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Recensione

86/100

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Rick Springfield – The Snake King – Recensione

23 Gennaio 2018 18 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Blues Rock
anno: 2018
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. In The Land Of The Blind
02. The Devil That You Know
03. Little Demon
04. Judas Tree
05. Jesus Was An Atheist
06. The Snake King
07. God Don’t Care
08. The Voodoo House
09. Suicide Manifesto
10. Blues For The Disillusioned
11. Santa Is An Anagram
12. Orpheus In The Underworld

 

Il celebre cantautore, chitarrista e attore autraliano Rick Springfield torna nei negozi il 26 gennaio 2018 con il suo nuovo ed entuisiasmante album The Snake King, in pubblicazione ancora una volta via Frontiers Music.

Non per la prima volta nella sua carriera, il musicista decide di sorprenderci dando alle stampe una release diversissima dalle sue precedenti, ben lontana dal tipico sound rock commerciale alla quale Rick ci aveva abituati con i suoi maggiori successi. Infatti The Snake King percorre una polverosa strada sterrata radicata nel lato più blues del rock’n’roll, segnando un distacco netto e definitivo dalle sonorità power pop commericali, e affondando denso nelle giovanili radici musicali dell’artista (ricordiamo che il musicista esordì giovanissimo proprio in una formazione di genere blues).

Sanguigno, polveroso, caldo, suonato con una padronanza tecnica perfino inaspettata da uno Springfield mai così protagonista con la sua chitarra, il disco riesce nell’arduo compito di non scontentare affatto i supporter dell’australiano grazie a dodici tracce compatte, varie, ben composte, scritte per risultare sempre orecchiabili e radiofoniche. Un po’ alla Bonamassa, un po’ alla John Mellencamp, un po’ alla Gary Moore perchè no, il disco affascina fin dal suo esordio rock classico anni ’70 di In The Land Of The Blind. Da qui in poi, largo al blues puro, con una The Devil That You Know che pare estratta da un musical della Chicago anni ’60, e con una Little Demon orchestrata e vivace, davvero sopraffina. Judas Tree non si discosta poi tanto dalle precedenti, mettendo in ampio risalto e la chitarra e la bellissima voce di Springfield, analogamente alla frizzante e ironica Jesus Was An Atheist.

Proseguendo l’ascolto, notiamo come la title track The Snake King vesta i toni del motivetto da bar americano, mentre God Don’t Care si fa più sanguigna e polverosa, e più carica di groove. L’eccellente The Voodoo House respira l’aria del deserto e dei miti culturali della sua terra d’origine, seguita da una breve, vivace, veloce e compatta Suicide Manifesto e da una Blues For The Disillusioned vicina al sound folk rock del migliore Jackson Browne. Chiudono il platter Santa Is An Anagram, puro rock ‘n’ roll d’altri tempi, e la springsteeniana Orpheus In The Underworld, intimista, viva, ariosa, magnifica come tutte le precendenti.

IN CONCLUSIONE

Date una chitarra e un microfono a Rick Springfield e avrete tra le mani un nuovo disco di immancabile successo. Garantito!

Che sia power pop, o come in questo caso blues rock, Springfield ci allontana dal caos della civiltà e ci porta con lui in viaggio, tra terre inesplorate e panorami belliossimi. Oppure, lungo una highway polverosa e calda, piena di storia da raccontare..

© 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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