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Recensione Classico

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Classico

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Prophet – Cycle Of The Moon – Classico

29 Gennaio 2021 15 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard rock
anno: 1988
etichetta: Megaforce/Atlantic
ristampe: Z-records 2001 Wounded Bird 2009

Tracklist:

Cycle Of The Moon
Can't Hide Love
On THe Run
Sound Of A Broken Heart
Asylum
Tomorrow Never Comes
Frontline
Hands Of Time
Hyperspace
Red Line Rider

Formazione:

– Scott Metaxas Bass, Vocals, Acoustic Guitar
– Michael Sterlacci Drums, Backing Vocals
– Ken Dubman Guitar
– Joe Zujkowski Keyboards
– Russell Arcara Vocals

Producer – Randy Bishop, Spencer Proffer

 

Questo disco ai suoi tempi generò una discreta battaglia tra gli aficionados di etichettatura , ho letto veramente di tutto,  hard pomp melodic space rock e chi più ne ha più ne metta , ora io capisco che dare una etichetta ad un disco sia utile per fornire a chi stà leggendo una indicazione di massima sulla direzione sonora dell’opera in questione  ma,  come in tutte le cose, quando si cerca di andare troppo in profondità con le definizioni si rischia di perdere il quadro d’ insieme e si finisce per perdersi in una infinita battaglia filosofica fatta da fuffa e controfuffa.

In realtà , a mio modesto avviso , questo disco è puro hard rock a 360 gradi che non disdegna affatto gettare un’ occhiata curiosa su arrangiamenti tastieristici al limite del progressive e ritmiche tambureggianti al limite del metal, il tutto legato da una irresistibile vena melodica raffinata e di buon gusto.

Prophet, ma chi sono costoro? Fondati nel New Jersey nei primi anni 80 nella prima formazione stabile (Dean Fasano – lead and backing vocals ,Ken Dubman – guitars ,Joe Zujkowski – keyboards ,Scott Metaxas – bass, backing and lead vocals, acoustic guitar,Ted Poley – drums, backing and lead vocals) dettero alla luce nel 1985 all’omonimo debutto un notevole disco di cristallina melodia hard/Aor, successivamente dopo l’uscita di Fasano e Poley e l’ingresso alla batteria di Michael Sterlacci e Russell Arcara come cantante, riuscirono ad accaparrarsi un contratto con la Megaforce/Atlantic( altro mistero del music biz. visto che la Megaforce si occupava principalmente di Thrash) , che comunque li scaricò dopo Cycle of the moon ; successivamente uscì un altro discreto disco intitolato Recycled datato 1991.

Veniamo alle canzoni che compongono questo eclettico gioiello. La title track si muove intorno ad un sincopato giro di basso certamente non usuale in ambito melodico e sicuramente si resta spiazzati quando si passa alla successiva Can’t hide love, pregevole mid tempo dallo scintillante ritornello catchy e dalle ripetute punteggiature tastieristiche, alternanze e tempi dispari, cori filtrati, assoli taglienti ed intermezzi di matrice rush tutto mixato insieme. On the run invece è un pezzo che semplicemente non si può etichettare , ma solo adorare. Sound of a Breaking heart è una power ballad deliziosa e sognante a cui segue un class metal quasi dokkeniano con inserti di tastiere molto seventies intotalato Asylum.  Poi fermi tutti e giù il cappello davanti a Tomorrow Never Comes, un lento struggente che gira su un magistrale arpeggio semi acustico contrappuntata da archi e tastiere, con tanto di coretto ‘rubato’ ai Kansas, che personalmente entra nelle 50 più belle canzoni del genere in assoluto. Frontline è una canzone notturna ed urbana, molto eighties, con la sua nervosa ed ammiccante elettricità . Registro più heavy e ritornello che scuoterebbe anche i cadaveri, caratterizzano invece Hands of time, seguito poi da un pezzo che non ti aspetti e che secondo me ha ingannato parecchi all’epoca ovvero Hyperspace, quasi tre minuti di strumentale sperimentale di concezione progressiva che mostra la tecnica sopraffina dei nostri eroi che vanno  a concludere con Red Line Rider, martellante hard rock con chitarre al vetriolo.

Insomma si potrebbero scrivere parole a fiumi , ma il rischio di non rendere l’idea di cosa sia in realtà questo disco è concreto , c’è stato  un’altro disco che mi fece questo effetto, anche se le affinità di genere sono solo marginali , ed è When day and dream unite,  ovvero l’esordio dei Dream Theater , ci ho intravisto lo stesso genio e voglia di far saltare gli schemi che però  non hanno portato la stessa fortuna ai Prophet.

Viste anche le ristampe uscite successivamente alcune anche con bonus track , se non lo conoscete ascoltatelo e lo adorerete, se invece lo conoscete già è un’ottima occasione per metterlo sul piatto o nel cd e rinfrescare nuovamente il ricordo di un disco geniale.

© 2021 – 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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