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Recensione

80/100

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Little Caesar – Eight – recensione

07 Maggio 2018 1 Commento Luka Shakeme

genere: Hard Rock / Southern
anno: 2018
etichetta: Golden Robot Records

Tracklist:

21 Again
Mama Tried
Vegas
Crushed Velvet
Good Times
Time Enough For That
Straight Shooter
Another Fine Mess
Morning
That’s Alright
Mixed Signs (bonus track)
Slow Ride (bonus track)

Formazione:

Ron Young - Vocals
Loren Molinare - Guitar, Vocals
Pharoah Barrett - Bass, Vocals
Tom Morris - Drums
Mark Tremalgia - Guitar, Vocals

Contatti:

https://www.facebook.com/LittleCaesarOfficial/
http://www.LittleCaesar.net

 

La band di cui mi appresto a parlarvi non si può dire che sia stata molto fortunata sebbene gli inizi siano stati segnati da importanti traguardi; Il mitico Bob Rock li produce e la Geffen si interessa a loro. Firmeranno poi per una divisione della suddetta major che poco dopo fallì. Da lì in poi per i Little Caesar fu una continua lotta per la sopravvivenza fra cambi di formazione e quant’altro, ma il sound dedito a un rock ‘n roll molto vicino ai seventies che miscela sapientemente, Hard Rock, Southern e R&B è ancora di ottima fattura, ispirato ed enfatizzato da una produzione relativamente moderna. L’ultimo lavoro sulla lunga distanza, “Eight” credo possa destare attenzione verso chi è ancora desideroso di ascoltare un sound dal taglio decisamente retrò.

21 Again è il classico polveroso e ruvido rock ‘n roll dei seventies; niente artifizi, tanta adrenalina e chitarre chiarissime e graffianti pronte a sostenere armonie vocali belle dirette e scanzonate. Le cose semplici e di gusto alla fine risultano tendenzialmente indovinate.
Mama Tried è il classico pezzo che ad occhi chiusi potrà solo ed esclusivamente portarvi con il cuore e con la mente negli States. Il sound alla ZZ Top per intenderci è palese, dunque se avete inquadrato il progetto per chi non avesse mai ascoltato nulla, le probabilità che possano ammaliarvi al primo ascolto sono molte.
Vegas ovviamente non si discosta molto dagli episodi precedenti, disegnando un canovaccio delineato e prevedibile seppur di pregevole fattura. Sonorità di questo tipo non moriranno mai e ad onor del vero lavori di questo tipo andrebbero apprezzati solo su vinile; il loro contesto ideale.
Crushed Velvet sposta il tiro e con maestria riesce ad ammiccare anche al soul pur restando su terreni blueseggianti. Avvolgente nel suo incipit, preferisce dunque sedurci piuttosto che scuoterci.
Good Times di facile ascolto e con un piglio lievemente aor soprattutto nella linea vocale del bridge. Non l’episodio più riuscito o forse così sembra per una certa predisposizione a restare ancorati per tutto il platter a certe coordinate. Il rischio che si corre è una relativa monotonia.
Time Enough For That giunge come una manna dal cielo e soprattutto va a scalzare una leggera critica appena espressa. Una bellissima ballad con un songwriting ispirato, forte di un cantato espressivo e caldo; Ron Young raggiunge livelli interpretativi degni di nota. Da ascoltare godendo di luci soffuse e a volumi non sparati nella più completa solitudine.
Straight Shooter sposta il tiro verso un più granitico Hard Rock sempre dal sapore molto seventies. Promozione piena dunque per una traccia che malgrado non sia originalissima come un po’ tutto il platter, è ben confezionata e si lascia ascoltare con piacere (bene utilizzare gli aggettivi giusti altrimenti gli inquisitori piovono impetuosi sulle paggine di MR!! nda)
Another Fine Mess è un bell’ibrido di soul, blues e country. Sonorità di questo tipo ne ascolto e credo dunque non ci sia troppo da dire su una traccia che si lascia aprezzare per la sua semplicità ma forse avrebbe potuto lasciare qualcosa in più se ci si fosse lasciati andare un pochetto in più con una maggiore accuratezza sugli arrangiamenti.
Morning è la seconda ballad del lotto. Questa volta il taglio è intimista e si lascia apprezzare per un bel solo di chitarra che finalmente riesce a esprimersi al meglio. La qualità resta alta per un lavoro che quasi in dirittura d’arrivo dimostra di avere al momento tutte le carte in regola per chi ama la buona musica a tutto tondo.
That’s Alright ritorna poderosamente a girare su terreni più consoni al progetto. A gusto personale non mi ha lasciato tantissimo; ad ogni modo si tratterebbe di piccole sbavature su un lavoro qualitativo.
Mixed Signs (bonus track) avrei evitato di inserirla; noiosa nel complesso malgrado il cantato sia pur sempre pregevole; il songwriting in se e gli arrangiamenti non mi convincono assolutamente, il desiderio di andare alla traccia successiva è quasi inevitabile.
Slow Ride (bonus track) discorso simile fatto per la traccia precedente. Un mix di soul, blues e boogie ma con bpm decisamente bassi. Siamo al solito discorso che spesso mi sovviene fare in alcune recensioni. E’ il contesto. Tracce del genere assumerebbero valutazioni migliori in platter meno qualitativi. In lavori come questi io eviterei.

IN CONCLUSIONE

Un lavoro davvero ben fatto, le piccole cadute di tono non scalfiscono la bontà di un full length davvero ben fatto, fruibile per chi ama sonorità nude e crude, ma anche per nuovi rockers che vogliano scoprire la vera essenza del rock ‘n roll, ahimè sempre più vicino a un lento e inesorabile tramonto.

© 2018, Luka Shakeme. All rights reserved.

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