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02 Settembre 2017 17 Commenti Iacopo Mezzano
genere: Hard Rock / Alternative
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music
Tracklist:
01_Stream Line Savings
02_My Dirty Girl
03_Come Inside
04_My Word
05_You Got Me Twisted
06_Lips Of Rain
07_With Love We Live Again
08_Got Me Running
09_My Freedom
10_Im So In Love With You
Formazione:
Lead Vocals, Acoustic Guitar, Guitars, Ebow Guitars: Miljenko Matijevic
Guitars: Uros Raskovski, Kenny Kanowski (guitar solo on “My Dirty Girl”)
Bass: James “Rev” Jones, Sigve Sjursen, Jesse Stern
Drums: Mike Humbert, Randy Cooke
Piano: Daniel Fouché, Ed Roth
Nove anni dopo l’ultimo album in studio Good 2B Alive (2008), gli Steelheart del leggendario cantante Miljenko Matijevic tornano sulle scene con un nuovo album, intitolato Through Worlds of Stardust ed edito dalla italiana Frontiers Music in data 15 settembre 2017.
Prodotto dallo stesso Matijevic ai The Hoarse Latitude Studios Los Angeles, agli Emerald City Studios e agli SteelHeart Studios con Mike Dumas e Randy Cooke (il mix è a cura di Dan Brodbeck, Mike Fraser, Chris Sheldon, Miljenko Matijevic e Daniel Fouché, con il mastering ad opera di Maor Appelbaum), il disco presenta per lunghi tratti suoni decisamente differenti rispetto alla gran parte delle registrazioni hard rock presenti sul mercato. Spiccatamente più cupo e alternative, ma nitido e ben tarato nei suoni dei differenti strumenti, il platter si divide sostanzialmente in due momenti: quelli più metallari, alternativi e legati al recente passato storico del gruppo (e quindi figli di quel differente sound che si può ascoltare anche nell’esecuzione live dei vecchi pezzi tratti dal primo – storico – album), e quelli più soft e delicati, molto più diamantini e levigati nel loro sound di produzione.
Nel complesso, parliamo di una netta distinzione di stili – è vero – che però non pregiudica affatto l’ascolto di un platter decisamente di grande qualità, il cui filo conduttore è dato da liriche tormentate, disperate, sofferte, frutto di cocenti passioni amorose che permeano con le loro differenti emozioni ogni momento di questa musica.
Tecnicamente perfetto, nella sua composizione e nella sua esecuzione, Through Worlds of Stardust ci mostra un Miljenko Matijevic in grande forma vocale, 100% leader del gruppo e in totale controllo della registrazione come carismatico interprete di ogni singola frase di ogni canzone. Abile anche agli stumenti, il frontman trova ancora nel bravo Uros Raskovski il chitarrista adatto a dare sfogo alla sua sempre differente concezione musicale, e la sua prova è di rilievo lungo l’intero minutaggio del disco. Guardando poi ai credits, notiamo che il compianto Kenny Kanowski fa la sua comparsa nell’assolo del brano My Dirty Girl, mentre i bassisti James “Rev” Jones, Sigve Sjursen e Jesse Stern lavorano al grande groove del platter affiancandosi alla batteria suonata da Mike Humbert e Randy Cooke, con le parti di piano (eccellenti) suonate da Daniel Fouché e da Ed Roth.
Puntando la lente di ingrandimento ora sui brani, vediamo come l’opener Stream Line Savings si presenti al pubblico come un pezzo metal alternative lento e avanzante, tutto incentrato sulla incredibile esecuzione vocale di Matijevic. Non limitatevi ad un suo solo ascolto, e noterete come questo brano riuscirà ad entrare facilmente nelle vostre menti, aumentando esponenzialmente il suo indice di gradimento.
L’avevamo ascoltata live al Frontiers Rock Festival, eccola ora su disco: My Dirty Girl! Le mie impressioni rimangono le stesse: ci troviamo al cospetto di un grande pezzo, ancora di stile alternative, dotato di un ritornello davvero trascinante e di ottime parti di chitarra su un groove monumentale. Questo quanto.
La terza traccia Come Inside inizia piano piano ad avvicinarsi sempre più alla stilistica hard rock, e permette al buon frontman di tirare fuori tutta l’estensione della sua voce, forse ancor più sulle strofe che sul refrain. E’ un buon brano, che anticipa la particolare My Word, che da strofe ancora metallare e cupe tira fuori un refrain molto efficace, già più rock melodico e arioso dei precedenti. Da qui in poi, la virata definitiva.
Il capolavoro di questo album porta il titolo del primo singolo e video scelto per il platter: You Got Me Twisted. Una power ballad tra le più belle ascoltate negli ultimi cinque anni almeno, interpretata in modo eccezionale dal leader del gruppo su melodie (finalmente? Dipende dai gusti..) ariose e su un sound ora decisamente hard rock. Emozionante come poche. Wow.
Analogamente, Lips Of Rain è un’altra ballata melodica da urlo, molto più intima e solitaria della precedente, sofferta, a lungo sussurrata, con la voce di Matijevic che si accompagna di un solo pianoforte per disegnare una magia. Questo, fino alla sua esplosione elettrica e orchestrale finale. Intensissima.
Terza ballad di fila, With Love We Live Again permette invece al cantante leader di rispolverare la sua chitarra acustica su un’altra composizione da cuore in mano, con un testo semplice ma efficace che arriva dritto al centro del petto. Solitaria di fronte a un rosso tramonto, la immagino così.
Fine del bellissimo tratto centrale dedicato ai lenti, ecco arrivare il turno di Got Me Running, un pezzo hard rock decisamente riuscito che sale su su di intensità fino a un refrain potente, cattivo, da brividi! Ma è solo un momento, perchè già la super My Freedom rallenta nel suo tratto iniziale l’energia precedente sprigionata, mostrandosi come una mid-tempo melodica in grado di esplodere di superba quantità (le parti vocali!!!) poco dopo il suo inizio apparentemente soffuso.
Chiude infine il disco I’m So In Love With You, un’ultima delicatissima ballata che non vi stancherete di certo di ascoltare..
IN CONCLUSIONE
Le due metà dei “nuovi” Steelheart collidono all’interno di un ottimo ritorno discografico, che rispolvera con gusto un moniker che da troppo tempo mancava sulle nostre scene.
Certo, per farsi realmente piacere questo disco occorre un po’ più di elasticità mentale rispetto, ed esempio, all’ascolto di un nuovo album dei Tyketto o dei Tesla, per citare due realtà hard rock ancora attive e feritli di nuove composizioni. Infatti in Through Worlds of Stardust l’alternative e il metal sono sempre lì, sulla porta, pronti a permeare le note rock di queste dieci canzoni.
Ma – caspita! – poi ci lamentiamo se abbiamo produzioni tutte uguali.. o no?! 😉
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