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Recensione

90/100

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Alchemy – Dyadic – recensione

06 Giugno 2019 12 Commenti Denis Abello

genere: Melodic hard Rock
anno: 2019
etichetta: Street Symphonies Records / Burning Minds Music Group

Tracklist:

01. Cursed
02. One Step Away
03. Endless Quest
04. What It Takes (feat. Stefano Zeni)
05. Nuketown
06. Day By Day
07. Hero
08. Lost In The Dark
09. Goodbye (duet with Davide “Dave Rox” Barbieri)
10. Take Another Shot
11. Prisoner
12. Goodbye (Acoustic Version feat. Steve De Biasi – Exclusive European Bonus Track)

Formazione:

Marcello Spera: Vocals
Cristiano Stefana: Guitars
Andrew Trabelsi: Keyboards
Matteo Castelli: Bass
Matteo Severini: Drums & Percussion

Contatti:

https://www.facebook.com/musicalchemy/

 

Signori, stappate la vostra Birra migliore (o il solito Champagne se siete un po’ più fighetti raffinati…) perchè qui c’è da festeggiare! Perchè un album come questo Dyadic dei nostrani Alchemy ci (ri)porta ad “emozionarci”.
Fermi tutti, prima di partire a svalangarmi addosso camionate di improperi sul discorso “emozione” ecc. ecc. datemi appena il tempo di buttare giù un paragone che calza alla perfezione in questo contesto (non è vero ma visto che mi è venuto in mente or ora ve lo beccate comunque).

Premessa: se volete saltare lo sproloquio che segue andate direttamente a “Qui inizia la recensione“… altrimenti… auguri gente e non offendetevi se avete una 595 Abarth…

Fate un salto con me nel mondo delle Automobili e provate a immaginare di posare le vostre chiappe su una qualsiasi macchina sportiva “stradale” presente nell’attuale listino ufficiale. Cambia il rombo del motore, cambia il livello del mezzo, cambia la devastazione nel vostro portafoglio… ma… prendete una piccola bomba come la 595 Abarth (mi scuso con chi ha vissuto gli anni… che ne so… della Uno Turbo, Mini De Tomaso arrivando alla Clio Williams o Punto GT e sa cosa vuol dire davvero “piccola bomba”… gente talmente fuori che in vita sua ha sbiellato sicuramente più motori di quanto intimo femminile abbia visto sparire… e faccio presente che all’epoca se guidavi una di queste robe trombavi come un riccio avevi un certo successo con il gentil sesso… beh, forse con la Mini De Tomaso un pò meno, ma quella era una roba da intenditori con le mutande in ghisa…) o una sportiva qualsiasi di classe superiore tipo la nuova Honda NSX del 2019… ecco, dicevo… una cosa ci troverete in comune, una montagna di elettronica che fa si che anche se su quel sedile ultraprofilato ci posizionate la vostra nonna (che al massimo in vita sua ha guidato un’Ape piaggio… probabilmente ribaltandola pure in un paio di fossi) sembrerà un manico da paura… certo, perchè l’elettronica ti perdona (quasi) tutto e dove la nonna non ci arriva, lei (l’elettronica), ci mette una pezza… ecco allora che un giro in pista “manco fossimo novelli Ayrton Senna” diventa alla portata di tutti (il che è anche una bella cosa) però si perde dall’altra parte quell'”Emozione” che si provava dal passare dal sedile di questo o quel modello in cui il “mondo sotto le chiappe” cambiava davvero in base a motore, telaio, carrozzeria… e dove il passaggio da uno all’altro ti permetteva di assaporare pregi e difetti… e quando i pregi la facevano da padrone allora si che ti si umettavano le mutande…

Ecco, non so se sia chiaro dove volevo andare a parare (mi sa che non è ben chiaro neanche a me… però sta cosa delle auto volevo scriverla… 😀 ), cioè, oggi è tutto troppo uguale e standardizzato con il rischio che se avete la possibilità di cambiare auto sportiva con le tempistiche con cui mia nonna si lavava la dentiera (una volta al giorno) allora probabilmente dopo un po’ vi troverete a guidare una Lamborghini con la stessa eccitazione con cui potreste salire su una Kia Picanto.
Pensate quindi in un settore come quello musicale Rock Melodico / AOR dove c’è la possibilità di ascoltare praticamente un album nuovo al giorno… ecco, se manca lo spunto brillante, il guizzo di genio (o l’idea folle, fate voi…) allora il rischio di viaggiare sulla linea piatta di un cardiofrequenziometro è più che probabile…

