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Recensione

75/100

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Universe Infinity – Rock is Alive – recensione

21 Settembre 2018 1 Commento Luka Shakeme

genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: PRIDE & JOY MUSIC

Tracklist:

Start Give All Your Love
Catch Of My Life
Companys Coming
She Cant Get Enough
Red Submarines
Born In Flames
Rock Is Alive
Streets Of Hate
Lady Luck
We were Just Dancing

Formazione:

Andreas Eklund: Voce
Michael Kling: Chitarra
Per Nilsson: Chitarra
Freddy Kristrom: Tastiere
Hasse Hagman: Basso
Anders Wetterstrom: Batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/universetheband/

 

Ci sono band che tentano di dare forti scossoni al loro percorso artistico servendosi del passato; un passato che avrebbe potuto riservare ben altri traguardi per delineare invece palesi meteore. E’ il caso degli svedesi Universe, che anche se nati nei primi anni ottanta e annoverando musicisti coinvolti inizialmente con nomi di spessore quali Norum o Tempest, già alla fine degli eighties era tutto finito; un lavoro sulla lunga distanza e buoni tour in giro per la Svezia. In questi anni solo contatti e voglia di ripartire da zero in nome del rock duro; tutto enfatizzato da una produzione più moderna. Il come back è “Rock is Alive” e siamo dunque pronti a tuffarci nel consueto “track by track”.

“Start Give All Your Love” lascia ben sperare per un disco di pregevole fattura; la traccia in questione ha tutte le carte in regola per essere un vero tormentone per tutti i cultori del’AoR. Melodie incisive, voce calda e chitarre trascinanti il tutto contornato da un lavoro tastieristico mai invadente.
“Catch Of My Life” segue quanto di buono visto nella traccia precedente, possibilmente incrementandone il valore con un lavoro di chitarre di gusto ben lontano da stucchevoli soluzioni ipertecniche. Linee vocali ficcanti che ben si amalgano in un contesto vincente.
“Companys Coming” non accenna a mollare la presa e se possibile probabilmente ne accentua la componente più hard rock con soluzioni a volte più pompose e epiche. Necessita di un ascolto più attento per una maggiore ricercatezza per ciò che concerne gli arrangiamenti, detto questo direi che ancora una volta ci siamo.
“She Cant Get Enough” presenta l’animo più bluesy del combo svedese il tutto sempre impreziosito da armonie vincenti pronte a essere metabolizzate al primo ascolto. Bello anche il solo di chitarra, ruvido quanto basta. Cenno di merito va dato alla produzione, incisiva dinamica e corposa che ben enfatizza ogni colore o sfumatura del platter fin qui ascoltato.
“Red Submarines” di scuola ai limiti del neoclassico sembra un tributo al grande Malmsteen o al più ruffiano Axel Rudi Pell, linee vocali epiche e arrangiamenti mi trasportano al guitar hero svedese. Il tutto potrebbe starci anche se la sento un pelo fuori contesto.
“Born In Flames” discorso similare fatto per la traccia precedente anche se in questo caso non mi convince in pieno. Il solo di chitarra mette in mostra perizia tecnica e buona originalità e si tratta comunque di un buon pezzo ci mancherrebe ma inferiore agli episodi precedenti.
“Rock Is Alive” ritorna opportunamente su sonorità questa volta dai connotati più rock ‘n roll e scanzonati. Il pezzo convince e trascina che è un piacere, chitarre graffianti e stradaiole fanno fuoco e fiamme presentando il lato più sleazy del progetto. Una delle mie tracce preferite in assoluto e probabilmente uno degli episodi più indovinati.
“We were Just Dancing” nonostante inizialmente lasci presagire a un qualcosa di più ricercato, rivela essere poi un buon pezzo tipicamente aor di facile presa. Tenta di suscitare attenzione servendosi del pathos di un break centrale e del solito impeccabile lavoro fatto sugli arrangiamenti; il songwriting in se non mi convince lasciandomi senza alcun sussulto.
“Lady Luck” purtroppo mi convince ancora meno trascinandomi stancamente fino alla fine. Un compitino svolto egregiamente, tutto suona alla grande ma aimè manca del fascino e del trasporto che un pezzo del genere dovrebbe o potrebbe avere.
“Streets Of Hate” in chiusura dimostra una band in ottima salute che può fare perno su soluzioni tecniche di spessore e dove il songwriting a volte non è sempre ispirato. Mi aspettavo una ballad almeno in chiusura o quanto meno una traccia che spezzasse una certa monotonia quale purtroppo a volte l’intero lavoro ne risente. Carino, anche se prolisso; appone il sigilo su un buon lavoro da cui mi aspettavo viste le premesse iniziali molto di più.

IN CONCLUSIONE

Un platter che mi aveva fatto sperare quasi illudendomi per una valutazione importante; forse troppe aspettative nate dalla caratura dei musicisti coinvolti in un progetto di sicuro spessore e che, qualora dovesse restare ancora in piedi, potrebbe arrivare ancora più in alto. Nel frattempo consiglio di avvicinarsi anche se timidamente a questo dischetto chissà che non possa conquistarvi.

© 2018, Luka Shakeme. All rights reserved.

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