LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Recensione

80/100

Video

Pubblicità

Midnite City – There Goes The Neighbourhood – Recensione

19 Novembre 2018 14 Commenti Luka Shake Me

genere: Hard Rock / AoR
anno: 2018
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

01. Here Comes The Party
02. Give Me Love
03. You Don’t Understand Me
04. Life Ain’t Like This On The Radio
05. We’re Gonna Make it
06. Tonight You’re All I Need
07. Hard To Get Over
08. Takes One To Know One
09. Heaven’s Falling
10. Gave Up Giving Up
11. Until The End

Formazione:

Rob Wylde - Voce
Miles Meakin - Chitarra
Shawn Charvette - Tastiere
Josh 'Tabbie' Williams - Basso
Pete Newdeck – Batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/midnitecity/

 

La lezione dell’aor degli eighties deve essere stata studiata in maniera certosina da tantissime nuove leve anglosassoni scalpitanti di dire la loro; i Leppard, eliminate le premesse iniziali di essere gli anti Maiden, si tuffarono gaudenti nel fervido calderone a stelle e strisce e mi sembra giusto che rockers emergenti provino anche loro a scuotere la scena underground del rock adulto britannico. Ho avuto modo di fare un pre ascolto e sicuramente “There Goes The Neighbourhood” del progetto Midnite City rende doverosamente omaggio a quel periodo con tutti i pro e contro del caso, non lasciando spazio neppure in fase di produzione a qualche cenno di modernità.

 “Here Comes The Party” in apertura è ruvida quanto basta, ruffiana all’ennesima potenza, ricca di belle melodie pronte a essere canticchiate fin dal primo ascolto. Il tutto è ben prodotto, nulla di sconvolgente ma gradevole.

“Give Me Love” è decisamente più esplosiva e pompata; catchy  e sicuramente aor nel contesto; anche in questo caso i chorus seppur non eccessivamente ricchi, sono assolutamente ben fatti. Si profila un lavoro eighties anche per ciò che concerne la produzione che non mi sembra vicina alle produzioni ultrapompate odierne.

“You Don’t Understand Me” è il primo break al disco segnato da una ballad stupenda. Accidenti che songwriting, stupenda sotto tutti i punti di vista. Indovinatissimo il cuore del pezzo come gli arrangiamenti misurati, una produzione ricca di dinamiche amalgama il tutto alla grande.

“Life Ain’t Like This On The Radio” ritorna su binari di un canonico aor che non lascia gridare al miracolo, qualitativamente direi un gradino inferiore alle tracce precedenti, ma se ci si accontenta di un ascolto superficiale direi che siamo su una tranquilla sufficienza.

“We’re Gonna Make it” dall’appeal ancora una volta radiofonico conferma le buone qualità di un platter che finora dimostra la bontà di una proposta magari non originalissima e fresca ma quantomeno risulta fruibile.

“Tonight You’re All I Need” è la seconda ballad dai connotati più intimisti e ricercati. Non particolarmente riuscita e necessita più di un ascolto per essere apprezzata, una traccia che non mi ha trasmesso molto a onor del vero.

“Hard To Get Over” non aggiunge nulla di particolarmente esaltante. Il rischio in lavori di questo tipo risulta essere una troppa staticità fra una traccia e un’altra, quindi al giro di boa subentra un po’ di noia. Per carità, il compitino risulta ben fatto, ci sono belle armonie vocali e bei chorus e nel contesto un ottimo lavoro di chitarre soliste, ma ripeto, pervade la sensazione di già sentito.

“Takes One To Know One” sembra venir incontro alle mie richieste; un Hard Rock sempre relativamente morbido ma quantomeno si presenta come un simil anthem dai bpm bassi e dove il sound evidentemente non può che prendere più corpo. Una delle mie tracce preferite.

“Heaven’s Falling” terza e credo ultimo pezzo zuccheroso del lotto. In parte credo abbiano toppato anche questa ballad; le strofe sono ricche di pathos complice un cantato caldo e interpretativo ma il chorus non fa centro come avrebbe potuto, peccato davvero.

“Gave Up Giving Up” mi trascina stancamente quasi in dirittura d’arrivo. Odio dovermi ripetere e soprattutto non riuscire a esprimere concetti diversi perché attanagliato dalla noia. Suona tutto bene, i ragazzi dimostrano di saperci fare come al solito ma cavolo, non si smuovono di un millimetro nemmeno sotto minaccia.

“Until The End” in chiusura cerca quantomeno di essere più trascinante nel suo incedere anche se la sensazione del compitino svolto seppur con maestria è ormai insita in me. Ha senso nel 2018 restare pedissequamente ancorati a un filone dal taglio così retrò senza tentare quantomeno soluzioni più ricercate?

In Conclusione

Un platter gradevole, si lascia ascoltare ma senza eccessivi sussulti; manca di una vera hit che possa quantomeno catalizzare l’attenzione sull’intero prodotto. Si presenta dunque come un buon tributo all’AoR degli anni d’oro e credo si rivolga esclusivamente ai puristi nostalgici del genere; ben lontano da chi cerca un AoR moderno più bombastico.

© 2018, Luka Shake Me. All rights reserved.

Ultime Recensioni

Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli

14
0
Would love your thoughts, please comment.x