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Recensione

77/100

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Mark Slaughter – Halfway There – recensione

03 Agosto 2017 4 Commenti Giulio Burato

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: EMP LABEL GROUP

Tracklist:

1. Hey You
2. Devoted
3. Supernatural
4. Halfway There
5. Forevermore
6. Conspiracy
7. Reckless
8. Disposable
9. Turn It
10. Not Here

Formazione:

Mark Slaughter - Voce, Chitarra Ritmica

Contatti:

https://www.facebook.com/pg/markslaughterofficial/

 

Si parte col vento in poppa: “Hey You” è una canzone che, per carica festaiola, potrebbe essere parente della superlativa “Up All Night”, presente nel monumentale “Stick it to Ya” del 1990; si procede con “Devoted”, pregna di un robusto e pesante lavoro di chitarra e con la voce di Mark aspra e cattiva al punto giusto.
La successiva “Supernatural” è, per impostazione sonora, la bonus-track di un’ideale raccolta degli Slaughter (band) per un ben riuscito salto nel passato. La title track è invece la “Fly to the Angels” dei giorni nostri: un bell’attacco è il preludio di una delle hit di questo lavoro con voce e ritornello meritevoli di applausi. Candidata alla nomination per una delle potenziali ballads del 2017.
Forevermore” è una semi-ballad che fila via liscia come l’olio: delicata, semplice e ben composta. La voce di Mark torna ad inasprirsi nelle successive due canzoni: “Conspiracy” e “Reckless”. La prima dal taglio modernista e la seconda molto cupa e darkeggiante fuori dallo standard dell’intero album.
Il trittico finale si compone di un’altra semi-ballad a nome “Disposable”, arricchita da un coretto di bambini posto in intro ed in outro, dall’acustica “Not Here”, impreziosita da dolci linee melodiche, intervallate da “Turn It”, vicace ed elettrica.

Qualcuno si sarà accorto che manca la parte introduttiva a questo “Halfway There”. Ebbene sì, manca di proposito. Mi sono preso tempo; in primis per ascoltare maggiormente questa seconda uscita solista di Mark Slaugher e, successivamente, scrivendo la recensione, per pormi, più volte, un quesito:
Non sarebbe stato più “cool” far uscire l’album semplicemente a nome Slaughter?
Cari lettori e fans del cantante americano, gradirei da voi una risposta a tale, ipotetica domanda.
Personalmente trovo che sia un bell’album, decisamente superiore al precedente “Reflections In A Rearview Mirror (2015)”, e che strizza l occhio agli Slaughter dei tempi d’oro.
Diversi sono i pregi ma con un unico, comune denominatore: Mark! La sua voce sembra non sia stata minimamente scalfita dagli anni; il suo lavoro agli strumenti, ai testi, alla co-produzione con John Cranfield dimostrano quanto sia un artista a tutto tondo.
Difetti? Tornando al quesito poco fa menzionato, sarcasticamente, direi l’aggiunta di un Mark di troppo sulla bella copertina, fatta dal noto “Mister” Sam Shearon (Iron Maiden, Rob Zombie, etc.), ma, d’altro canto, come dargli torto, visto che questo è un lavoro, salva la presenza di alcuni ospiti, praticamente fatto in autonomia.

CONCLUSIONI

Slaughter o Mark Slaughter” questo è il dilemma. Sta di fatto che “Halfway There” è una bella sorpresa in questo 2017. Per chi, come me, ha amato e ama canzoni come “Up All Night” e “Fly to the Angels”, dico, ben tornato ad un Mark in grande spolvero.

© 2017, Giulio Burato. All rights reserved.

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