Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.
effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!
14 Marzo 2019 26 Commenti Stefano Gottardi
genere: Glam Rock/Rock 'n' Roll
anno: 2018
etichetta: Polydor
Tracklist:
1. Body Talks
2. Primadonna Like Me
3. In Love With A Camera
4. Bulletproof Baby
5. Who Am I?
6. People
7. Fire (Part 1)
8. Somebody New
9. Tatler Magazine
10. I Do It So Well
11. Freak Like You
12. Ashes (Part 2)
13. Body Talks ft. Kesha
Formazione:
Luke Spiller - Voce
Addo Slack - Chitarra
Jed Elliott - Basso
Gethin Davies - Batteria
Contatti:
Nati nel 2012 a Derby, Inghilterra, i The Struts hanno alle spalle soltanto un EP quando, davanti ad 80mila persone, aprono ai Rolling Stones a Parigi nel 2015. Dopo un tour americano che registra quasi sempre il tutto esaurito, salgono alla ribalta delle cronache l’anno successivo col debut album Everybody Wants. Il quartetto si trasferisce quindi a Los Angeles e va in tour con gente come The Who, Guns N’ Roses e Foo Fighters. Con un’immagine curata nei minimi dettagli, anche grazie alla collaborazione fra il cantante e la stilista Zandra Rhodes, che ha legato il suo nome a quello dei Queen, il gruppo cattura subito l’occhio. A campeggiare sulla copertina del nuovo disco Young & Dangerous è il profilo del tenebroso singer Luke Spiller, frontman e uomo immagine della band, curioso ibrido estetico fra il giovane Freddie Mercury e Joe Leste dei Bang Tango. Il lavoro si presenta in formato jewel case, con un anacronistico tray nero ed un booklet di 16 pagine ricco di foto e tutti i testi. Stilisticamente il combo britannico pesca a piene mani dalla vecchia scena glam rock: artisti come The Sweet, Mott The Hoople, T. Rex, David Bowie e primi Queen vengono spesso alla mente, ma nella loro musica c’è pure una certa componente rock and roll à la The Rolling Stones e persino del brit pop, il tutto adeguatamente rinfrescato e reso più appetibile anche per il grande pubblico. I primi due pezzi, “Body Talks” e “Primadonna Like Me”, sono due proiettili e da soli valgono l’acquisto del CD. Non a caso sono stati scelti come singoli e di entrambi esistono dei videoclip. Di “Body Talks” addirittura due: quello della versione originale e quello del duetto con Kesha, brano posto in chiusura di tracklist. Altri picchi qualitativi sono raggiunti da “People”, “Fire (Part 1)”, “Freak Like You” e “Ashes (Part 2)”, tracce che hanno una marcia in più e convincono sia a livello di songwriting che di arrangiamento e resa finale. A volte i richiami ad altre band sono davvero espliciti, come nel caso di “In Love With A Camera” (The Darkness) o “Tatler Magazine” (Queen), ma al gruppo va riconosciuto il merito di aver saputo mettere del suo dentro ad una proposta di fondo decisamente derivativa. Un pizzico di brio a livello compositivo non manca mai e contribuisce a tenere alta l’attenzione per tutti i 45 minuti di durata del disco.
IN CONCLUSIONE
Forti di una scrittura concreta e frizzante, i The Struts ripescano un sound retrò e lo modernizzano quel tanto che basta per essere notati ed apprezzati anche dai più giovani. La bontà del debut album si rispecchia nel suo successore, rimarcando ulteriormente la classe del complesso inglese che proseguendo di questo passo potrebbe diventare un nome davvero importante negli anni a venire.
© 2019, Stefano Gottardi. All rights reserved.
Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli