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12 Novembre 2017 0 Commenti Iacopo Mezzano
In attesa dell’uscita di Re-Idolized (The Soundtrack To The Crimson Idol) – la ri-registrazione integrale del capolavoro discografico hard ‘n’ heavy The Crimson Idol, inizialmente prevista per settembre 2017, ma posticipata al febbraio 2018 su Napalm Records, e comprendente l’inedito film relativo al concept -, gli W.A.S.P. del leggendario frontman Blackie Lawless si sono imbarcati in un tour mondiale, il Re-Idolized – The Crimson Idol 25th Anniversary World Tour, che festeggia i 25 anni dall’uscita del platter con la sua riproposizione integrale dal vivo, più l’esecuzione di alcuni classici della loro carriera.
Delle due tappe in programma in Italia, qui il report della seconda, quella fissata al Live Club di Trezzo Sull’Adda in data 9 novembre. Special guest per l’evento, gli italianissimi Rain.
RAIN
Vista l’improvvisa defezione dei Beast In Black, tocca ai soli Rain intrattenere il pubblico lungo le restanti date della band americana. Il gruppo, fondato a Bologna originariamente nel lontano 1980, è arrivato fino ai giorni nostri e, seppur attraverso continui cambi di formazione, è riuscito a prodursi in una carriera di tutto rispetto, coronata da ben otto album in studio.
La formazione si compone oggi del bravo Maurizio “Evil Mala” Malaguti alla voce, supportato dallo storico Alessio “Amos” Amorati (l’unico componente presente dal 1998) e da Freddy “V” Veratti alle chitarre, da Gabriele “King” Ravaglia al basso, e da Andrew Gunner alla batteria. Lo show è tirato, potente, piacevole nonostante i suoni non all’altezza per due quarti di concerto (per un certo periodo si faticava a sentire la voce e c’era in generale poca amalgama nei suoni dei diversi strumenti). La band è coesa, in forma, tecnicamente valida e capace di stare sul palco anche grazie alla mosse dello scattante frontman. L’heavy/power dei nostri scalda così la platea, regalando momenti da headbanging, e caricando le giuste energie in vista del main event. Insomma, missione compiuta!
W.A.S.P.
Gli ormai fedelissimi Mike Duda (basso) e Doug Blair (chitarra) accompagnano, assieme al neo entrato e bravissimo Aquiles Priester (battiera, ex-Angra, ex-Primal Fear, ex-Paul Di’Anno), il leggendario Blackie Lawless nella sua emotivamente sofferta riproposizione live della vicenda di Jonathan, l’eroe-martire del rock narrato nel capolavoro discografico The Crimson Idol. Con un palco piuttosto buio e scarno, fatta eccezione per i tre schermi che trasmettono a tempo con la musica l’anteprima della versione integrale della pellicola che sarà il fiore all’occhiello della prossima riedizione del disco, gli W.A.S.P. si concentrano ben più sulla resa sonora che sull’impatto visivo. Nasce così uno show tecnicamente perfetto, dominato dall’intenso cantato di un Blackie che appare in splendida forma vocale (l’uso di qualche base alla sua età direi che è più che consentito) e totalmente parte della narrazione. Il leader del gruppo cerca infatti più e più volte il contatto visivo con le prime file, spiengendo la gente a cantare con lui le parti più intense e drammatiche della storia, e voltandosi sovente verso gli schermi a osservare le immagini del film che intervallano le diverse canzoni, quasi traesse da esse e dal volto di Jonathan l’energia e la forza per affrontare i passaggi più cupi del concept. Alla sua destra Mike Duda propone un elegante lavoro di groove attraverso le corde tese del suo basso, mentre alla sinistra Doug Blair si getta a capofitto in parti di chitarra e assoli magnifici, grintosi, entrando anche lui al 100% nella parte. Alle spalle, il nuovo componente del gruppo dona adesso maggiore vigore al drumming rispetto allo stile originale, sfruttando al meglio il suo background di batterista heavy/power metal.
La folla impazzisce lettalmente allo sbocciare delle note di The Titanic Overture, ma con l’avanzare della canzone acquista mano a mano una particolare compostezza, atipica per un concerto di questo tipo, che è dettata dalla intensa resa emotiva che la visione delle immagini sugli schermi riesce a dare. The Invisible Boy, Arena of Pleasure e Chainsaw Charlie (Murders in the New Morgue) riescono a far muovere qualche headbanging, ma l’ingresso di The Gypsy Meets the Boy con le sue evocative liriche riporta nuova quiete, e maggiori cori da parte dei presenti all’interno di un ormai gremito Live Club. Doctor Rockter e I Am One appaiono allora come gli ultimi momenti di euforia, visto che con il trio finale The Idol – Hold on to My Heart – The Great Misconceptions of Me ci sarà spazio solo per i canti e per la – reale – commozione di fronte al declino del protagonista, salutato dal pubblico con un lunghissimo applauso finale, quasi ci trovassimo di fronte a un individuo realmente esistito, e adesso venuto a mancare. Blackie lascia qui il palco in silenzio, chinando il capo tre volte verso la platea, ringraziandola per la sua partecipazione.
Qualche minuto e, con tutt’altro spirito, gli W.A.S.P. fanno il loro ritorno sul palco per regalare ai fans quattro hit del loro passato. L’immancabile L.O.V.E. Machine fa scatenare, ora davvero, il caos generale, e la gente spinge, scalpita, salta e si muove al ritmo forsennato di questa canzone. Segue un altrettanto gloriosa Wild Child, mentre Golgotha (tratta dall’ultimo omonimo album in studio della band) permette al leader del gruppo di affrontare con grinta il tema religioso a lui caro, parlando della passione di un Cristo che nel recente Lawless ha ritrovato e abbracciato nel suo cammino di vita. Infine la super hit I Wanna Be Somebody fa da chiusura di spettacolo, con la band che lascia Trezzo tra i lunghissimi e meritati applausi di una folla convinta a pieno dallo show a cui ha preso parte, in una serata che per i più (me compreso) sarà indimenticabile..
Setlist:
The Crimson Idol:
The Titanic Overture
The Invisible Boy
Arena of Pleasure
Chainsaw Charlie (Murders in the New Morgue)
The Gypsy Meets the Boy
Doctor Rockter
I Am One
The Idol
Hold on to My Heart
The Great Misconceptions of Me
Encore:
L.O.V.E. Machine
Wild Child
Golgotha
I Wanna Be Somebody
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