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Recensione

88/100

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KXM – Circle Of Dolls – recensione

15 Ottobre 2019 5 Commenti Alberto Rozza

genere: hard Rock
anno: 2019
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

1. War Of Words
2. Mind Swamp
3. Circle Of Dolls
4. Lightning
5. Time Flies
6. Twice
7. Big As The Sun
8. Vessel Of Destruction
9. A Day Without Me
10. Wide Awake
11. Shadow Lover
12. Cold Sweats
13. The Border

Formazione:

Ray Luzier – drums
Doug Pinnick – vocal, bass
George Lynch – guitar

Contatti:

https://www.facebook.com/KXMofficial/

 

Arriva finalmente il secondo lavoro di studio del supergruppo americano KXM, formato dall’eccentrico bassista dei King’s X Doug Pinnik, dal batterista Ray Luzier dei Korn e dal guitar hero George Lynch (ex – Dokken e Lynch Mob).
La miscela della band è assolutamente esaltante e intrigante: l’opening “War Of Words”, da cui è stato tratto anche un videoclip, è coinvolgente e tambureggiante, mette subito in mostra le ottime doti tecniche del super trio stupendamente amalgamate in una trama “tamarra”. Si viaggia su atmosfere misteriose e occulte con “Mind Swamp”, dalla ritmica e dall’effettistica che non lasciano scampo, ottima nel cambio dinamico. La title track “Circle Of Dolls” si presenta vaporosa e godibile, con una parte vocale suadente e convincente, a lavorare sui punti di forza del range di Pinnik.

L’avanzata cadenzata di “Lightning” disorienta e mostra nuove sfaccettature stilistiche dei tre musicisti statunitensi: in un’atmosfera più rilassata è possibile cogliere nuovi spunti. “Time Flies” è un brano schizzato, frenetico e molto ben ideato, soprattutto nel contrasto tra sessione ritmica e riff di chitarra, in un lavoro di cesello perfettamente eseguito. La coralità e l’ampiezza del suono la fanno da padrone in “Twice”, che sprofonda nella successiva “Big As The Sun”, dalle venature tribali, ripetitive e ipnotiche, un bellissimo pezzone che ritorna vagamente al funky. Che non ci trovassimo di fronte a un “normale” album hard rock lo si capiva sin dalle prime battute, ma col proseguire dei brani, lo sbalordimento risulta sempre essere maggiore, come nel caso di “Vessel Of Destruction”, eccezionalmente baritonale e profondo, un tripudio di tecnica e arroganza. Orizzonti sconfinati, tipici del southern, nella (tutto sommato) lenta e sabbiosa “A Day Without Me”, dagli ottimi spunti dinamici. Colossale, risuona nell’aria la possente “Wide Awake”, superba, come la conseguente “Shadow Lover”, sempre sulla falsa riga della precedente, oscura, fumosa e globalmente convincente. Passa rapida e concisa la canonica “Cold Sweats”, sempre guarnita di ottimi spunti e special ritmici. Conclusa “The Border”, prova corale, elusiva, ennesimo punto esclamativo per i KXM, si spengono le luci su un album assolutamente da ascoltare, che regala moltissimi spunti creativi e tecnici, amalgamati in modo gradevole e non scontato come potrebbe sembrare a un primo ascolto.

© 2019, Alberto Rozza. All rights reserved.

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