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80/100

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The Darkness – Pinewood Smile – Recensione

08 Ottobre 2017 19 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Cooking Vinyl/Edel

Tracklist:

1. All The Pretty Girls
2. Buccaneers Of Hispaniola
3. Solid Gold
4. Southern Trains
5. Why Don’t The Beautiful Cry?
6. Japanese Prisoner Of Love
7. Lay Down With Me, Barbara
8. I Wish I Was In Heaven
9. Happiness
10. Stampede Of Love

Formazione:

Justin Hawkins – vocals & guitar
Dan Hawkins – guitar
Frankie Poullain – bass
Rufus Tiger Taylor – drums

 

Ritornano nei negozi i The Darkness con Pinewood Smile, il loro quinto album di studio uscito il 6 ottobre 2017 per Cooking Vinyl/Edel, forti del loro immancabile e inconfondibile stile hard rock anni ’70, che da sempre si ispira a mostri sacri come AC/DC, Led Zeppelin, The Queen e Van Halen.

Scritto a Putney, registrato in Cornovaglia e prodotto da Adrian Bushby (già al lavoro con Foo Fighters e Muse), il disco contiene (e in parte rielabora) tutti i tratti distintivi della musica dei Darkness, che hanno recentemente accolto in gruppo Rufus Tiger Taylor, il loro nuovo batterista e seconda voce. Non mancano infatti i ritornelli melodici e tutti da cantare che hanno reso così di successo la musica dei fratelli Hawkins, con Justin alla voce e alla chitarra che sembra definitivamente ristabilito dal lungo periodo di rehab, e torna ora a farci divertire davvero con il suo immancabile falsetto e le sue belle schitarrate hard rock al fianco del bravo Dan. Immancabile anche l’apporto di groove del sempre presente bassista Frankie Poullain, adesso supportato da un Taylor davvero in forma alle pelli, ben integrato all’interno del suo nuovo gruppo, e in ampio risalto con le sue belle ritmiche.

Quello che cambia rispetto all’imponente passato storico con cui la band deve da sempre confrontarsi (ricordiamo a proposito il successo che avevano avuto i primi due album, in heavy rotation persino su MTV, e da allora mai più bissato) è allora soltanto il modo di porsi all’ascoltatore, che è ora forse meno immediato (manca infatti ancora l’istantanea orecchiabilità delle canzoni) ma allo stesso tempo più maturo, con dieci brani più elaborati che necessitano di almeno un paio di ascolti completi per essere del tutto compresi. E così positivamente valutati.

Sì, perchè con questo Pinewood Smile i The Darkness fanno un netto passo avanti per ciò che concerne la qualità, e soprattutto la varietà, delle canzoni. Il songwriting c’è, si fa nuovamente distintivo, ed ecco allora che già l’opener e singolo All The Pretty Girls ci convince fin da subito, riportando alla luce parte di quella irrefrenabile allegria e spensieratezza che ci aveva fatto innamorare degli inglesi nei primi anni duemila. Molto piacevoli sono anche Buccaneers Of Hispaniola, fondata come è su un bel riffing e su buone coralità, e Solid Gold, un bel motivetto in perfetto stile AC/DC che esplode in un ottimo refrain tutto da cantare, mentre Southern Trains si mette in luce invece per il suo stile molto aggressivo, tendente al moderno e allo stesso tempo al rock stradaiolo.

Eccoci allora al giro di boa e alla ballad Why Don’t The Beautiful Cry?, un pezzo soft e leggero, dalle belle armonie, ben interpretato da Justin e di facile ascolto, che apre alla top track di questo lotto di canzoni, ovvero a Japanese Prisoner Of Love, il miglior pezzo in assoluto del recente passato storico dei The Darkness. Raffinato, ricercato, colmo di variazioni, bello davvero. Ascoltare per credere. Non delude neppure la più ariosa e delicata Lay Down With Me, Barbara, una mid-tempo rilassante e molto musicale, colma di influenze e di facile ascolto, a cui segue il rock ritmato e radiofonico di una I Wish I Was In Heaven che cresce (e molto!) di intensità con gli ascolti. Infine, cala il sipario sul disco al suono di Happiness prima, e Stampede Of Love poi, entrambi brani molto emozionanti, il primo con le sue vesti di una bella traccia commerciale di facile appeal, il secondo con il suo stile da ballad dolce, da accendini in mano, tutta emozioni e sentimento, ma con un tratto finale a sorpresa e di bella energia.

IN CONCLUSIONE

Un ritorno finalmente degno di questo nome per i The Darkness, che cavalcano ancora l’onda del successo con un album dotato di un songwriting di buon livello, che porta a tante canzoni di ascolto piacevole e pronte ad essere suonate in pubblico già nella imminente tourneè.

Pinewood Smile è il loro miglior disco dalla reunion in poi. Niente altro da aggiungere.

 

© 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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