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Danger Zone – Don’t Count on Heroes – recensione

31 Gennaio 2020 12 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2019
etichetta: Pride & Joy music

Tracklist:

1. Demon Or Saint,
2. Faster Than Love,
3. Somewhere Out There,
4. Destiny,
5. Down To Passion,
6. Rise Again,
7. Hang On To Your Heart,
8. Forever Now,
9. Rolling Thunder,
10. Breakaway,
11. Eternity

Formazione:

Giacomo Gigantelli: Vocals
Roberto Priori: Lead Guitars
PaoloPalmieri:Drums
Matteo Minghetti: Bass
Danilo Faggiolino:Guitars
Pier Mazzini:Piano & Keyboards

Contatti:

https://www.dangerzoneweb.com
https://www.facebook.com/dangerzoneweb

 

Non contate sugli Eroi, ma sui Danger Zone si! Ritornano nel 2019 in grande stile gli hard rocker Bolognesi Danger Zone dopo l’ottimo Closer To Heaven datato ormai 2016.
Closer To Heaven, per chi li segue da tempo, è sicuramente l’album che ha segnato una sorta di svolta nello stile della band che, con l’acquisto in pianta stabile di Pier Mazzini alle tastiere e piano ha saputo dare una sferzata brillantemente melodica al suo stile tendenzialmente, fino a quel momento, diretto e affilato. Se volete fare un distinguo tra il “prima” ed il “dopo” dei Danger Zone datevi un’ascoltata alla doppia versione del loro album “Undying”, registrato nel 2012 e ripreso nel 2017 con nuovi arrangiamenti maggiormente melodici per la versione Giapponese intitolata Undying Reloaded.
Il resto dei Danger Zone è ormai storia dell’hard rock italico, con al comando sempre il trio capitanato dalla chitarra di Roberto Priori (che al solito cura, insieme a Jody Gray, anche la produzione di questo lavoro), Giacomo “Giga” Gigantelli alla voce e Paolo Palmieri a pestare duro sulle pelli. A loro si affiancano ormai da qualche anno Matteo Minghetti al basso e Danilo Faggiolino alle chitarre, a cui si aggiunge il già citato Pier Mazzini alle tastiere.

Partiamo subito dicendo che dal loro ritorno sulle scene (la band inizia la sua storia negli anni ’80, ma è negli anni 2000 che si riprende la sua “rivincita”) il livello che i nostri hanno saputo mettere nero su bianco in note è sempre stato elevato e tendenzialmente sempre in crescendo con questo Don’t Count on Heroes che continua il trend di crescita della band posizionandosi, a detta di chi scrive, come l’album più completo della band. Songwriting di livello, arrangiamenti ricercati e ricchi di sfumature (tanto da ricordare in alcuni passaggi realtà quali i Royal Hunt), pulizia esecutiva e produzione cristallina (in assoluto una delle migliori produzioni che mi siano capitate di ascoltare nel 2019) decretano l’ennesimo centro per i Danger Zone.
I pezzi se la giocano su una dorsale portante di hard rock melodico old style con una grande dose melodica regalata dagli innesti delle tastiere a cui si aggiungono qua e la scelte stilistiche “rubate” in piccole dosi da generi affini quali il progressive rock che denotano una grande maturità artistica della band.
L’iniziale Demon or Saints o la splendida semi ballata Destiny ne sono un fulgido esempio e in generale non viene inoltre mai meno il ritornello virale come in Rise Again, brano che spicca tra l’altro per un ottimo gioco di controcori. Non mancano poi i brani più deliziosamente melodic hard rock in senso classico come Faster Than Love, Hang On To Your Heart, Rolling Thunder che riescono a spiccare sul marasma di brani simili che riempiono oggi il mercato grazie ad una cura del dettaglio maniacale. Si chiude nel più classico dei modi con un lento dai tratti epici come Eternity che sigla definitivamente il valore di questo Don’t Count on Heroes.

IN CONCLUSIONE

Album maturo per una band che sicuramente ha anche raggiunto una sua maturità artistica di assoluto livello. Quello che colpisce di questo Don’t Count on Heroes, oltre ad un songwriting ispirato ed una produzione superiore, è sicuramente la ricercatezza che traspare nelle scelte stilistiche che riescono a caratterizzare ogni singolo pezzo. Ben fatto Danger Zone!

© 2020, Denis Abello. All rights reserved.

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