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White Widdow – Victory – Recensione

19 Novembre 2018 7 Commenti Luka Shake Me

genere: Pop Rock/AoR
anno: 2018
etichetta: AoR Heaven

Tracklist:

1 Victory
2 Fight For Love
3 Second Hand Heart
4 Late Night Liaison
5 Danced In The Moonlight
6 Love And Hate
7 Reach Up
8 Anything
9 America
10 Run and Hide

Formazione:

Jules Millis - Voce
Xavier Millis - Tastiere
Enzo Almanzi - Chitarra
Ben Webster - Basso
Gavin Hill - Batteria

Contatti:

https://https://www.facebook.com/whitewiddowaor/

 

Nostalgici per gli anni d’oro dell’AoR più pomposo ne abbiamo? Non cesseranno mai, non ci saranno frivole e ingannevoli mode che tengano, al cuor non si comanda e in barba a logiche di mercato che attualmente tentano di imperversare anche nel rock adulto, si riaffacciano gli australiani White Widdow, band decisamente prolifica arrivata al quinto lavoro in dieci anni e forti di un’intensa attività live che li ha portati a scorazzare in lungo e in largo su tutti i più grandi festival del genere.

“Victory” è la title track presentando il combo australiano nel migliore dei modi. Synth ipnotiche e riffing esplosivo pronto a lanciare stupende armonie vocali, il tutto è avvolgente e cattura per la leggerezza dei chorus ricchi ma ben misurati. Ottima perizia tecnica anche per ciò che concerne la bontà del solo di chitarra. Le premesse ci sono per un lavoro di assoluto spessore.

“Fight For Love” è molto più morbido, keys sempre onnipresenti colorano ancor di più i sempre ottimi arrangiamenti vocali. Il tutto si presenta come un morbido AoR vecchia scuola come avevamo accennato in sede di presentazione.

“Second Hand Heart” si presenta ricercata e introspettiva. Necessita più di un ascolto per essere apprezzata in toto, proprio per questo ne vedo discreta ricercatezza allontanandosi da soluzioni armoniche ampiamente battute. Eleganza e classe per una piccola perla del genere.

“Late Night Liaison” segue per certi versi la direzione tracciata dalla traccia precedente. Ampi tappeti tastieristici che nel contesto riescono a ritagliarsi anche spazi per fraseggiare con le chitarre. La traccia ammetto non mi ha particolarmente entusiasmato, scivolando via quasi anonimamente.

“Danced In The Moonlight” non molla la presa su un pomp rock dai bpm cadenzati. Pathos per un sound scarno, fin troppo asciutto direi, ma parliamo di piccoli dettagli dettati esclusivamente dal gusto personale che non vanno a inficiare la valutazione comunque buona di un’altra traccia di ottima fattura.

“Love And Hate” una delle composizioni più riuscite. Le chitarre lasciano decisamente la scena alle ampie armonie cesellate da tastiere e voci che mai come in questo ambito emergono sontuosamente. L’appunto a questo punto nasce sulla nota dolente, leggasi in un songwriting che non lascia troppo spazio all’immaginazione risultando relativamente noioso.

“Reach Up” è sicuramente la mia traccia preferita; pulsante e molto più trascinante rincorre per certi versi la splendida opener. Catchy e ruffiana quanto basta sarà un tormentone per chi ama i mid tempo danzerecci. Ammetto di averla ascoltata più volte per il semplice trasporto che mi ha dato.

“Anything” è la prima ballad del lotto, esclusivamente voce e tastiere, soavemente punta a cullare l’ascoltatore, assolvendo in pieno al compito per cui voglio pensare sia stata scritta. Un pezzo che avremmo trovato di solito in chiusura disco ma va bene così.

“America” spinge nuovamente su lidi di AoR trascinante ma questa volta con un piglio radiofonico; una leggerezza che aleggia riportando l’ascoltatore ai magici eighties. Stupenda.

“Run and Hide” in chiusura è la traccia più dura anche se parliamo dell’ennesimo mid tempo questa volta più guitar oriented ma pur sempre pomposo. Senza infamia e senza lode, si trascina stancamente in chiusura sugellando un lavoro di sicuro interesse per gli amanti del pomp-rock old style.

IN CONCLUSIONE

Un lavoro di buona fattura rivolto a chi non necessita di ascolti più muscolari e granitici ma ama deliziarsi con belle armonie vocali e tastieroni old school. Non siamo di fronte a un masterpiece ma di un ottimo lavoro fatto con la classe e l’eleganza che il pomp rock impone.

 

© 2018, Luka Shake Me. All rights reserved.

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