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Recensione

90/100

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W.E.T. – Retransmission – recensione

26 Febbraio 2021 19 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

01. Big Boys Don’t Cry
02. The Moment of Truth
03. The Call of The Wild
04. Got To Be About Love
05. Beautiful Game
06. How Far To Babylon
07. Coming Home
08. What Are You Waiting For
09. You Better Believe It
10. How Do I Know
11. One Final Kiss

Formazione:

Jeff Scott Soto: vocals
Erik Martensson: guitar, guitar, backing vocals, keyboards
Robert Säll: keyboards, guitar
Magnus Henriksson: guitar
Andreas Passmark: guitar
Robban Bäck: drums

 

Il 1987 fu un’annata storica per il genere musicale che amiamo, tanto più che, nel febbraio di quell’anno, gli Europe misero, storicamente, i piedi sul palcoscenico della musica italiana: l’Ariston.
A pochi giorni dalla settantunesima edizione del Festival di Sanremo, mi piace poter sognare.
Se potessi dunque nominare una band che, virtualmente, meriterebbe di salire su quel palcoscenico, proveniente dagli stessi lidi di Joey Tempest e soci e che ne segue le orme, io nominerei i W.E.T., progetto discografico di Frontiers, nato nel 2009 dall’unione di componenti di tre diverse bands (Eclipse, Work of Art e Talisman). Nomination virtuale dovuta, all’indomani dell’uscita della loro quarta fatica discografica, intitolata “Retransmission”.
Una così lunga premessa per poi andare direttamente al nocciolo della questione; questo album merita attenzione, sia virtuale, come nei miei sogni, sia reale per lo standard qualitativo delle canzoni. Basta ascoltare i primi due singoli per fare tabula rasa e spazzar via ogni dubbio. “Big boys don’t cry” e, soprattutto, la fantastica “Got to be about love” sono dei pezzi che fossero usciti nel 1987 avrebbero fatto sportellate nelle classifiche di mezzo mondo; la prima, dal ritmo pulsante con lo scambio vocale tra Jeff e Erik, la seconda è una piccola perla che mixa l’AOR più ricercato alla potenza melodica moderna, senza dimenticare l’assolo viscerale che ha in dote.
Se vogliamo tirare due dadi e vedere che numero esce, troveremo un numero sempre fortunato in quanto la canzone corrispondente non deluderà.
“The call of the wild” ha quel flavour che ricorda I Talisman, mentre le note iniziali di “Coming home” sono di chiara derivazione Eclipsiana, sviluppandosi poi verso orizzonti cari anche ai The Darkness.
La cadenza marciante ci porta in Babilonia con la suggestiva “How far to Babylon” che ha un’impostazione che fa il filo ai Nickelback dei grandi successi di metà anni 2000. A seguire la graffiante cattiveria di “Beautiful game” dove Erik ha lo spazio per accordare le note nelle sue linee preferite.
Immancabile il lento, presente con “What are you waiting for” col suo crescendo melodico che entusiasma e accende i cuori. Ritorniamo su strade più ritmate con la devastante bellezza di “You better believe it”, da cantare a squarciagola.
Concludiamo con “How do I know” e il terzo singolo “One final kiss” che, seppure poste a fine scaletta, hanno la stessa valenza del sesto uomo di una squadra di basket, ossia entrare in campo e fare la differenza.

IN CONCLUSIONE

Sicuramente sarà un sogno vedere una band come i W.E.T. in un festival nazionale (italiano), ma non è un sogno dire che questo “RETRANSMISSION” potrà essere candidato a una delle migliori uscite discografiche del 2021.

© 2021, Giulio Burato. All rights reserved.

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