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Recensione

87/100

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Chapter7 – Frozen Fields – Recensione

24 Settembre 2018 1 Commento Iacopo Mezzano

genere: Rock / Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Painted Bass Records

Tracklist:

01 Little By Little
02 Down
03 No One
04 Frozen Fields
05 Smile Of Pride
06 On My Own
07 Ride On
08 Rise Against
09 Scars
10 Indifference
11 Highway

Formazione:

Jeroen Bruers – vocals
Dennis Cruyssen – guitar
Bas van Os – bass
Roland Baak – drums

 

Non ci si può distrarre mai. La caccia ai bei dischi è uno sforzo che l’ascoltatore appassionato deve fare giorno dopo giorno, 24 su 24 o quasi. Altrimenti, beh, c’è il rischio di perdersi uscite discografiche apparentemente minori, ma invece di indubbio valore artistico, come l’album Frozen Fields dei Chapter7, una band di Tilburg in Olanda, attiva dal 2009 e autrice di un bellissimo rock moderno a tinte anni’90 ispirato a Alice in Chains, Black Stone Cherry, Puddle of Mudd e Stone Sour.

Usciti nell’aprile del 2018 per la label Painted Bass Records, questi quattro musicisti producono un platter fatto di musica ispirata, con testi che provengono dall’anima e dal cuore, ricchi di passione. Una musica hard ma melodica, talvolta rumorosa e distorta, altre volte lieve ed arpeggiata, sempre orecchiabile grazie anche al cantato eccellente di Jeroen Bruers e a una produzione, a cura di Tom Sikkers e della band stessa, molto nitida ed avvolgente. Le variopinte chitarre di Dennis Cruyssen trovano nel ritmo e nel groove del basso di Bas van Os e delle pelli di Roland Baak il loro perfetto coronamento, come accade nella traccia di apertura Little By Little, decisamente solida, ispirata ai ’90s, con un bel refrain tutto da cantare, e fatta per far muovere l’ascoltatore. La seconda canzone Down alza invece il tiro grazie a un riffing più deciso e hard, che porta però a un ritornello nuovamente corale ed arioso, con No One che suona invece come un bel motivetto leggero e radiofonico, semplice ma di forte impatto.

La title track Frozen Fields ha un gusto post rock e una atmosfera davvero uniche, mentre Smile Of Pride poggia solida sulla sua base ritmica viva e frizzante per solleticare l’orecchio di chi ascolta. La sommessa ed echeggiante On My Own suona apparentemente come il componimento più cupo dell’intera opera, ma affascina grazie al suo cantato molto espressivo e ai suoi piacevoli arrangiamenti, che esplodono di energia su uno dei ritornelli più belli dell’intero disco. Ride On è un bel brano diretto e lineare, differente da Rise Against che costruisce un soldio muro sonoro per dare modo al cantante di rendere più possente e fiera la sua voce, e da una Scars che ha il suo punto di forza nella bella alternanza tra momenti di quiete e di potente energia rock. Chiudono l’opera Indifference, traccia dal bel ritmo sostenuto e dalle belle chitarre, e una Highway che invece torna a mostrare il lato più radiofonico e commerciale del gruppo, ma sempre con indubbia quantità e qualità.

IN CONCLUSIONE

Non fatevi tradire da una copertina un po’ troppo fredda ed anonima: i Chapter7 sono una band di altissima qualità e di grande energia, e Frozen Fields è uno dei dischi non mainstream più belli ascoltati in questo 2018.

Tra anni’90 e rock moderno, undici tracce melodiche ma graffianti, di pura maestria. Consigliatissimi!

© 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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