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26 Giugno 2018 3 Commenti Stefano Gottardi
genere: Sleaze / Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Melodic Rock Records
Tracklist:
1. Midnight Train
2. Dancing On The Edge
3. Riding On The Storm
4. Hungry For The World
5. Lethal Injections Of Love
6. Maze Of Pleasures
7. Blood On The Cross
8. Take It Off
9. Dreamcatcher
10. Revolution
Formazione:
Vince - Voce
Johnny - Chitarra
Eddy - Basso
Jezzie - Batteria
Contatti:
https://rustnrage.com
https://www.facebook.com/rustnrageofficial/
È una poco vestita (forse sarebbe proprio il caso di dire ignuda…) e sensuale fanciulla il soggetto di copertina scelto dai finlandesi Rust N’ Rage per il loro secondo full-length album Tales From The Wasteland.
Titolo e immagine del gruppo, che fa un po’ il verso a Guns N’ Roses e Mötley Crüe, non aiutano il prodotto a guadagnare punti alla voce originalità. Poco male: lo sleaze metal non è mai stato uno stile musicale battuto dai più ambiziosi sperimentatori, e quei pochi malcapitati che ci hanno provato si sono quasi tutti ritrovati addosso una camicia di flanella nel periodo sbagliato.
Nati nel 2010 a Pori, Finlandia, da un’idea del chitarrista Johnny e del batterista Jezzie, i Rust N’ Rage hanno una storia simile a quella di tantissime altre band underground. Cambi di line-up, qualche demo, un disco pubblicato da un’etichetta locale, date in giro per la Scandinavia e l’est Europa e la successiva firma di un contratto con la Melodic Rock Records per un’edizione ufficiale del nuovo CD oltreconfine sono i punti focali della loro fin qui breve carriera.
Anticipato dal lyric video del singolo “Dreamcatcher”, questo secondo parto del combo finnico si presenta a noi nella versione autoprodotta dal gruppo, comunque offerta in un professionale formato digipack con booklet a 12 pagine completo di tutti i testi. L’opener “Midnight Train” è un pezzaccio hard rock stradaiolo e selvaggio che, oltre ai chiari rimandi a certi Skid Row d’annata, prova a inserire nel calderone un po’ di classic metal ed una vena melodica tipicamente scan, ricordando negli intenti i Reckless Love dell’EP pre-debut album. La ricerca di refrain vincenti è una costante e caratterizza buona parte delle canzoni, senza quasi mai riuscire nel suo scopo: l’impatto è gradevole (avrebbe potuto esserlo di più con una produzione un po’ meno ovattata), ma difficilmente i pezzi fan centro al primo colpo. Accumulando ascolti le cose non cambiano, e sebbene le atmosfere riportino costantemente al sound del Sunset Boulevard degli anni d’oro, si fa fatica a trovarsi immersi in quel “good mood” che un lavoro del genere dovrebbe creare all’istante. Qualche buona intenzione si percepisce in brani come “Dancing On The Edge”, “Hungry For The World”, “Take It Off”, la sopraccitata “Dreamcatcher” e la conclusiva “Revolution”, ma il disco non graffia e non decolla mai davvero. Non convince nemmeno la più lunga e articolata “Blood On The Cross”, unico episodio che esplora sentieri leggermente differenti con scarsi risultati. La prova della band è onesta, anche se le vocals dall’accento marcato e dalla timbrica singolare di Vince potrebbero non essere apprezzate da tutti i padiglioni auricolari.
IN CONCLUSIONE
A conti fatti, gli ingredienti per un buon sleaze album ci sono tutti ma mancano un po’ di esperienza e malizia in fase di songwriting, e quello spunto non comune che permette di scrivere una killer song. Non è da escludere che possa farlo in futuro, ma per il momento la loro stella non brilla ancora come dovrebbe.
© 2018, Stefano Gottardi. All rights reserved.
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