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02 Ottobre 2017 6 Commenti Nico D'andrea
genere: Hard Rock - Classic Rock
anno: 2017
etichetta: Mascot Label Group
Tracklist:
1) Collide
2) Over My Head
3) The Last Song For My Resting Place
4) Sway
5) The Cove
6) The Crow
7) Wanderlust
8) Love Remains
9) Awake
10) When The Morning Comes
Formazione:
Glenn Hughes - Basso e Voce
Joe Bonamassa - Chitarra e Voce
Jason Bonham - Batteria
Derek Sherinian - Tastiere
Contatti:
Black Country…il Territorio Nero approssimativamente circoscritto intorno alle West Midlands inglesi.
Un’area geografica soffocata tra le coltri di fuliggine , prodotte dall’intesa attività siderurgica e mineraria che si concentrava un tempo tra i distretti di Birmingham e Wolverhampton.
Da quell’area provengono Jason Bohnam e Glenn Hughes, uniti in “comunione” agli Yankees Joe Bonamassa e Derek Sherinian da Kevin Shirley, produttore è vero mentore di questo granitico sodalizio anglo-americano.
Dalla Black Country provengono inoltre i due Led Zeppelin Robert Plant e John “Bonzo” Bohnam ma i traits d’union tra la “Comunione “ed il famoso dirigibile non sono solo territoriali e “di sangue”.
Il sound dei Black Country Communion è figlio naturale della grande tradizione Hard Rock britannica e sin dal primo omonimo capitolo (BBC 2010), sembra essere stato forgiato tra incudini e presse metallurgiche di fragorosa potenza.
L’eredità lasciata loro da Led Zeppelin (in primis) e Deep Purple è quindi più che legittima.
Se poi l’ambizioso titolo di “IV” volesse ricondurci ad un illustre paragone…beh nessuno oggi più dei Black Country Communion avrebbe la forza ed il pedigree per sostenerne il peso.
È così che a 5 anni dall’uscita dell’ultimo Afterglow (per il sottoscritto picco compositivo di una trilogia discografica di spessore assoluto) il super gruppo guidato da Kevin Shirley ritorna con il miglior tributo ai Led Zeppelin che i fans del Classic Rock potessero desiderare.
“Quel” riff nell’apertura all’album di Collide non lascia dubbi ed un voluttuoso Glenn Hughes danza a mani giunte sul travolgente tappeto ritmico del formidabile Jason Bohnam.
The Last Song For My Resting Place (con Joe Bonamassa alla voce) è il sommo tributo al duo Page/Plant ed una delle più belle composizioni mai scritte dal quartetto.
Over My Head ha nello spensierato refrain, il sapore retrò di una viaggio lisergico verso Woodstock ed introduce un nuovo tema “melodico” nel sound della band.
Provate ad ascoltare Love Remains, il pigro Blues Rock di The Grove, il delicato ma deciso passo di Wanderlust dove le trame vocali di Hughes evidenziano una più spiccata ricerca della melodia rispetto ai capitoli precedenti.
Nel comparto strumentale i Black Country Communion non tradiscono però la ricercatezza nei suoni e nell’architettura degli arrangiamenti che da sempre rappresenta il vero trademark del gruppo.
Basti pensare che 4 brani su 11 superano i 7 minuti di durata, dando spazio a delle irresistibili mini jam dove Bohnam dimostra che il DNA non è un mera teoria scientifica e Bonamassa rivendica in Jimmy Page una delle sue maggiori influenze.
La presenza più marcata di Sherinian, anche per i frequenti passaggi orchestrali chiude il cerchio.
CONCLUSIONE
I Black Country Communion non sembrano trovare i doverosi consensi nel nostro amato suolo italico ma senza ombra di smentita assurgono in patria (ed altrove) alla più credibile Classic Rock Heritage a cui i fans dei 70’s si possano riferire.
Chi non li ha apprezzati fino ad oggi guardi pure altrove.
Chi li ha amati fino al loro bagliore residuo (Afterglow) celebri senza indugio questa attesa rinascita, rappresentata simbolicamente dal folgorante volo della fenice che appare in copertina.
© 2017, Nico D’andrea. All rights reserved.
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