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Recensione

85/100

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Hell In The Club – Hell Of Fame – recensione

02 Ottobre 2020 3 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Hard Rock - Sleaze Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

“We’ll Never Leave The Castle”
“Worst Case Scenario”
“Here Today, Gone Tomorrow”
“Joker”
“Last Of An Undying Kind”
“Nostalgia”
“Lullaby For An Angel”
“Mr. Grouch”
“No Room In Hell”
“Tokyo Lights”
“Lucifer’s Magic”

Formazione:

Dave – Vocals
Andy – Bass
Picco – Guitars
Mark – Drums

 

Siamo già alla quinta uscita discografia per i nostri connazionali Hell In The Club che ci danno dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, delle loro qualità con idee sempre interessanti, creatività, tecnica e gusto musicale; in dodici anni di onorata carriera, tali doti non sono mai mancate.
Nella recensione del precedente lavoro “See you on the dark side” avevo parlato di un processo di maturazione che, oggi, prosegue con il nuovo album intitolato “Hell of fame”. La band cambia un po’ pelle, anzi cambia alle pelli con l’innesto di Mark che va a sostituire Lancs al seggiolino della batteria.
Uscito il 4 Settembre, via Frontiers, l’album è un giusto mix tra lo stile festaiolo di musica rock anni’80 con cui nostri connazionali ci hanno sempre deliziato e una versione un po’ più metal, presente in altre canzoni.

Parto subito con questo innesto “glam metal” che si fa sentire nella forzuta “Here today, Gone tomorrow”, nella veloce “Mr.Grouch”, nella strutturata “Last of Undying Kind” e in “No room in Hell” che ci riporta ai primi Skid Row, dove si respira un’atmosfera meno levigata e in cui la sessione ritmica sale in cattedra.
I primi due video rilasciati “We’ll Never Leave The Castle” e “Nostalgia” caricano invece l’arco delle frecce “radio-friendly”. Canzoni ricche di energia e di gusto melodico. La prima è la classica canzone che rappresenta lo stile dei HITC; bella, carica ma prolissa rispetto agli standard del genere. La seconda affascina per gli innesti elettronici, seguiti a ruota da riff granatici, e per un refrain che va immediatamente in circolo. Nel terzo singolo “Worst Case Scenario”, con lyric-video annesso, troviamo delle variazioni e dei cori veramente azzeccati.
La canzone più dark è la conclusiva “Lucifer’s Magic” anche se il ritornello è brillante mentre al capitolo ballad viene piazzata l’acustica “Lullaby for an angel”, classico lento AOR, posto a metà scaletta.
Termino con la canzone che mi ha più colpito: “Tokyo Lights”. Lo stile ricorda i migliori The Poodles. Quel che sorprende è la freschezza che si respira nel fantastico ritornello. Apoteosi.

IN CONCLUSIONE

Non so se sarà un “Hell of fame” o un paradiso di normalità, ma sta di certo che gli Hell In The Club sono una realtà ormai consolidata tra le nostre band Italiane e non solo.
Quinto album e quinto pollice in su.

© 2020, Giulio Burato. All rights reserved.

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