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Recensione

68/100

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The Radio Sun – Beautiful Strange – Recensione

05 Ottobre 2018 5 Commenti Luka Shake Me

genere: Melodic Rock/AOR
anno: 2018
etichetta: Pride & Joy Music

Tracklist:

01. Hold On Tight
02. Believe in Me
03. Should Have Listened To My Heart
04. As Long As You Want Me
05. Beautiful Strange
06. Miss Wonderful
07. Have You Got What It Takes
08. Don’t Want To see You Again
09. Hearts On Fire
10. Beautiful Secret
11. Five Years After
12. Standing Tall Unite

Formazione:

Jason Old: Voce
Stevie Janevski: Chitarra
Anthony Wong: Basso
Gilbert Annese: Batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/theradiosun/

 

La band di cui mi appresto a parlarvi può essere considerata sinonimo di prolificità messa in risalto dalla presenza in ambito live a festival europei prestigiosi oltre ad aver girato in lungo e in largo fra States, Europa e Giappone. Musicalmente il loro è un AOR impreziosito da armonizzazioni e controcanti marchio di fabbrica di band quali Queen o Def Leppard. Gli australiani Radio Sun presentano”Beautiful Strange” il quinto lavoro in cinque anni di attività a cui come accennato, alternano un’importante lavoro promozionale.

“Hold On Tight” opener rocciosa pregna di melodia e contornata di un’aura dai toni epici e pomposi, dove i chorus e controcanti fanno la parte del leone. Dunque una piccola perla di Hard Rock melodico, un ottimo biglietto da visita sperando in un platter di alto livello.

“Believe in Me” siamo sulla falsa riga del pezzo precedente seppur questa volta si affondi nel più classico aor enfatizzato dalla cura ineccepibile per le linee vocali e per i chorus. Essenziale, non cerca soluzioni mirabolanti e punta tutto sulla forma canzone.

“Should Have Listened To My Heart” non si discosta molto dalle tracce precedenti. Grandi aperture vocali pronte a essere canticchiate fin dal primo ascolto e quindi in barba a troppe soluzioni artificiose, un altro cotto e mangiato di facile presa. Certo, non lascia gridare al miracolo ma il tutto mi sembra possa godere a prescindere da un’ottima produzione.

“As Long As You Want Me” è un mid tempo stupendo, carico di pathos, avvolgente e dove l’emotività gioca un ruolo fondamentale per l’ottima riuscita del pezzo in questione. Una di quelle tracce che inevitabilmente riesce a mettere d’accordo un po’ tutti.

“Beautiful Strange” riesce a creare un certo trasporto solamente nel cuore del pezzo; le soluzione adottate generalmente sulle strofe non mi convincono molto, fatte di chitarre sincopate e molto minimali. Ottimo il solo, grande qualità esecutiva e buona originalità.

“Miss Wonderful” l’ennesimo mid tempo, un po’ scialbo e non lascia troppo al suo passaggio. Per carità, ben strutturato e prodotto ma ripeto non mi ha catturato particolarmente; nonostante il solito egregio lavoro sui chorus.

“Have You Got What It Takes” purtroppo si trascina stancamente su lidi troppo ampiamente battuti nel corso di questo platter, almeno finora. Nonostante ci sia una oggettiva qualità nella cura delle parti vocali, il songwriting non è eccede e la cornice fatta intorno non fa esplodere il pezzo come meriterebbe.

“Don’t Want To see You Again” sembra venir incontro alle mie richieste. AoR trascinante dove il tutto non è assolutamente figlio di una ricercatezza eccessiva ma quantomeno si ha il desiderio di canticchiare il pezzo e riascoltarlo più volte, scivola via piacevolmente insomma.

“Hearts On Fire” segue la bontà esaltata sulla traccia precedente, segno che la band si dimostra più a suo agio su composizioni di questo tipo magari nate da riff triti e ritriti ma poco importa se poi il risultato è sicuramente vincente. Pezzi che in sede live fanno le fortune di tutte le band quando non c’è una vena compositiva davvero diversificata.

“Beautiful Secret” vincente per come riesce a camminare sulle strofe fatte di chitarre ancora una volta sincopate, basso pulsante e buona armonia vocale, stranamente invece il chorus non credo sia fra i più riusciti dell’intero lavoro.

“Five Years After” è oggettivamente un pezzo malriuscito. Il cantato sicuramente più interpretativo tenta di sollevare le sorti di un songwriting che non credo sia memorabile; come sempre la baracca tenta di salvarla un chorus ricco di orpelli, sicuramente una delle armi su cui fanno affidamento i rockers australiani.

“Standing Tall Unite” in chiusura torna a correre su un buon rock ‘n roll melodico fatto di riff incisivi e armonie vocali avvolgenti. Una buona traccia che non aggiunge molto e mi lascia pensare che almeno in chiusura una benedetta ballad non avrebbe fatto storcere il naso a nessuno.

IN CONCLUSIONE

Un lavoro di onesto AoR di vecchia scuola, reso più pomposo dalla presenza di cori a volte veramente ingombranti, rendendolo a tratti monotono e autocelebrativo.

Qualche traccia in meno, un paio di ballad, il tutto avrebbe fatto salire le quotazioni di un lavoro tutto sommato gradevole, ma non da avere a tutti i costi nella propria collezione.

 

© 2018, Luka Shake Me. All rights reserved.

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