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Recensione

78/100

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Temple Balls – Untamed – recensione

21 Aprile 2019 4 Commenti Giulio Burato

genere: Sleaze / Hard Rock
anno: 2019
etichetta: Warner Music Finland

Tracklist:

1. Infinity
2. Kill The Voice
3. Distorted Emotions
4. Pauline
5. Ball And Chain
6. Leap Of Faith
7. Hoist the Colours
8. Seven Seas Of Wonder
9. Badlands
10. The End

Formazione:

Arde Teronen - Vocals
Jiri Paavonaho - Guitar & Backing vocals
Niko Vuorela - Guitar & Backing vocals
Jimi Välikangas- Bass & Backing vocals
Antti Hissa - Drums

 

Prima di iniziare la presente recensione ho ascoltato il precedente e primo lavoro dei finlandesi Temple Balls a nome “Traded Dreams” del 2017.
Sono passati due anni dall’esordio discografico e i cinque ragazzi del nord Europa hanno mantenuto le stesse coordinate musicali con un’impostazione sleaze rock moderna e ficcante che prende però ispirazione dallo stile americano degli anni ‘80. La voce “urlaiola” di Arde Teronen, un ipotetico Sebastian Bach finnico, ma un po’ acerbo, completa il quadro.
Uscito l’8 Marzo per Warner Music Finland e prodotto da Jona Tee (H.e.a.t.), l’album parte con la giusta carica di “Infinity” dove i chitarristi Niko Vuorela e Jiri Paavonaho la fanno da padrone. Le seguenti due canzoni, “Kill the voice” e il singolo “Distorted Emotions”, assieme alla conclusiva “The End” sono tra i capitoli più radio-friendly della release; impreziositi da un tocco melodico più ricercato che potrebbe sposarsi idealmente con quanto proposto da diversi gruppi scandinavi tra cui Eclipse, Crazy Lixx e altri.

Non ci sono cali di tensione o particolari picchi nel resto di “Untamed” che è dunque omogeno e molto adrenalico; per farsi un’idea, basta ascoltare la pulsante “Pauline”, l’energica “Badlands”, l’americaneggiante “Ball and chain” o la moderna “Seven seas of wonder” che può accostarsi allo stile dei Kyssin Dynamite.
Manca in discografia il capitolo “ballad”, attitudine probabilmente ancora fuori dagli schemi della band.

IN CONCLUSIONE

I Temple Balls vanno diritti e decisi per loro strada, senza tanti fronzoli. Il loro sound è potente e ha degli interessanti sprazzi di melodia.
Ne scaturisce un quadro dalle preponderanti tinte forti ma da modulare nei colori tenui.
Un buon potenziale, da tenere monitorato.

© 2019, Giulio Burato. All rights reserved.

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