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17 Gennaio 2019 13 Commenti Giulio Burato
genere: Melodic Rock
anno: 2019
etichetta: Frontiers Music
Tracklist:
1. “No Surrender”
2. “Promise Me”
3. “Show Me How To Live”
4. “Behind The Lies”
5. “Fighting For My Life”
6. “Serenity”
7. “Queen Untouchable”
8. “Gift Of Flight”
9. “Don’t Leave”
10. “This Is Our World”
11. “Someone Like You”
Formazione:
Toby Hitchcock: Vocals
Daniel Flores: All Keyboards and Drums
Michael Palace: Guitars and Bass
Yngve “Vinnie” Strömberg: Drums and Percussion
La mia prima recensione del 2019 va a pescare una frase del 2011 di Andrea Vizzari, scritta nelle conclusioni che si riferiscono alla recensione del primo album solista di Toby Hitchcock:
“Davvero un disco strano questo Mercury’s Down “
Se era strano “Mercury’s Down”, lo è ancora di più questo nuovo “Reckoning”. I motivi possono essere diversi; vado a elencarne alcuni.
Se “Mercury’s Down” era una pseudo-clonazione del primo album dei W.e.t. dove l’impronta di Martensson era tangibile, il nuovo capitolo può assumere la simbiosi degli ultimi lavori di Palace e dei Find Me dove il tocco di chitarra di Michael Palace diventa un marchio di fabbrica quasi “assillante”.
Altresì il cambio di genere è un altro segnale lampante del cambio di rotta; da un robusto hard rock melodico di chiara impostazione scandinava a un melodic rock che sconfina all’Aor dei recenti anni.
Mettiamoci infine, pure la copertina; dal classico stile “Frontiers” di quelle annate, dove colori e scenari fantascientifici la facevano da padrone, a un autoritratto “pop”.
Unica nota “conservativa” dal passato è la bellissima voce di Toby che meglio si adatta a “Reckoning”.Il resto della (project) band è totalmente nuova con la presenza di nomi ben noti nel settore come Daniel Flores alla produzione, tastiere e alla batteria, il giovane Michael Palace al basso e chitarra, e Yngve “Vinnie” Strömberg come supporto alle percussioni.
Date le contrastanti premesse, l’ascolto delle undici tracce non può che essere tortuoso come un sentiero di montagna. Per carità “Reckoning” non è un album con canzoni oggettivamente brutte anzi, giusto per citarne qualcuna, “Gift Of Flight” o “This Is Our World” fanno la loro bella figura; la voce di Toby poi affascina per profondità ed estensione. Qualcosa però non quadra; parlo sia di un certo effetto da “sottovuoto” che fa la batteria, sia dell’impronta, definita prima “assillante”, di Michael Palace su ogni canzone che, alla lunga, diventa quasi un ronzio fastidioso; se cantasse lui, sembrerebbe un sequel del suo primo album “Master of The Universe”. Si ha quindi un senso di appiattimento sul lavoro di songwriting, è il deja-vu è subito servito.
Mi chiedo se l’impressione possa essere corretta, ma la mia idea “destabilizzata” sull’efficacia di queste prime uscite di Toby rimane tale.
IN CONCLUSIONE
Un vecchio adagio dice: “Saltare da palo in frasca”.
Le prime due uscite soliste dell’ottimo vocalist Toby Hitchcock possono essere metaforicamente così rappresentate. Non c’è, infatti, un filo conduttore che le unisce tranne la presenza della calda e bella voce di Toby. Le canzoni sono apprezzabili ma il senso di già sentito in altri progetti è viscerale.
In simpatia e stima, lo valuto con un’altra frase fatta: “ Sei politico”.
© 2019, Giulio Burato. All rights reserved.
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