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Recensione

70/100

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TOKYO MOTOR FIST – LIONS – recensione

21 Luglio 2020 8 Commenti Leonardo "Lovechaser" Mezzetti

genere: Melodic Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

01. Youngblood
02. Monster In Me
03. Around Midnight
04. Mean It
05. Lions (feat. Dennis DeYoung)
06. Decadence On 10th Street
07. Dream Your Heart Out
08. Blow Your Mind
09. Sedona (feat. Mark Rivera)
10. Look Into Me
11. Winner Takes All

Formazione:

Ted Poley – voce
Steve Brown – chitarre, tastiere, cori
Greg Smith – basso, cori
Chuck Burgi – batteria

 

Il nuovo album dei Tokyo Motor Fist in uscita in piena estate aveva acceso grandi aspettative in me. Echi di Danger Danger e Trixter avevano iniziato a volteggiarmi attorno. Devo dire che il primo singolo uscito, Youngblood, aveva anche rinvigorito queste aspettative. Non un capolavoro da strapparsi i capelli ma un buon pezzo di arena rock, con un coro\inno molto adatto ad aprire i concerti.

Poi è arrivato l’album, e la delusione è stata forte. Intendiamoci, si tratta di un discreto lavoro di melodic rock. Il genere è quello che voglio, chitarre roboanti e cori ruffiani, tutti gli elementi si riallacciano all’hair metal maraglio e melodico dei Danger Danger di fine anni ottanta.

Ma non sono i Danger Danger di fine ottanta. I Tokyo Motor Fist non sono altro che una sorta di fratelli minori dei Danger Danger.. I pezzi scorrono senza lasciare il segno, sono “freddi”, non provocano brividi, non ti resta la spasmodica voglia di riascoltarli.. tutte sensazioni che, invece, i Danger Danger riuscivano a trasmettere.

E se ci penso bene, anche il primo album mi aveva lasciato la stessa impressione. Pezzi carini e piacevoli, ma che dopo i primi ascolti spariscono completamente dalla memoria. Mentre quello che voglio di un pezzo è che mi si stampi in testa fin dal primo ascolto, e che non la molli più..

Emblematica Around Midnight.. Il sound e l’atmosfera ci sono.. ma è tutto creato a tavolino, non c’è ispirazione, non c’è calore.. Ho ascoltato il pezzo, arrivando fino in fondo, apprezzando anche il coro molto leppardiano.. ma alla fine della canzone non avevo assolutamente voglia di riascoltarla.. come se fossero bastati quei tre minuti scarsi per esaurirla di tutta la sua forza. Ovviamente anche i seguenti pezzi lasciano, forse ancora più prepotente, questa sensazione di vuoto. Mean It e Winner Takes All non si può certo dire che siano brutte, ma cercano di scimmiottare i Danger Danger.. il risultato è solo quello di sembrare delle b-side rimaste nel cassetto dal 1989.. anzi, magari!!!!.. Hold On Maria, autentica b-side, era molto meglio..

Dream Your Heart Out è una specie di mid tempo che dopo il terzo ascolto risulta fastidiosamente noiosa. Gli altri pezzi, come Decadence On The 10 Street, Blow Your Mind, Sedona o Look Into Me, sono veramente mediocri, e non mi esprimo in modo più duro perchè ho Ted Poley nel cuore…

Salvo solo i primi due pezzi, Youngblood e Monster In Me. Monster In Me è sicuramente bellissima. Qui gli echi dei Danger Danger funzionano che è un piacere, e il coro ottantiano all’ennesima potenza è fatto apposta per essere cantato a squarciagola nei concerti!

Ma si sta parlando di un pezzo.. Uno. Con tutto l’amore e l’ammirazione che posso provare per i Danger Danger e i Trixter di fine anni ottanta, è poco per dare un giudizio troppo positivo su questo Lions dei Tokyo Motor Fist.

Chiudo la recensione con una considerazione, che mi sorge spontanea considerando questo e l’ultimo album dei The Defiants.. Mi pare che Bruno Ravel e Ted Poley, dividendo le forze, abbiano entrambi perso qualcosa. Dai Danger Danger hanno creato due costole che risultano orfane, due progetti paralleli (Defiants molto meglio di Tokyo Motor Fist, ovviamente) ai quali manca un po’ di anima e che da soli non rendono giustizia al loro glorioso passato creato insieme. Si continua solo a scimmiottarlo, col rischio di perderlo di vista.

I Danger Danger sono da riformare. Punto.

© 2020, Leonardo “Lovechaser” Mezzetti. All rights reserved.

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