Qui inizia la recensione seria

Ebbene si, quei ragazzacci degli Alchemy, dopo essersi fatti conoscere con l’album Never Too Late, lavoro acerbo ma dalle belle speranze, e dopo una comparsata sulla fenomenale We Still Rock – The Compilation (neanche devo chiederlo ma sono sicuro che TUTTI ne avete almeno una copia a casa) arrivano a fare il grande passo e con questo Dyadic mettono a segno un vero piccolo gioiellino di hard rock melodico dal tratto moderno ma dal giusto sound vintage.
Merito di una band sicuramente in palla e di valore (vedeteveli dal vivo, questi fanno veramenter “spettacolo” sul palco… 😀 ), ma anche di un lavoro in regia degno di essere menzionato. Regia in cui hanno messo piede il buon Pierpaolo Zorro Monti, ormai in pianta stabile alla Burning Minds Music Group e che di questo lavoro è stato un po’ il direttore d’orchestra, ma anche personaggi di “spessore” quali Roberto Priori che ne ha curato il mix e mastering facendo nuovamente un lavoro magistrale a livello degli ultimi lavori dei Danger Zone (che per chi scrive è roba TOP a livello di produzione), senza contare la sezione “ospiti” che vede Davide “Dave Rox” Barbieri (da applausi i suoi cori), Stefano Zeni e Steve De Biasi (Gunshy, Room Experience, Charming Grace) oltre ad un pezzo come Hero che può fregiarsi della penna dei fratelli Martins e di Nick Workman (VEGA).

Dyadic, rispetto al precedente lavoro della band, sotto tutti i punti di vista profuma di professionalità con un sound che ricorda da vicino band attuali quali gli Eclipse ma con un flavour (e qui ci sta uno dei tocchi geniali in grado di valorizzare ed “emozionare” questo lavoro) nettamente più vintage nel risultato sonoro finale, merito qui anche dell’ottimo lavoro fatto da Priori.
Il passo in avanti rispetto al debutto è più un salto in lungo con pezzi adrenalinici come Cursed, Nuketown, Day By Day, Take Another Shock che pescano in chiave moderna dal lato più nerboruto ed eccitante del melodic hard rock di fine anni ’80 dandogli uno stile che non saprei come definire se non Alchemico. Meritano di essere citati anche gli arrangiamenti ed il lavoro vocale veramente suggestivo di Marcello Spera su What It Takes che può inoltre fregiarsi di un solo di chitarra di Stefano Zeni (Wheels of Fire).
Parlando di prestazioni vocali di livello non si può poi trascurare la splendida ballad Goodbye in cui Spera duetta con Davide “Dave Rox” Barbieri (voce ormai al TOP del melodic rock internazionale) preso in prestito dai suoi Wheels of Fire (e di questa Goodbye se ne può trovare anche una versione “acustica” con Steve De Biasi alla chitarra).

Il risultato finale è un album vero e sincero in grado di emozionare e di risultare subito riconoscibile e che regala una band come gli Alchemy all’emergente panorama Melodic Hard Rock internazionale.
Quindi gente, siete ancora qui a farvi domande? Uscite, recuperatevi un bel vecchio “ferro del Dio (cit.)” (ovvero una quattro ruote sportiva “old style” tutta emozioni e poca elettronica…), buttateci dentro questo Dyadic (anche se magari lo dovrete passare prima su cassetta) e provate un’esperienza di pura immersione emozionale a 360°… e attenti alle curve che sto Dyadic vi porta a pestare il piede ma le vecchie “belve sferraglianti” senza troppa elettronica non perdonano, o si guida con il cervello innestato o si fa la fine della nonna con l’Ape Piaggio… 😉

© 2019, Denis Abello. All rights reserved.

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