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25 Maggio 2018 11 Commenti Iacopo Mezzano
genere: AOR
anno: 2018
etichetta: Legend Records
Tracklist:
01. Abandon 4:50
02. Into The Fire 4:44
03. Nothing Is Stonger Than Love 5:06
04. Runaway 4:39
05. Under The Sun 5:55
06. Raindance 5:03
07. King Of Spades (Extended Edition) 6:30
08. Heartbreaker 3:40
09. Return the heart 4:55
10. Don't Let Go 6:24
Formazione:
Darren Wharton - Voce e tastiere
Kevin Whitehead - Batteria
Vinny Burns - Chitarre
Marc Roberts - Tastiere (live)
Nigel Clutterbuck - Basso
Ospiti:
James Burns - chitarra in King Of Spades
Dopo il grande successo dell’ultimo album Sacred Ground e i buoni riscontri dati da una analoga operazione di riedizione fatta nel 2012 con Calm Before the Storm 2, gli inglesi Dare tornano in studio per festeggiare i trent’anni dalla pubblicazione del loro disco di esordio Out Of The Silence (1988) con la riedizione dello stesso disco a titolo Out Of The Silence II (29 giugno, Legend Records).
Il rischio più grande, quando si parla di operazioni di ri-registrazione come questa, è quello di andare a mettere le mani su un prodotto già di per se perfetto (e di Out of the Silence si parla ovunque come di uno dei capolavori massimi del genere AOR inglese) finendo per perdere in qualità, attitudine, stile, sound e quant’altro rispetto all’edizione originale. Bisogna quindi fare immediatamente un plauso al leader del gruppo, cantante e produttore del disco Darren Wharton per la sua capacità di lavorare da capo su questa registrazione facendo forza sull’altro unico componente originale rimasto in formazione, ovvero il chitarrista Vinny Burns, al quale è affidato il compito (difficile ma vincente) di riproporre le sue parti strumentali in modo perfettamente clone rispetto al passato, ma altresì molto più vigoroso e potente nel tocco, mostrando un grado di maturità tecnica che all’epoca dell’edizione madre era ancora probabilmente sconosciuto all’artista.
Ecco allora che la produzione stessa viene regolata in modo da accentuare la grinta del suo chitarrista, mettendolo in primo piano al fianco delle sempreverdi tastiere di Wharton, con il disco tutto che si fa ben più rock e robusto rispetto al sound patinato e più elaborato di Mike Shipley (1988) grazie anche al bell’apporto ritmico di un gigante delle pelli come Kevin Whitehead e all’ampio groove dato dal basso dell’ottimo Nigel Clutterbuck.
Aperto da una Abandon che è decisamente simile all’originale salvo per il suo sovracitato sound robusto e per il suo stile meno prodotto e più live, il platter trova nella sensazionale Into The Fire un altro epico motivo in grado di esaltare i fans, mentre suona un po’ meno incisiva la ballad Nothing Is Stonger Than Love che non delude, sia chiaro, ma pare aver perso un po’ di amalgama se confrontata a quella del 1988, specie ascoltandone il ritornello, forse volutamente meno bombastico e meno corale in questa nuova versione. Perfetta ed esaltata dal grande cantato di Wharton e dalle super-chitarre di Burns è invece Runaway, con le atmosfere crepuscolari e uniche di Under The Sun che ci lasciano ancora una volta a bocca aperta, al pari del battito vivo e pulsante di una Raindance che si riconferma anche nel 2018 come una delle tracce top di questo prodotto.
Discorso a parte per King Of Spades (Extended Edition) che, nella sua terza edizione su disco (oltre a questa e all’originale, la trovavamo in un’altra versione anche nel disco Arc of the Dawn), si tramuta nel tributo definitivo al genio di colui al quale è dedicata, ovvero il compianto Phil Lynott dei Thin Lizzy. I due minuti di assolo finali, suonati da Vinny Burns assime a suo figlio James alla chitarra rimica, sono commoventi, e guardano tanto ai Lizzy quanto ai suoni di Irlanda, e permettono all’ascoltatore di sentire dentro di se vivo lo spirito di Lynott e sulla pelle il sapore di quelle verdi lande del Nord. Da brividi.
Il finale dell’album, che schiera il terzetto magico formato da Heartbreaker, Return the heart e Don’t Let Go, non si discosta dalla qualità generale di questa registrazione, e permette ai fans di divertirsi ancora sulle note di un disco storico di un gruppo che in trent’anni di attività è cambiato molto, ma non è mai negativamente invecchiato, ne ha mai smesso di stupire.
IN CONCLUSIONE
L’edizione 2018 di Out of the Silence riesce a farsi amare dai supporters del gruppo, senza far dimenticare la bellezza unica dell’originale. Il debutto dei Dare è oggi, trent’anni dopo la sua prima stampa, un album diverso (ma in fin dei conti non così dissimile), più robusto e hard nella sua chitarra, meno patinato nella sua produzione e più live, ma per questo non meno bello ed efficace.
Insomma, questa ri-edizione riesce ad essere una operazione riuscita, e non solo un mero esercizio volto a riottenere i diritti su alcuni dei più bei brani che la storia dell’AOR inglese ci abbia mai regalato. Un must buy di questo anno.
© 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.
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