Recensione

Grand Design – Viva La Paradise – recensione

02 Agosto 2018 13 Commenti Leonardo "Lovechaser" Mezzetti

genere: Melodic Rock
anno: 2018
etichetta: GMR Music

Maragli sì, e dannatamente fuori dal tempo… oh sì, i Grand Design lo sono di brutto! E sono anche vergognosamente derivativi, o possiamo anche dire una spudorata copia dei Def Leppard… oh sì, anche questo è assolutamente vero!
Tutto questo però non conta proprio niente! Perchè appena parte Face It la sensazione di divertimento puro mi pervade casa! Il ritornello mi esplode in testa, e non posso fare a meno di cantarlo ancora e ancora… sotto la doccia, mentre guido, mentre mangio, ovunque!

La voce poi, così plasticosa, gracchiante e distorta, rende i pezzi ancora più antistorici, orgogliosamente fuori tempo massimo, e alla fine è perfetta per sparare all’aria le melodie leppardiane dei Grand Design!
Martellante risulta la title track Viva la Paradise, con una strofa sinuosa che esplode in cori ancora una volta di matrice squisitamente leppardiana!
Poi Love Shouldn’t Hurt che presenta un intro e un chorus di pura melodia ottantiana, provocando in me tempeste di ricordi e brividi! Probabilmente uno dei pezzi migliori mai realizzati dai Grand Design!
Questi sono i tre pezzi che spiccano sull’intero album, ma ovviamente tutto Viva la Paradise segue coordinate precise e rocciose, e risponde perfettamente a quello che io chiedo quando faccio partire un cd… divertimento puro e ottantiano, senza prendersi troppo sul serio, e più straborda di lustrini e capelli cotonati meglio è!

A qualche sofista che richiede forzate originalità o complessi lavori celebrali, i Grand Design ricordano che questa è solo musica, e gli sparano in faccia Face It! E che ci provi a non divertirsi mentre l’ascolta!
Negli ultimi due anni ne ho ascoltati parecchi di prodotti melodic rock veramente insulsi e dannatamente mosci, o bands che si sforzavano di risultare originali a tutti i costi, finendo per essere mortalmente noiose! Basta… Io non ne posso più…!
Lunga vita ai Grand Design, che non inventeranno niente ma che sono carichi come molle!

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