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Magic Dance – Remnants – recensione

13 Dicembre 2020 7 Commenti Yuri Picasso

genere: AOR - Sinth Wave
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Oh No
02. Long And Lost Lonely Nights
03. Zombie Breath Surprise
04. Cut Me Deep
05. When Your World Comes Down
06. Change Your Life
07. I’m Still Holding On
08. Changes
09. Restless Nights
10. Till Your Last Breath
11. I Can’t Be The Only One

Formazione:

Jon Siejka – Voce, Chitarre, Synths
Kevin Krug, Gabor Domjan, Luke Anderson, Emanuele Moretti – Basso
Kevin McAdams – Batteria
Gdaliy – Sax
Tim Mackey – Guitar Solo in “I’m Still Holding On”, “Restless Nights”, “Zombie Breath Surprise” e “No Light”
Ziv Shalev – Guitar Solo in “Oh No” e “When Your World Comes Down”
Stelios Andre – Guitar Solo in “Changes”, “Til Your Last Breath” e “I Can’t Be The Only One”

 

Arriva al quarto capitolo, secondo per Frontiers, l’avventura del polistrumentista ellenico-americano Jon Siejka e del suo progetto Magic Dance.
Il titolo non poteva essere più azzeccato di questo “Remnants”.
Chi sono questi Residui ? Coloro i quali ascoltano immersi nei propri ricordi passati e con nostalgia il synth-pop degli anni 80; AOR dalla struttura soft di matrice ottantiana, in quest’occasione “rambizzata” da una produzione che guarda al presente e prova a rendere appetibile la proposta anche ai più giovani che mai hanno sentito parlare o ascoltato gruppi quali A-Ha o Talk Talk o ancora gruppi della cosidetta seconda fascia come Bricklin e Refugee.

Si è scelto di muscolarizzare la produzione senza privare le canzoni della loro identità, una ricetta ben collaudata e confermata in più occasioni dalla nostrana Frontiers, suoni moderni su una ricerca melodica nata oramai 40 anni fa.
E come nei lavori precedenti di Siejka, il filo conduttore è rappresentato da linee vocali malinconiche, dal retrogusto volutamente romantico nelle intenzioni e nelle speranze che queste melodie suscitano nell’ascoltatore anche meno attento.
Alle nostre orecchie musica gradevole e di facile ascolto.
Il songwriting, rispetto al precedente “New Eyes” di cui ne avevo tessuto le lodi e molto avevo ascoltato, è meno diretto, necessita tempo per essere assimilato; gli arrangiamenti sono leggermente più complessi e nascondono scelte armoniche e di suoni interessanti e sempre piacevoli, frutto del tempo e della collaborazione con una band oramai solida.

Nulla di rivoluzionario, per fortuna. quindi facciamoci travolgere dalla nostalgia e dai ricordi con pezzi quali “Til Your Last Breath”, memore del primo Richard Marx, dalla trascinante opener “Oh No” o dalle armonie decise e per nulla arrendevoli di “Long and Lost Lonely Nights”.
Decisamente sopra la media “Restless Nights” mid tempo ispirato da una chitarra graffiante nel ritornello che fa da contraltare alla strofa “dannata” e nostalgica.
Cosi come “Cut me Deep”, notturna e in linea con la produzione precedente.

I difetti di un disco come Remnants sono due:
il timbro di Siejka non spicca per capacità di modulazione o estensione vocale, e il suo registro non sembra essere cosi esteso. Il rischio di sentire più simili di quanto in realtà lo siano i brani tra loro presenti in scaletta è presente. Inoltre ho una grande difficoltà a capire i testi a causa della sua pronuncia, problema che riscontro personalmente con pochi cantanti.
Il secondo è che nonostante la bontà artistica, questo “Remnants” rimarrà un disco per pochi intimi.
Coloro i quali ricercano emozioni nel Synth-Wave e nel soft pop, avranno pane per le loro orecchie.

Coi Magic Dance abbiamo l’impressione di viaggiare su una macchina del tempo proiettata verso la metà degli anni 80 ricoperti da un velo di nostalgia oramai cristalizzata dal tempo, ed è una sensazione che oggi come ieri continua ad affascinarci.

© 2020, Yuri Picasso. All rights reserved.

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