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Recensione

88/100

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Art Nation – Liberation – recensione

24 Aprile 2017 14 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Rock
anno: 2017
etichetta: Gain Music Entertainment

Tracklist:

01 - Ghost Town
02 - Maniac
03 - The Real Me
04 - Kiss Up & Kick Down
05 - When Stars Align
06 - One Nation
07 - A Thousand Charades
08 - Take Me Home
09 - I'm Alive
10 - Paralyzed
11 - What Do You Want

Formazione:

Alexander Strandell – voce
Christoffer Borg – chitarra
Johan Gustavsson – chitarra
Rebecka Tholerus – basso
Carl Tudén – batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/artnationswe/

 

A due anni di distanza dall’esordio discografico intitolato “Revolution” (qui la recensione), album che aveva destato interesse e critiche favorevoli, riecco i melodic rockers svedesi Art Nation. Un ritorno in pompa magna visto che i cinque scandinavi sono stati arruolati dalla prestigiosa Sony Music/Gain.
Liberation” è dunque il titolo di questo secondo capitolo della band capitanata da Alexander Strandell, una delle più belle giovani voci del panoramica nordico, ed è stato registrato ancora una volta ai Top Floor Studios di Goteborg.
In fase di registrazione il gruppo si completa con Christoffer Borg e Johan Gustavsson alle chitarre, Rebecka Tholerus al basso e Carl Tudén alla batteria e ci propone un Melodic Rock ben confezionato e dalle linee facilmente accessibili.

Liberimo” subito gli indugi ed entriamo nel vivo di questa nuova release, track by track:
1. “Ghost Town” si inizia con il secondo singolo estratto (accompagnato da un video); elettrica nel suo incedere ma molto easy listening nel chorus che si ripete molteplici volte diventando, alla lunga, un “piacevole ronzio”.
2. “Maniac”: si differenzia rispetto al trend generale dell’intero full-lengh sia nell’arrangiamento che nell’impostazione del chorus. Canzone particolare con un inizio “Funk”; entra in circolo dopo diversi ascolti.
3. “The Real Me”: poliedrica e ritmata quanto basta: ecco il primo singolo dell’album dai connotati non banali. Il giro ed il cambio di ritmo nel ritornello sono di ottima fattura anche se, personalmente, avrei scelto un’altra canzone come singolo d’apertura.
4. “Kick Up and Kick Down”: seppure viziato dalla presenza di un “WowWuooWow”, destabilizzante al sottoscritto, ecco il mio ipotetico “singolo d’apertura” , uno degli apici di “Liberation”; canzone dall’impostazione “Pop” sulle strofe, dove predomina la voce di Alex, che si apre in un chorus veramente “catchy” e facile d’assimilare. Un pezzo notevole, una hit che potrebbe avere anche ottimi riscontri radiofonici, ma di cui mi trattengo la lode… sul “WowWuooWow”.
5. “When Stars Align”: il primo lento dell’album ha una struttura complessa che dimostra la classe dei giovani AN. Partenza soffusa che, poi, si apre in una coralità di spessore. Promossa per le linee particolari che la rendono unica.
6. “One Nation”: giro di basso con venature “Prog” per una canzone dal ritornello classico, semplice, diretto da cantare a squarciagola sotto una bella doccia calda. Nella sua immediatezza, risulta ad essere una delle mie canzoni preferite.
7. “A Thousand Charades”: un battito stile “My Sharona” apre le danze della settima traccia che si fa notare per la presenza di un importante e veloce giro di tastiere in prossimità del chorus e per essere una delle canzoni più ritmate.
8. “Take Me Home”: seconda ballad e secondo centro; si parte lentamente con la chitarra acustica in primo piano; sembrerebbe un “nulla di nuovo all’orizzonte” ma col passare dei secondi si sale di tono e di coralità. Pezzo in ascesa nel vero senso della parola e con Alex sempre sugli scudi!
9. “I’m Alive”: La presenza di un assolo posto a pochi secondi dall’inizio e di un bel riffone in prossimità dei ritornelli caratterizzano l’incedere della nona traccia!
10. “Paralyzed”: dall’ingresso dirompente che rallenta in un ritornello più cadenzato. Variazione di tema ben confezionata. Nel complesso tra le più sostenute dell’intero lotto.
11. “What Do You Want”: posta alla fine della scaletta come “i botti di fine anno”; grande performance strumentale con giri e cambi di ritmo in bella vista. Una canzone che presumibilmente spaccherà in sede “live” e che gode di un forte appeal commerciale.

IN CONCLUSIONE

Gli Art Nation hanno talento e la voce di Alex è sicuramente “la marcia in più”; in questo secondo capitolo discografico, probabilmente, la produzione è stata aggiustata per essere recepita da una platea più ampia. A parte la scelta dei singoli, a mio avviso si poteva puntare su altre canzoni, “Liberation” è un “rollercoaster” musicale, vista la presenza di varie sfaccettature di una stessa medaglia, e merita diversi ascolti per poter essere “assorbito”. Io l’ho assaporato a dovere come un buon caffè : “se il buongiorno si vede dal mattino”……i cinque ragazzi hanno già un’ottima qualità di “arabica” musicale.

© 2017, Giulio Burato. All rights reserved.

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