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Recensione

88/100

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Rob Moratti – Renaissance – recensione

30 Settembre 2019 6 Commenti Paolo Paganini

genere: AOR
anno: 2019
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

1. You Are The One
2. Let Me Be The One
3. Best Of Me
4. Lift You Up
5. Hold On To Love
6. I Let You In
7. It's Time To Let Go
8. Mandy Come Home
9. I Don't Want To Wait Forever
10. It Hurts To Be In Love

Formazione:

Rob Moratti (voce)
Torben Enevoldsen (chitarre)
Fredrik Bergh (tastiere)
Stu Reid (batteria)
Tony Franklin (basso)

 

Il nome di Rob Moratti probabilmente lascerà indifferenti i più giovani seguaci dell’AOR ma il ragazzo dal cognome italiano oltre ad avere un discreto curriculum è, per dirla in gergo strettamente tecnico, un cantante della Madonna. La sua carriera inizia negli anni 90 quando fonda la band omonima e continua a ridosso del nuovo millennio con i Final Frontier, insieme al fidato amico Mladen Haze dei Von Groove. In mezzo una breve parentesi come frontman dei Saga mentre parallelamente porta avanti la carriera solista grazie ad alcuni album che hanno riscosso un discreto consenso. Oggi però siamo qui a parlare del suo nuovo lavoro dall’evocativo titolo Renaissance. Rob è il classico esempio di artista che nella propria carriera ha probabilmente raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato e sembra proprio che questa sua nuova fatica possa davvero rappresentare una rinascita.

Le intenzioni vengono messe in chiaro fin dalla prima traccia e non aspettatevi niente di diverso da una cascata di melodia, impreziosita da una prestazione vocale da marziano (vicino alla perfezione per il genere) confezionata con suoni che ci riportano indietro nel tempo di almeno vent’anni. L’opener “You Are The One” incarna perfettamente quelle che sono da sempre le influenze (mai celate) dei Journey del periodo Escape. Altro pezzo old style di grandissimo impatto la seguente “Let Me Be The One” in cui un tappeto di tastiere apre ad un ritornello tutto cori magistralmente interpretato. “Best Of Me” è la prima ballata del cd con un Moratti sempre sugli scudi. Il singer canadese non smette di stupire e la fresca “Lift You Up” è un piacevole preludio a quella che probabilmente è una delle migliori song del lotto. “Hold On To Love” intrisa di tutti dli stilemi del genere, mescola alla perfezione le cose migliori di Boston, Foreigner e Journey. Su territori vicini al Bryan Adams di Recless si muove “I Let You In” altro pezzo che si stamperà in mente al primo ascolto mentre su atmosfere molto più notturne e stilose (Styx?) si pone il mid tempo di “It’s Time To Let Go”. Un leggero calo d’intensità si avverte nelle ultime tre tracce ma non preoccupatevi, niente che pregiudichi un giudizio finale largamente positivo.

IN CONCLUSIONE

Giunti a questo punto non rimane che porsi una domanda: e se l’età del vero riscatto fossero i cinquant’anni?

© 2019, Paolo Paganini. All rights reserved.

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