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04 Febbraio 2019 5 Commenti Alessio "Sixx" Garzi
genere: AOR
anno: 2018
etichetta: Frontiers Music Srl
Tracklist:
01. You're Holding Back
02. Never Go Back
03. These Four Walls
04. Please Wake Me
05. Cut Beneath The Skin
06. When Nothing's Real
07. Better Things
08. For A Time (The End Of My World)
09. Looking For Love
10. New Eyes
Formazione:
Jonathan Siejka - Voce
Jack Simchak - Chitarre
Tim Mackey - Chitarre
Kevin Krug - Basso
Mike Peniston - Basso
Kevin McAdams - Batteria
Parlare di un album come NEW EYES è un’impresa per chi, come me, ha seguito i MAGIC DANCE dagli inizi. E’ difficile perché, se da una parte ho sempre sperato che musicalmente si avvicinassero al melodic rock, dall’altra ho notato una certa monotonia (tipica del synthwave) nelle composizioni presenti in questo disco. Non parlo di monotonia in senso troppo negativo, ma mi riferisco solo alla struttura delle songs, che nascendo in un contesto synth difficilmente si discostano dalla costante strofa-bridge-chorus-strofa-bridge-chorus, mancando di quella varietà compositiva nel songwriting propria del rock in sé e per sé.
I MAGIC DANCE (il cui nome deriva dalla omonima canzone di David Bowie, presente nella colonna sonora del film “Labyrinth”) nascono nel 2012 all’interno del mondo New Retro Wave, un vero e proprio microcosmo composto da amanti di certe sonorità synthpop anni 80, da cui riprendono anche l’immaginario grafico ed artistico. Tra le numerose proposte della scena New Retro Wave, spesso davvero eccellenti pur rimanendo rigorosamente di nicchia, è emersa la personalità di JON SIEJKA, one-man-band e mastermind dei MAGIC DANCE, grazie alle proprie capacità compositive ed al suo progressivo avvicinarsi ai lidi più rockeggianti, pur mantenendo fortissime basi synth e romantic wave.
I primi decisi passi verso il melodic rock, JON li ha fatti nel precedente album VANISHINGS, del dicembre 2016, nel quale riprendeva vecchie composizioni presenti nei precedenti lavori (Another World EP 2013, The Mirror of Dreams LP 2013, Kiss Scene EP 2015, Haunting Me EP 2016) aggiornandole ed adattandole nei suoni. Canzoni synth di ottima qualità si sono così trasformate in ottime canzoni aor, ben prodotte ed altrettanto ben eseguite.
La voce di JON, dobbiamo dirlo, non spicca per originalità e personalità, rispetto a molti cantanti della galassia aor attuale, ma rimane pur sempre pulita, chiara e sicuramente adatta alle sue composizioni.
Diciamo che, a livello di influenze, possiamo ritrovare qua e là sprazzi di band come Icon, White Sister, Fortune, ma anche rimandi a maestri del calibro di Journey, Mister Mister, Foreigner e Survivor; il tutto mixato a buone dosi di Talk Talk ed Alphaville.
Partendo da tutte queste premesse, le aspettative che avevo nei confronti di NEW EYES si sono un po’ arenate, forse perché davvero troppo alte. Ma cominciamo nel dettaglio.
YOU’RE HOLDING BACK apre l’album con un riff di chitarra che ci trasporta in un up tempo di buona fattura, energico, che cresce d’intensità fino ad esplodere nel chorus, semplice quanto godibile. Song dalla struttura lineare (una costante del disco), infarcita da cori e controcori ipermelodici ed un solo eseguito con gusto. Buon inizio.
NEVER GO BACK, dopo un intro prettamente synth e coretti sfacciatamente 80s, si apre con un riff chitarra-tastiere alla Giuffria. Strofe romantiche aumentano il pathos durante il bridge fino all’arrivo di un buon chorus tirato e dal flavour positivo. Una summer song in puro stile aor.
THIS FOUR WALLS nasce su un giro di chitarra che accompagna la voce di JON e che si trasforma in una canzone dal buon tiro, sia a livello vocale che strumentale, che alterna parti ritmate a momenti soft e si chiude con una reprise del giro di chitarra iniziale. Vagamente Steelhouse Lane.
PLEASE WAKE ME è invece un mid tempo alla Giant che si estrinseca in una sorta di semi power ballad suadente e dal buon mordente. Ottima.
CUT BENEATH THE SKIN ha un intro molto Signal / Mark Free e ricorda anche certe atmosfere degli Snakes in Paradise. Strofa romantic soft che corre verso un chorus che si mantiene sulle stesse tonalità, così come il solo, etereo e ben incastonato nella struttura melodica della song.
WHEN NOTHING’S REAL è l’highlight del disco, col suo riff graffiante ed allo stesso tempo epico (non in senso medievale…) e pomp. Ha un chorus bellissimo, un solo elegante ed un tiro nettamente superiore a tutte le altre canzoni. E’ un pezzo davvero trascinante, permeato di quel appeal ottantiano che la rende la perfetta colonna sonora dei film del periodo.
BETTER THINGS è ritmica synthpop in purezza e rimanda a certe cose degli Alphaville, miscelate a suoni prettamente aor. Lineare nella struttura, è frizzante e sbarazzina per tutta la sua durata.
FOR A TIME riprende la classica struttura lento-ritmato con una strofa malinconica, un pathos costante, atmosfere soffuse ed un chorus che però non spicca.
LOOKING FOR LOVE ha un’apertura ottantiana (stupiti?) dove entra un riff di chitarra che la trasforma in un mid tempo che dal bridge porta al chorus, finalmente supportato a dovere a livello ritmico. Ottima canzone.
NEW EYES, col suo intro di piano, è una ballad romantica, che cresce pian piano fino ad esplodere in un chorus davvero riuscito, che la rende una delle migliori canzoni dell’album. Estremamente piacevole. Riuscita.
A conclusione, mi sento di dire che NEW EYES è un album oltranzista nella sua coerenza stilistica e, forse, manca di quella varietà compositiva che aveva caratterizzato l’ottimo VANISHINGS. Sono però altrettanto sicuro che dopo svariati ascolti, le canzoni potranno esprimere meglio le loro qualità. Ripeto, il mio giudizio parte da aspettative molto alte e forse proprio per questo i primi ascolti mi hanno un po’ deluso. Sono certo che chi non conosce i precedenti lavori dei MAGIC DANCE apprezzerà subito tutte le loro qualità e peculiarità stilistiche. Sono di certo una band che farà parlare di sé ed otterrà tutti i riconoscimenti che merita.
Ed ora mi metto ad ascoltare VANISHINGS per la centesima volta…
© 2019, Alessio “Sixx” Garzi. All rights reserved.
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