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06 Giugno 2017 14 Commenti Leonardo "Lovechaser" Mezzetti
genere: Aor / Melodic Rock
anno: 1992?
etichetta:
Gli anni ottanta sono stati maestosi, solenni. Magnificenti.
Erano gli anni del lusso sfrenato, e ostentato. Erano gli anni della voglia di successo, da ottenere ad ogni costo.
Negli Stati Uniti erano gli anni di Ronald Reagan. E poco importa oggi se qualche bugia poteva averla detta, perché Reagan sapeva far sognare gli americani. Sapeva interpretare la magia di quel tempo, sapeva rassicurare il suo popolo, facendolo sentire invincibile.
Dopo il grigiore degli anni settanta, nella società americana era nata una nuova voglia di godersi la vita, di godersi tutto della vita, un nuovo modo di pensare, e chi se ne fregava se era da egoisti. La vita era una gara, e se ne sbatteva di chi restava indietro.
L’AOR era il genere musicale perfetto, creato ad arte per rappresentare questo clima, allegro e festaiolo. In particolare fu Los Angeles la sua culla. Dalla città degli angeli venivano sparati al cielo i nuovi inni alla vita, di chi si sentiva forte e di chi credeva in se stesso, facendoli risuonare tra le spiagge assolate, gremite di bellissime e biondissime ragazze in bikini, e le ville di Malibù.
Poi d’un tratto gli anni ottanta iniziarono a tramontare, e all’orizzonte si addensavano nubi minacciose, accompagnate dalla cupa sagoma di un depresso ragazzotto di Seattle che non voglio neppure nominare.
Non curanti di queste nubi, alcuni nostri eroi continuavano imperterriti a sfornare i loro capolavori, come se il sole dovesse durare ancora all’infinito. I Bad English furono tra questi nostri eroi.
Ebbero vita breve, solo tre anni, il tempo di un bagliore, ma di una luminescenza mai vista prima. E anche se la festa era quasi finita, rappresentarono l’AOR come nessuno fece mai. Ma di questo non possiamo sorprenderci, perché, unito alla voce cristallina di John Waite, il cuore pulsante della band era rappresentato da Neal Schon e Jonathan Cain, che avevano inventato l’AOR con i Journey.
D’altra parte, sul finire degli anni ottanta, l’AOR stava virando su un territorio più metallico, con toni più alti, chitarre più ridondanti e batterie più roboanti, pur senza intaccare le solari linee melodiche. A pensarci bene, si trattava di un equilibrio molto precario, su una linea di confine molto instabile. Bisognava essere dei fenomeni per restare su questa linea, e, signori, i Bad English lo erano.
Gli unici due album della band, l’omonimo del 1989 e Backlash del 1991, sono celestiali spettacoli di AOR. Backlash uscì quando i Bad English ormai non esistevano praticamente più, e questo fa paura solo a pensarlo.
Eravamo in pieno 1991, e la tempesta ormai stava arrivando.
Ebbene quello di cui vorrei parlarvi qui è la terza opera dei Bad English, un album mai pubblicato, che probabilmente contiene demos (ma la qualità audio è più che discreta) non inseriti nei due lavori ufficiali e che gira su youtube ormai da anni. Alcuni sostengono che non sia un lavoro dell’intera band, ma del solo John Waite. E’ però accertato che molti di questi pezzi sono stati composti proprio da Schon e Cain. Quello che posso dirvi io è che l’anima dei Bad English è vivida ed intatta, più che mai.
Si tratta di dodici pezzi che rinvigoriscono ancora una volta il modo di pensare dell’America di quegli anni: atmosfere di allegra spensieratezza, melodie solari, pensieri positivi, e fiducia nel futuro.
Hard Rain, Who is this Talking, World Gone Wild, Love can’t find you, e Get you back in my Life sono tracce spettacolari. In particolare World Gone Wild, se fosse stata prodotta a livello di sound in modo adeguato, poteva diventare un loro classico, al pari di Tough times don’t Last (il mio pezzo preferito dei Bad English) e Straight to your Heart.
Ma le ombre stavano arrivando, un innominabile certo album arrivò al numero uno di Billboard, e la gente decise che era meglio cominciare a piangersi addosso.
Beh, conosciamo tutti la triste fine di quello sfortunato ragazzotto, pace all’Anima sua. Però noi siamo ancora qui, a guardare verso il futuro. Dentro il mio cuore, e spero anche dentro quello di chi mi sta leggendo, regnerà sempre la speranza, forse vana ma chi se ne frega, che un giorno, sullo sfondo delle assolate spiagge di Los Angeles, i Bad English possano ricomparire.
© 2017, Leonardo “Lovechaser” Mezzetti. All rights reserved.
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