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Recensione

88/100

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Reb Beach – A View From The Inside – recensione

13 Dicembre 2020 5 Commenti Alberto Rozza

genere: Strumentale
anno: 2020
etichetta: Frointiers Music

Tracklist:

1. Black Magic
2. Little Robots
3. Aurora Borealis
4. Infinito
5. Attack Of The Massive
6. The Way Home
7. Whiplash
8. Hawkdance
9. Cutting Loose
10. Sea Of Tranquillity

Formazione:

Reb Beach – All guitars, bass on 4, 9, keyboards on tracks 4, 6, strings on 10
David Throckmorton – Drums (except on 6)
Robert Langley – Drums on 6
Michele Luppi – Piano on 3, 10
Phillip Bynoe – Bass on 1, 2, 3, 8, 10
John Hall – Bass on 5, 6, 7 Paul Brown – Keyboards on 1, 2, 5, 7

Ospiti:

David Coverdale – Voice on 1

 

Dopo anni dedicati all’attività live con grandissimi nomi del panorama rock e metal mondiale (del calibro di Dokken e Whitesnake per fare due esempi), torna con un album solista strumentale il virtuoso chitarrista statunitense Reb Beach.
L’iniziale “Black Magic”, che contiene le uniche due parole cantate dell’album, introduce immediatamente l’ascoltatore nel mondo di Beach: tecnica sopraffina e coinvolgente, musicalità potente e persuasiva, gusto assoluto. Atmosfere funky – jazz permeano “Little Robots”, dalla freschezza stupefacente, strutturata in modo divertente, che ci permette di intraprendere uno stupendo viaggio mentale. Suoni letteralmente atomici ci sbalordiscono in “Aurora Borealis”, dove la tecnica ci rimanda a Steve Vai e Satriani, dove il fraseggio riesce allo stesso tempo a essere complesso e naturale, dove note lunghe e intense si alternano alla velocità e alla frenesia del tapping. Oscura, misteriosa, arriva dritta al cuore l’intensa “Infinito”, brano introspettivo e cupo, che comunque mette sempre in mostra la tecnica assoluta del chitarrista statunitense. Un caro amico mi disse che costruire un album solista strumentale è un lavoro mostruoso, addirittura impossibile se non si ha nulla da dire: questa cosa non vale per l’album in esame, fatto dimostrato dalla varietà di espressione e di scelte, come nel caso della sgangherata e ritmata “Attack Of The Massive” e dei suoi continui botta e risposta anche con gli altri strumenti. Giochi di suoni, giochi ritmici, sempre alla ricerca di nuovo orizzonti: ogni brani dell’album presenta molteplici facce e sfumature, in una continua scoperta. “The Way Home” è un brano rilassante, molto anni ’90, che ci immerge a livello emotivo, rasserenando gli spiriti, complessivamente adatto a un pubblico vario. Arriviamo a “Whiplash”, molto tradizionale, melodica, tecnicissima e dalle sensazioni malinconiche, quasi che le note implorassero l’ascolto: molto intensa. Con “Hawkdance” entriamo in un universo inedito, un brano da film o da sigla televisiva, espansivo e sorridente, che arremba e gasa letteralmente, come il successivo “Cutting Loose”, frenetico, accattivante, martellante, dai suoni cristallini e titanici. Concludiamo con la lunga, solare, canonica (per il genere e la tipologia di lavoro) “Sea Of Tranquillity, un lungo e accorato solo di chitarra, che si unisce fantasticamente a tutto l’album, un assolo che vive e si prolunga in tutte le tracce, sentito, creato da un artista unico e di livello superiore, un uomo che riesce a comunicare, a parlare, al suo pubblico e non solo tramite il suono e l’espressività del suo strumento: veramente momenti da apprezzare e ascoltare in tranquillità, per allietare l’anima nelle cupezze di questo periodo.

© 2020, Alberto Rozza. All rights reserved.

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