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Recensione

80/100

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Blue Oyster Cult – The Symbol Remains – recensione

17 Ottobre 2020 6 Commenti Alberto Rozza

genere: Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

1. That Was Me
2. Box In My Head
3. Tainted Blood
4. Nightmare Epiphany
5. Edge Of The World
6. The Machine
7. Train True (Lennie's Song)
8. The Return Of St Cecilia
9. Stand And Fight
10. Florida Man
11. The Alchemist
12. Secret Road
13. There's A Crime
14. Fight

Formazione:

Eric Bloom – Vocals, Guitar
Donald “Buck Dharma” Roeser - Guitar
Richie Castellano - Keyboards
Danny Miranda - Bass
Jules Radino - Drums

 

Blue Öyster Cult: basta il nome per definire la qualità e la storia di una delle band più iconiche dell’hard rock mondiale. Tornano finalmente con un album nuovo tutto da scoprire.
Primo sussulto riservato a “That Was Me”, potente e convincente, dinamica e arrembante, che salta subito all’orecchio per l’inconfondibile voce di Buck Dharma. “Box In My Head” ha un incedere familiare, preziosissimo, nostalgico, che la rende una buonissima prova, sia a livello compositivo che emotivo. Si passa così a “Tainted Blood”, dalle atmosfere introspettive, malinconiche, dal legame perfetto tra musica e parte corale.

“Nightmere Epiphany” risulta tutto sommato poco convincente sotto tutti i punti di vista, soprattutto quello sonoro, che non sempre riesce ad essere efficace e trasportante. Ci spostiamo su orizzonti decisamente più interessanti con “Edge Of The World”, dal riff canonico e dalla struttura veramente particolare, vero punto di forza della canzone, con la sua perfetta armonia tra le parti cantate e strumentali. “The Machine” è un classico hard rock, arioso e dal sapore “americano”, che lascia spazio alla fantasia e all’improvvisazione nei soli (anche in ottica live), come la successiva “Train True (Lennie’s Song)”, puramente rock con venature country. “The Return Of St. Cecilia” richiama la storia passata dei Blue Öyster Cult, con un richiamo alla precedente “St. Cecilia” (1970 circa) e di quando ancora si chiamavano Stalk Forrest Group (un motivo in più per rispolverare la discografia della band). Si torna su ritmiche e suoni più heavy con “Stand And Fight”, inusuale e per questo sbalorditiva, che esplora nuove forme e nuove espressioni musicali. “Florida Man” ricalca in tutto e per tutto lo stile dei Blue Öyster, riportandoci in un attimo negli anni ’70, facendoci rivivere le medesime emozioni, anche se solo per pochi minuti. Sonorità oscure e misteriose in “The Alchemist”, che per tematica e atmosfera ci ricorda qualcosa di King Diamond (senza istigare nessuno dei nostri lettori, sia mai!), sbalordisce per originalità ed esecuzione. Perfettamente in linea con lo stile della band sono invece “Secret Road”, dal solo delicatamente maestoso, e “There’s A Crime”, più movimentata, ma sempre puramente hard rock. Questo lungo e variegatissimo album si chiude con l’introspettiva e caldissima “Fight”, un semi – lento, un ottimo commiato per gli ascoltatori, che si trovano per l’ennesima volta a fare i conti con un buonissimo lavoro di studio, prova del fatto che questi “giovani settantenni” hanno ancora qualcosa da dire.

© 2020, Alberto Rozza. All rights reserved.

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