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Sunstorm – Afterlife – Recensione

29 Marzo 2021 3 Commenti Alberto Rozza

genere: Hard rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Afterlife
2. One Step Closer
3. Swan Song
4. Born Again
5. Stronger
6. I Found A Way
7. Lost Forever
8. Far From Over
9. Here For You Tonight
10. Darkest Night
11. A Story That You Can Tell

Formazione:

Ronnie Romero - Vocals
Simone Mularoni - Guitars
Alessandro Del Vecchio - Keyboards, Backing vocals
Nik Mazzucconi - Bass
Michele Sanna - Drums

 

In uscita il sesto album di studio del super gruppo Sunstorm, compagine italo – statunitense che propone un grande hard rock/AOR, che con l’ingresso in formazione di Ronnie Romero alla voce si rilancia per il prossimo futuro.

Prima traccia e title track di grande effetto: “Afterlife” è un brano azzeccato, tagliente, dal grande risvolto tecnico, sicuramente un piacere per le orecchie. Canonico e disteso, “One Step Closer” ammalia per brillantezza, esecuzione e raffinatezza, come nell’ottimo assolo di chitarra di Simone Mularoni. Gli animi si intensificano e le atmosfere si fanno più ovattate con “Swan Song”, dolce, delicata, avvolgente e allo stesso tempo misteriosa e letale, nel complesso riuscitissima e interessante. Ritmi gagliardi sulle note scatenate di “Born Again”, pezzone tosto e cristallino, puro e coinvolgente. Chitarre heavy e contorno rilassante sono la chiave di “Stronger”, dalla doppia anima, che coglie i punti di forza dei componenti della band e li mixa perfettamente, ottenendo un ottimo risultato finale. “I Found A Way” presenta una ritmica molto cadenzata e decisa, che esalta nuovamente le doti chitarristiche di Mularoni, che si incastrano perfettamente nella trama del pezzo. Le note della tastiera di Alessandro Del Vecchio ci introducono nel lento “Lost Forever”, sentito, intenso, perfettamente aderente al genere, un tributo necessario al lato più sentimentale dell’hard rock. Accoppiata vincente e potente con “Far From Over” e “Here For You Tonight”: la prima micidiale nella dinamica, negli accenti e nel timing; la seconda più scorrevole, travolgente e indiscutibilmente oscura. “Darkest Night” è una traccia che ci si poteva aspettare, canonica, limpida, dalla struttura chiara e lineare a dispetto del titolo “notturno”. Con ancora nelle orecchie le note di “A Story That You Can Tell”, decisamente anni ’80 e con chiaro sapore Whitesnake, si conclude questa ottima produzione, dal grandissimo spessore tecnico e compositivo, pregevole nelle trame e nei suoni (veramente piacevoli e raffinati) che ci lascia soddisfatti a prescindere dall’essere amanti o neofiti del genere AOR/hard rock.

© 2021, Alberto Rozza. All rights reserved.

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