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22 Aprile 2019 21 Commenti Iacopo Mezzano
genere: AOR
anno: 2019
etichetta: Frontiers Music
Tracklist:
1. Don't Say You Love Me
2. Shelter Of The Night
3. Freedom Road
4. A Little Drop Of Poison (For Amy W.)
5. What A Fool I've Been
6. Overload
7. Heart Of Stone
8. The Night
9. New Orleans
10. All The Right Moves
Formazione:
Larry Greene - voce
Richard Fortune - chitarra
Mark Nilan - tastiere
Ricky Rat - basso
Mick Fortune - batteria
Una volta ho fatto un sogno. Sfrecciavo la sera lungo una highway costiera americana a bordo di una Camaro del 1986 rossa fuoco. Ricordo il profumo della brezza marina, e palme altissime lungo una promenade popolata di gente dalle strane capigliature. Le luci al neon dei locali iniziavano a illuminarsi di fronte a un tramonto il cui intenso rossore andava a spegnersi con il passare dei minuti, per lasciare spazio a una notte stellata, degna di un film hollywoodiano. Giunto a un semaforo osservai alcune ragazze bionde e slanciate mentre attraversavano la strada di fronte a me. Ricordo che mi sentivo a mio agio, rilassato, e così accesi la radio, giusto in tempo per sentire la voce dello speaker radiofonico annunciare entusiasta l’uscita di un nuovo interessantissimo singolo rock. Incuriosito, alzai il volume della radio, scoprendo così il titolo del brano e il nome di una band che già conoscevo. Allora, la luce verde del semaforo si accese: inserii la prima marcia, e accellerai prontamente. Intanto, le prime note della canzone uscivano dagli altoparlanti dell’auto, e io battevo le mie dita sul volante a tempo con la musica. Poi, improvvisamente, mi svegliai…
Sono passati anni, ma non ho mai più rivissuto quel bellissimo sogno. Questo fino ad oggi, quando la Frontiers Music mi ha permesso di ascoltare in anteprima l’album II, il sotto certi aspetti inatteso disco di ritorno dei statunitensi Fortune, vere leggende dell’AOR anni’80 grazie al loro unico LP omonimo Fortune del 1985, platter che fu – ed è tutt’ora – un vero must per tutti gli appassionati del genere rock melodico.
II, che uscirà nei negozi questo 29 aprile, vede riuniti non solo i fratelli Richard e Mick Fortune, ma anche il cantante originale Larry Greene, che aveva poi trovato fortuna con gli Harlan Cage dopo lo scioglimento precoce del gruppo. Al fianco dei tre, ecco gli abili Mark Nilan alle tastiere e Ricky Rat al basso, che completano una line-up dall’aspetto e dai modi decisamente vintage. Ce lo dimostrano immediatamente i suoni del disco, che riprendono pari pari quelli dell’esordio, con tali pregi e identici difetti (volendo essere pignoli, in particolare è la batteria a non essere proprio il massimo dell’ascolto. Nella totalità dell’insieme però, può andare anche bene così!), ma anche lo stile compositivo dei Fortune, che non va in alcun modo a rimodernarsi, ma anzi lavora esattamente secondo gli schemi dell’esordio del 1985.
E allora che piacevolissimo deja-vu proviamo ascoltando l’opener Don’t Say You Love Me, fondata sulla voce immutata e riconoscibilissima di Larry Greene, o le tastiere ottantiane fino al midollo e portanti di una Shelter Of The Night a cinque stelle, inimitabile nelle sue atmosfere rubate da una notte perfetta come quella del mio sogno. Un sound retrò che fa da base anche al singolo Freedom Road (davvero ottime qui le chitarre, ben amalgamate ancora con tastiere molto presenti, e il refrain, con quei sha-la-la corali prima dell’assolo che fanno da ciliegina sulla torta..), e che ci fa commuovere nella toccante ballad A Little Drop Of Poison, uno dei lenti più belli ascoltati di recente.
Le journeyane What A Fool I’ve Been e Overload ci riportano poi ancora a metà anni’80, la mid-tempo/ballad Heart Of Stone ci immerge in nuove amtosfere dal gusto squisitamente vintage, e The Night rispolvera mano a mano maggiore ritmo ed energia, fino a New Orleans, canzone che sale sugli scudi come una delle più belle tracce del lotto, grazie al suo bel groove e alla sua grande energia. Cala il sipario l’ottimo commiato All The Right Moves, nuovamente carico di prestanza rock melodica, e di quell’intenso mix tra tastiere-chitarre-vocalità che è di fatto il trademark unico di questa storica e ritrovata realtà del nostro genere.
IN CONCLUSIONE
Se da un lato già da diverso tempo fatichiamo a trovare una ventata di novità all’interno del panorama rock melodico post anni duemila, ben vengano allora queste reunion e questi comeback discografici che quantomeno riportano in luce il vecchio sound originale AOR degli anni’80.
II dei Fortune è infatti una macchina del tempo: destinazione 1985. Stessi suoni, stesso stile, per 3/5 stessa band di allora. Un prodotto di grande valore, che mi ha fatto – e v i farà – rivivere il sogno…
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