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Recensione

78/100

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Gotthard – #13 – recensione

31 Marzo 2020 20 Commenti Giulio Burato

genere: Hard Rock
anno: 2020
etichetta: Nuclear Blast

Tracklist:

1. Bad News
2. Every time I Die
3. Missteria
4. 10.000 Faces
5. S.O.S
6. Another last Time
7. Better than Love
8. Save the Date
9. Marry You
10. Man on a Mission
11. No time to Cry
12. I can say I´m Sorry
13. Rescue Me

Formazione:

Nic Maeder – Vocals
Leo Leoni – Guitars
Freddy Scherer – Guitars
Marc Lynn – Bass
Alex Motta – Drums nelle registrazioni di “#13”

 

#13 come il titolo, #13 come il numero delle uscite discografiche, #13 come il giorno di uscita. Tre indizi fanno una prova su come la ridondanza di questo numero sia di casa per i Gotthard targati 2020. Copertina che rievoca qualcosa di tipicamente svizzero, di caratteristico: la battaglia delle mucche “Made In Switzerland”.
Uscito tramite Nuclear Blast, registrato a Lugano e impreziosito del lavoro di Darcy Proper al missaggio, #13 inizia con l’energica “Bad News,” secondo singolo lanciato, dalla struttura non originale ma che tocca un argomento delicato: le cattive notizie di cui siamo giornalmente succubi; canzone dannatamente attuale.

Si procede con “Every time I Die”costruita su chitarre di taglio simil-heavy; carica come una molla e dal refrain ad hoc per il mercato teutonico. Pollice in su.
“Missteria” è stato il primo singolo con video rilasciato; canzone ricercata con atmosfere orientaleggianti e un buon giro di chitarra; non facile da assimilare, ma questa sperimentazione alla lunga si fa apprezzare quando apre verso il ritornello.
Passati i primi tre ostacoli, ecco una serie di canzoni con cui i Gotthard sembrano trovare una giusta fonte di ispirazione. Si parte con “10.000 faces”che, a parte il riff iniziale, un pò inflazionato, vive di luce propria, grazie ad una bella stesura che sfocia un un ritornello azzeccato. Sorprende invece la cover degli Abba “SOS”, ottimamente interpretata da Nic Maeder; impostata sul pianoforte iniziale, dopo il ritornello svolta con le ottime intuizioni di Leo e della band. Croce e delizia per i fans di entrambe le band.
“Another last time” è molto corale ed è la più vicina all’impostazione del precedente album. Bello il ritornello. Un organo di sottofondo assieme al lavoro di Alex Motta (drummer in fase di registrazione) danno il là a “Better than love”, altro energico sigillo della release. La successiva “Save the date” non cala i ritmi; bello il lavoro alle chitarre e il relativo assolo.
Il lento acustico Marry You” seppur piacevole, è scolastico. Una base di chitarra in chiave blues invece da il via a “Man on a mission”, canzone interessante con un ritornello ficcante e il sapiente lavoro di Freddy Scherer e di Leo anche nell’assolo, uno dei meglio riusciti.
Ultime tre canzoni. L’ingannevole inizio soft di “No time to cry” viene spazzato via da un riff heavy che ha l efficacia di un incornata di un toro (o meglio di una mucca, vista la copertina). Veloce e cattiva al punto giusto!
“It’s ok” è il segnale bene augurante con cui parte il lento “I can say I’m sorry” dall’incedere raffinato e con un bel ritornello che si stampa facilmente in mente. Nella stampa deluxe è presente la versione al piano della stessa canzone, accompagnata dalla versione demo di “No time to cry”.La tribale e un po psichedelica “Rescue me” conclude un album edificante rispetto ai precedenti “Silver” e “Bang”.

IN CONCLUSIONE

Alcuni dicono che il #13 porta sfortuna, alcuni invece no; sta di fatto che questa tredicesima uscita discografica, grazie anche ad un’ottima produzione, riesce a riaccendere la fiamma a Leo Leoni e soci. Per non essere di meno degli svizzeri, uso anche io il #13, come punteggio aggiuntivo rispetto al precedente album, seppure non da me recensito.

© 2020, Giulio Burato. All rights reserved.

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