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17 Dicembre 2020 2 Commenti Yuri Picasso
genere: Aor
anno: 1987
etichetta: Columbia
ristampe:
Tracklist:
1 Hot Love 3:49
2 Wait On Love 4:29
3 (Sittin' On) The Dock Of The Bay 3:55
4 Gina 4:10
5 That's What Love Is All About 3:59
6 The Hunger 4:19
7 You're All That I Need 4:22
8 Take A Look At My Face 4:01
9 Walk Away 4:11
Formazione:
Bass – Randy Jackson
Bass, Drums, Keyboards – Keith Diamond
Drums – Mike Baird
Guitar – Ira Siegel , Neal Schon , Paul Pesco
Keyboards – Jeff Bova , Jonathan Cain
Lead Vocals – Michael Bolton
Synthesizer – Keith Diamond
Ospiti:
Backing Vocals – David Glen Eisley, Dennis Feldman , Hawkins Singers, James Ingram , Jeanie Tracy (tracks: A2, B1), Joe Lynn Turner , Lynette Hawkins Stephens , Shawn Murphy , Walter Hawkins
4 milioni di copie vendute dovrebbero rendere orgoglioso e fiero qualunque Artista o prodotto di talent Show uscito dai vari Amici – Xfactor – The Voice.
Scrivere e suonare un disco con musicisti quali Bruce Kulick, Eric Martin, Joe Lynn Turner, Martin Briley, Bob Halligan Jr, Diane Warren, Neal Schon, Jonathan Cain (e tanti altri ancora) dovrebbe farti capire che hai raggiunto un apice, superabile certo, ma rimarrà ai posteri un’alta vetta della tua carriera. Se non commerciale, meramente artistica.
Un obiettivo compiuto in grado di lasciare un segno, che verrà preso come ispirazione e visto come un punto di arrivo da colleghi e addetti ai lavori.
Nessuno spazio per rinnegazioni, nemmeno se il materiale scritto e cantato non ti aggrada.
Eppure…Eppure Michael Bolotin (di famiglia d’origine russo-ebraica rinominato Bolton ai tempi del disco “Michael Bolton” del 1983 dopo la non fortunata esperienza come frontman dei Blackjack e due dischi solisti a nome Bolotin passati inosservati) finchè ha potuto si è opposto alle ristampe dei suoi dischi Aor, e se andiamo a vedere le tracklist dei suoi concerti non canta pezzi tratti dai suoi album degli anni 80 da decadi, eccezione fatta per i singoli/cover che hanno spopolato nelle charts.
Eppure.. Eppure sono dei dischi meravigliosi, spaziano dall hard rock al puro Aor coinvolgendo come scritto sopra artisti di primissimo livello. E lo stesso Bolton è un artista con la A maiuscola. Come Voce, come songwriter.
Ho scelto di scrivere su questo The Hunger, anno di grazia 1987, perché rappresenta un perfetto mix di cio che la musica ancora oggi sarebbe in grado di offrire.
“The Hunger” è un equilibrio perfetto di generi musicali, una veduta panoramica dalla quale non staccherei mai gli occhi.
Una scacchiera di grandi musicisti dove il Re rimane interpretato dalla sua ugola, accerchiato da regine alfieri torri e pedoni di primo livello artistico che strutturano e consolidano l’immensità di queste 9 tracce, la varietà della proposta musicale e le proprie qualità.
“Hot Love”, mid tempo hard edge semplice e curato in ogni dettaglio, entra in testa e farebbe sfracelli dal vivo ancora oggi. “Gina” dal refrain anthemico, coadiuvato da synths sempre presenti ma mai invasivi, “The Hunger” mix magistrale di piano voce sax e ancora tanta melodia.
Masterpiece after Masterpiece, come non citare “Wait On Love”, incastro scintillante di armonie tutte costruite per far brillare le prodezze vocali di The Bolt, sempre protagonista.
“Walk Away”, malinconica ballad a la Journey, alla quale fu preferita come singolo “That’s What Love is All About”.
Il tutto trascinato dalla cover di “(Sittin’ on) The Dock of the Bay “di Otis Redding, magistralmente reinterpretata da The Voice.
Un Bignami di Rock Fm che i natii del nuovo millennio non sarebbero/sono in grado di apprezzare.
Il tempo ci dirà che Michael Bolton, dopo aver rifiutato l’ingresso nei Journey, abbraccerà sonorità maggiormente soul (Soul Provider è del 1989), propriamente pop, per donne alla soglia della menopausa, con ottimi riscontri commerciali, allontanandosi disco dopo disco dal suo passato AOR. Dotato di un registro vocale e un timbro da fare invidia a qualunque cantante, non poteva andare a finire male insomma.
Rispetto la scelta commerciale, meno la sua preoccupazione nel ridare in pasto al pubblico capolavori come “The Hunger”, pietra miliare di una ricerca melodica certosina e antemica, preziosa, dotata di una produzione e di un fascino che il tempo non è stato in grado di arrugginire.
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