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Recensione

75/100

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Da Vinci – Ambition Rocks – recensione

25 Agosto 2017 3 Commenti Luka Shakeme

genere: AOR
anno: 2017
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

01. Intro
02. Vicious Circle
03. Curious Sensation
04. I’ve come all this way
05. See You
06. Rocket Fame
07. Angel
08. Storm On The Horizon
09. Little Lonely
10. Soul Survivor
11. Painted Lady
12. You’re Mine
13. Touch Of Humanity

Formazione:

Erling Ellingsen – Voce
Gunnar Westlie – Chitarre
Dag Selboskar – Tastiere
Roy Funner – Basso
Bjørn Olav Lauvdal – Batteria

Contatti:

www.facebook.com/davincitheband

 

Una pausa durata ben venticinque anni; un lasso di tempo oserei dire siderale rispetto all’ultima fatica in studio. I norvegesi Da Vinci nati nel lontano 1986 e due produzioni (“Da Vinci” – “Back in Business”) rilasciate dunque nei primi cinque anni di vita, calano il sipario; nonostante ci fosse un’attività live relativamente importante. Dopo varie vicissitudini il nuovo corso riprende vita nel 2004 con vari cambi di line up e nuovi progetti che saranno l’embrione dei nuovi Da Vinci. Inizialmente credevo mi si palesasse un progetto improntato sul prog metal moderno; “Ambition Rocks” invece è un onesto e ben prodotto AoR, forse a tratti troppo ancorato a soluzioni eighties.

Intro roboante “Ambition Rocks” apre le danze alla grantitica “Vicious Circle” . Grandi riffs sul quale importanti aperture vocali lasciano intravedere le potenzialità di un grande platter fatto di suoni chirurgici, potenza e che potrebbe riservare piacevoli sorprese. Staremo a vedere.
Curious Sensation” verte ancora una volta su un importante lavoro di tastiere sul quale buone armonie vocali riescono a creare l’amalgama ideale per donare al pezzo giuste dinamiche, considerando arrangiamenti relativamente asciutti. Mi sento di promuovere pienamente anche la traccia in questione.
I’ve come all this way” è decisamente più aor oriented. Sempre keys in grande evidenza a fare la voce grossa. Belli e curati gli arrangiamenti che forse in questo caso vanno a celare un songwriting non proprio ispiratissimo o quantomeno non vincente. Pezzo che necessita più di un ascolto per essere metabolizzato.
See You” è la prima immancabile ballatona. Cosa dire; una ballad dal sapore aor molto eighties ma che non riesce a lasciarmi dentro qualcosa di veramente toccante, complice un genere che ha ormai dato tutto da questo punto di vista. Per carità non un pezzo da buttar via, al contrario; ma per rendere l’idea, non avrei il desiderio di riascoltarlo in futuro.
Rocket Fame” riserva al momento il punto più alto del platter. A mio modesto avviso la traccia più riuscita, se non altro perché dietro arrangiamenti relativamente diretti, si cela un chorus che non passa di certo inosservato. Vi ritroverete a canticchiarlo fin dal primo ascolto. Notevole anche il break centrale con un duello chitarre-tastiere ben congeniato. Nulla di originale ma in questo caso il tutto è esplosivo, una piccola perla aor.
Angel” cela momenti più intimistici, un’altra ballad dal sapore etereo e malinconico. Anche in questo caso vale in linea di massima il discorso fatto per la ballad precedente. Ben fatta, curata magistralmente in ogni suo aspetto, dalla produzione alle belle partiture vocali ma il songwriting non riesce a trasportarmi. Bel pezzo ma dalle potenzialità a tratti inespresse.
Storm On The Horizon” per certi versi segue ambientazioni e coordinate della traccia d’apertura ma pescando maggiormente in massicce dosi di melodia. Il combo norvegese dà il meglio di se quando c’è necessità di avere un piglio più incisivo.
Little Lonely” cavalca tempi più cadenzati. Mid tempo caldo, trascinante e ricco di pathos come solo pezzi del genere possono essere se ben confezionati. Non c’è da strapparsi i capelli ma risulta gradevolissimo proprio per i bpm bassi che fanno prendere corpo alla traccia rendendola intensa e trascinante.
“Soul Survivor” ritorna su lidi di un aor canonico. Un “cotto e mangiato” sicuramente ben lontano dall’essere fresco; non credo che questa sia la preoccupazione impellente quando si produce un platter di questo tipo. Notevole il lavoro delle chitarre che forse raramente riescono a trovare giusta collocazione in favore di un ricco lavoro di tastiere, elemento predominante. Una traccia che si lascia ascoltare anche un po’ distrattamente ma direi decisamente buona.
Painted Lady” è un rock ‘n roll ricco di mood blueseggiante che rende vincente il tutto, complice il classico hammond e una chitarra graffiante e corposa. Composizione allegrotta che mette da parte il trademark finora espresso a favore di un viscerale rock’n roll.
You’re Mine” terza e presumo ultima ballad del full length. Niente da fare. Non è un progetto che riesce a esprimere il meglio di se su pezzi più intimisti o zuccherosi. Intendiamoci; anche in questo caso ci troviamo di fronte a pregevoli arrangiamenti ma è proprio il cuore del pezzo che non riesce a coinvolgere, come episodi del genere necessitino. Carino ma non da avere la pelle d’oca.
Touch Of Humanity” suggella in chiusura il lato più introspettivo e sperimentale del progetto. Rimarcherei l’utilizzo delle tastiere che riservano finalmente un taglio moderno; a questo punto la domanda nasce spontanea. Perché non osare anche sulle altre composizioni. La traccia è matura e merita un secondo ascolto per essere apprezzata anche per alcuni spunti più progressivi, ma ripeto, potrebbe essere l’elemento cardine con un futuro platter dai risvolti più ricercati.

IN CONCLUSIONE

Un lavoro più che godibile, non da ricordare di sicuro fra le migliori uscite in ambito AoR o pomp rock del 2017, ma riesce a mettere in mostra una band elegante, misurata e che a tratti forse non ammalia come potrebbe, dotata di fondamentali di prima fascia e con rimpianto non riesco a dare la promozione assoluta che avrei voluto assegnare.

© 2017, Luka Shakeme. All rights reserved.

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