzata per fare sfaceli in sede live con il suo ritornello orecchiabilissimo e quei wooooah che tanto piacciono anche ai non anglofoni, gran bel solo di chitarra.
Can’t Stop Lovin’ You sembra un brano rimasto fuori per sbaglio da Adrenalize dei Def Leppard e che mi richiama alla memoria la splendica Stand Up (Kick Love Into Motion).
In chiusura da segnalare sicuramente la bonus (già presente nel loro EP) Blue Jeans Eyes, pezzo radiofonico che riporta alla mente ritornelli di puro stile Journeyano. Gran bel botto finale infine sul blues/AOR di The River is Rollin’

Tanta carne sul fuoco per una band non di primo pelo che sono sicuro ci stupirà però negli anni a seguire. Il primo passo segnato da questo Highway to Heartbreak fa capire la caratura che risiede dietro agli Stardust. Album che inoltre denota finalmente arrangiamenti studiati e brillanti che non ricadono nello stile da “catena di montaggio” che sembra inficiare molte uscite odierne in ambito AOR. Una band vecchio stile di quelle che fanno riassaporare il piacere provato la prima volta che abbiamo messo le mani su un disco dei Def Leppard, Foreigner o FM… e spero che possiate capire di cosa sto parlando. Caratteristici!
La voce di Steward è un bel biglietto da visita ed il resto della band gira chiaramente in “territorio amico” (leggasi, sanno il genere che fanno, e lo sanno bene!). Unica pecca, se così vogliamo chiamarla, è che manca forse all’album un pezzo da “infarto immediato” che catalizzi l’attenzione, ma i brani qui non sono “usa e getta” e vanno metabolizzati ascolto dopo ascolto lasciandoci ogni volta sempre più quel sapore di autentico che risulta spesso difficile trovare in ambito AOR/Melodic Rock ai giorni nostri.
Sicuramente una delle uscite più interessanti del 2020 e forse degli ultimi anni. Bravi Stardust!

© 2021, Denis Abello. All rights reserved.

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