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Recensione

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Hogs – Fingerprints – Recensione

19 Agosto 2018 2 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock / Rock
anno: 2018
etichetta: Red Cat Records

Tracklist:

1.Man Size
2.Stinking Like A Dog
3.Mr.Hide
4.Australia Summerland
5.Down To The River
6.Another Dawn
7.Man Of The Scores
8.Can’t Find My Home
9.Jewish Vagabond
10.Don’t Stop Moving
11.Just For One Day

Formazione:

Simone Cei – Vocals
Francesco Bottai – Guitars
Luca cantasano – Bass
Pino Gulli – Drums

 

Gli Hogs sono una band hard rock italiana – composta da musicisti del calibro di Francesco Bottai (turnista per Irene Grandi, Articolo 31), Pino Gulli (Dharma, Anhima e C.S.I), Luca Cantasano (dal 2010 nei Diaframma) e Simone Cei – che nel 2018 pubblica su Red Cat Records il suo secondo album Fingerprints.

Caratterizzato da un sound rock rilassante e mai troppo rumoroso, tra gli anni settanta e gli anni novanta della nostra musica (Led Zeppelin, Glenn Hughes e Primus su tutti), il platter è permeato da suoni funky, blues e rock’n’roll su di una produzione moderna ed avvolgente. Capace di mettere immediatamente in risalto la bravura vocale  del cantante Simone Cei, il disco diverte ed impressiona nella tecnica strumentale delle chitarre di Francesco Bottai, con Luca Cantasano al basso e Pino Gulli ad accompagnarlo con ampie dosi di groove e ritmo. La traccia d’apertura Man Size dimostra immediatamente le doti dei nostri su un brano vecchio stile e di forte impatto, mentre Stinking Like A Dog ha nella chitarra e nella vocalità melodica del suo refrain la sua pura marcia in più. Il divertente motivo di Mr.Hide apre alla quarta canzone Australia Summerland, componimento arioso, estivo e da viaggio, e a una Down To The River funky e bluesy in perfetto stile americano.

Another Dawn affianca ancora il funky al rock, e diverte nelle sue belle atmosfere antiche, con Man Of The Scores che apre con un groove alla Thin Lizzy, e scorre poi via frizzante e ritmata secondo lo stile retrò del gruppo. Il rock puro e melodico di Can’t Find My Home fa da pura hit al tratto finale del platter, seguito dal suono rilassante e soffuso di Jewish Vagabond e da una Don’t Stop Moving davvero elettrizzante con la sua vivace energia. Chiudono l’opera i variopinti sei minuti di Just For One Day, ottima ballad rock forte di piacevoli cori femminili di sfondo.

IN CONCLUSIONE

Fingerprints è un disco suonato benissimo ed interpretato con grande perizia tecnica ed energia. La grande voce di Cei e le belle parti strumentali guidano l’ascoltatore tra rock, hard rock, blues e funk, producendo un incontro e scontro tra anni settanta e anni novanta della nostra musica.

Bello!

© 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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