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Recensione

75/100

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Stoneflower – Finally – Recensione

13 Gennaio 2021 4 Commenti Vittorio Mortara

genere: Aor
anno: 2020
etichetta: Aor Heaven

Tracklist:

01. Gonna Let You Go 4:30
02. What Can Be Done 4:05
03. Believing 5:08
04. Calling All Stations 4:56
05. Kaylee 4:47
06. The Devil Never Cries 4:46
07. Shivering Hands 3:23
08. Finally 3:14
09. Through The Fire 4:38
10. How Does It Feel 3:17
11. Fall 3:04

Formazione:

John Masaki: voce
Svenn Huneide: basso
Tom Sennerud: chitarra
Geir Johnny Huneide: batteria

 

La band norvegese, capitanata dal talentuoso chitarrista Tom Sennerud, arriva con questo “Finally” al traguardo del terzo album. Il debutto “Destination Anyware” e il successivo “Crank a little smile” sono due buoni platter di AOR in stile scandinavo che dimostrano un discreto stile compositivo, nonché un’ottima padronanza degli strumenti.
Oggi, al fianco di Tom, troviamo la sezione ritmica costituita dai fratelli Huneide. Alle lead vocals è stato scritturato il dotatissimo cantante John Masaki, vincitore del talent show “Idol Norway”, analogamente a quanto fecero gli H.E.A.T. quando presero Erik Gronwall dalla versione svedese dello stesso show. Su un paio di tracce, inoltre, compaiono come ospiti i connazionali Steinar Krokstad e Per Hillestad, batteristi, rispettivamente, dei primi Stage Dolls e degli A-Ha.
Apre l’album “Gonna let you go” con un ritmo vivace, sul quale si staglia la voce estesa e pulita di Masaki a disegnare un brano di AOR moderno e costruito con gusto.
Più rarefatta l’atmosfera su “What can be done”, mid tempo in stile Journey ancora dominato dalle belle linee vocali e dalle soffuse tastiere di sottofondo.
Passiamo così a “Believing”, dove vengono prepotentemente a galla influenze Toto con tanto di stacchetto jazzato all’altezza del solo. Il risultato non è affatto disprezzabile, pur non presentando alcun tratto di originalità.
Il ritmo si rialza con “Calling all stations”, ma purtroppo solo quello della batteria: il pezzo è un po’ troppo arzigogolato nell’arrangiamento e scarsamente efficace emozionalmente.
Annovererei i Foreigner tra le influenze della band, almeno a giudicare dalla piacevole semiballad “Kaylee” sulla quale aleggiano piacevoli svolazzi blues della chitarra di Sennerud.
Toni relativamente più hard si possono sentire su “The devil never cries”, pezzo deboluccio a livello compositivo e poco convincente come linee melodiche.
Bella “Shivering hands”, una canzoncina che pare tratta da uno dei primi due dischi dei Nelson e che infonde un senso di positività nell’ascoltatore.
Purtroppo la title track rappresenta un altro netto calo della qualità compositiva del gruppo con coretto scialbo e poco incisivo e assunto strumentale mediocre.
Un bel brano di AOR moderno e ben suonato lo ascoltiamo, invece, con “Through the fire”: classico intreccio di chitarre e tastiere che ci conduce al ritornello, drammatico e catchy al punto giusto. Un pezzo che lascia sicuramente il segno.
Un improbabile mistura dei Toto di “Seventh one” e Nelson caratterizza “How does it feel”, non il massimo a livello di immediatezza ma apprezzabile come idea.
E si chiude con la lacrimuccia: “Fall” è un lentone strappalacrime, di quelli che tanto piacciono a chi scrive, dove la pregevole ugola di Masaki tocca vette espressive, oltre che tecniche, di notevole valore.

Vi dico francamente che, al primo ascolto, questo disco non mi è piaciuto un granchè. Contiene 2/3 canzoni veramente insufficienti ed in più è penalizzato da una produzione e da suoni tra i peggiori in cui mi sia capitato di imbattermi negli ultimi tempi. Mi sono intestardito a volerli riascoltare e rivalutare perché sono norvegesi. E dalla Norvegia arrivano bands tra le mie preferite in assoluto, come gli imprescindibili Stage Dolls (per me nell’olimpo dei 5 migliori gruppi al mondo) e gli altrettanto seminali Darkthrone… E, alla fine, parzialmente mi sono dovuto ricredere. Al netto della pessima qualità dei suoni, il disco scorre via piacevole, a patto di skippare sulle tre tracce meno azzeccate. La capacità interpretaiva di Masaki deve ancora farsi, però le sue doti sono innegabili. I musicisti sono in gamba… alla fine non è tanto peggio dei lavori che diversi grossi nomi hanno pubblicato nel 2020 e dai quali il sottoscritto è rimasto grandemente deluso.

Dai Stoneflower, appuntamento alla prossima release!

© 2021, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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