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Recensione

92/100

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WORK OF ART – EXHIBITS – recensione

06 Dicembre 2019 15 Commenti Paolo Paganini

genere: AOR
anno: 2019
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:


1. Misguided Love
2. Be The Believer
3. Another Night
4. This Isn’t Love
5. Gotta Get Out
6. Come Home
7. If I Could Fly
8. Destined To Survive
9. Scars To Prove It
10. What You Want From Me
11. Let Me Dream

Formazione:

Lars Säfsund – (Voce)
Robert Säll – (Chitarra)
Herman Furin – (Batteria)

 

I Work Of Art sono probabilmente uno dei migliori gruppi AOR degli ultimi 10/15 anni e attorno a ogni loro nuova uscita si scatena sempre grandissimo interesse. Questo nuovo Exhibits (quarto capitolo della loro carriera) non delude certo le aspettative centrando in pieno l’obbiettivo e facendo la gioia dei tantissimi fan del genere sparsi per il mondo. Diciamo subito che il maggior pregio di questo cd è che nessuna delle undici tracce di cui è composto può definirsi un riempitivo anzi, alcune di esse risultano essere dei veri e propri gioielli di rock melodico. Le influenze della band sono da rintracciare (come ben saprà chi li segue dall’inizio) in gruppi quali Toto, Journey, Giant e Foreigner, miscelate però per l’occasione a sonorità più moderne rispetto al passato ed ad abbondati elementi progressive.

La perizia tecnica di cui sono capaci questi tre musicisti è sorprendete e sembra migliorare e perfezionarsi ogni volta. Ciò che differenzia principalmente questo nuovo album dai precedenti è la presenza di moltissimi brani up-tempo, a partire dall’apertura affidata alla veloce “Misguided Love” seguita dalla trascinante “Be The Believer”, singolo di lancio e una delle 3/4 punte di diamante del disco. Cosa dire dell’incalzante “Another Night”, figlia degli anni ‘80 a metà tra i Survivor più commerciali ed i Journey? Un’intro di tastiere pomp si spalanca sull’ariosa “This Isn’t Love” mentre la più pacata e sognate “Gotta Get Out” mette in risalto tutta la classe di questi tre ragazzi svedesi capaci di produrre melodie incredibilmente immediate e mai banali. Siamo solo a metà dell’opera e già ne avremmo abbastanza per superare abbondantemente la sufficienza ma il trio non hanno alcuna intenzione di fermarsi. L’accoppiata “Come Home/If I Could Fly” alza ulteriormente l’asticella rivolgendosi direttamente ai fan dei Giant, mentre gli amanti dei Toto avranno pane per i loro denti sulle note della successiva “Destined To Survive”. Sonorità settantiane fanno capolino nella successiva “Scars To Prove It” mentre una chitarra in stile Van Halen ci introduce all’arena rock di “What You Want From Me” che balza direttamente in cima alla mia personale classifica di gradimento (o godimento?) grazie ad un ritornello da cantare a squarciagola. La conclusione è affidata alle suadenti armonie di “Let Me Dream” splendida ballata dagli sfacciati riferimenti Foregneriani.

IN CONCLUSIONE

Dopo aver ascoltato per settimane questo album non posso non riconoscere che siamo di fronte ad un lavoro con i contro****i, e non posso che consigliarvelo, sicuro di trovarlo in vetta anche alle Vostre preferenze di questo 2019.

© 2019, Paolo Paganini. All rights reserved.

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