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Recensione

75/100

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Place Vendome – Close To The Sun – recensione

04 Marzo 2017 20 Commenti Luka Shakeme

genere: Hard Rock / AOR / Melodic Metal
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Close To The Sun
02. Welcome To The Edge
03. Hereafter
04. Strong
05. Across The Times
06. Riding The Ghost
07. Light Before The Dark
08. Falling Star
09. Breathing
10. Yesterday Is Gone
11.Helen
12.Distant Skies

Formazione:

Lead Vocals - Michael Kiske
Backing vocals - Dennis Ward, Michael Kiske // Additional Choirs on “Strong” by Alessandro Del Vecchio
Bass - Dennis Ward
Keyboards - Günter Werno
Drums – Dirk Bruinenberg
All Rhythm Guitars by Dennis Ward, except: "Welcome To The Edge", "Across The Times", "Close To The Sun", "Hearafter" – Rhythm Guitars by Uwe Reitenauer

Ospiti:

Guitar solo by Michael Klein on "Yesterday Is Gone", "Distant Skies", "Strong", "Breathing".
Guitar solo by Uwe Reitenauer on "Close To the Sun"
Guitar solo by Alfred Koffler on "Welcome To The Edge"
Guitar solo by Magnus Karlsson on "Falling Star"
Guitar solo by Gus G on "Light Beyond The Dark"
Guitar solo by Simone Mularoni on "Hearafter"
Guitar solo by Mandy Meyer on "Helen"
Guitar solo by Kai Hansen on "Riding The Ghost" and "Across The Times"

Contatti:

https://www.facebook.com/Place-vendome-177275002336147/

 

Ci sono artisti che inevitabilmente sembra vivano all’ombra del loro passato. Un passato ingombrante, a tratti quasi logorante, per quanto possa aver regalato manciate di gloria. L’artista di cui mi appresto a parlare non merita certo l’ennesima biografia che rischia di essere celebrativa e poco opportuna e gli amanti del metal classico sapranno di sicuro le vicende di una band che ha praticamente creato il power metal europeo.
Vicende fra due amanti paradossalmente mai troppo innamorati l’uno dell’altra e che abilmente nel corso degli anni non lesinavano stoccatine tramite stampa e Tv. Helloween-Kiske un rapporto odio-amore. I primi fra alti e bassi con Deris, Kiske invece traccia il suo percorso infaticabile alternandosi in progetti più o meno riusciti. Il 2005 sotto egida Frontiers Records nasce Place Vendome. Lavori qualitativi pregni di Hard Rock e AOR, produzioni importanti che a dire il vero non riescono ancora oggi a scaldare il cuore dei fan più oltranzisti della band di Amburgo. Direi dunque di iniziare a parlare di “Close To The Sun”, nuova creatura targata Place Vendome.

“Close To The Sun” è Hard Rock di stampo teutonico, grandi melodie, riffing importante egregiamente enfatizzato dalla solita produzione chirurgica targata Place Vendome. Kiske sempre in splendida forma malgrado non sia riconosciuto per le sue doti interpretative ma per la sua inconfondibile ugola cristallina. Nulla di originale ma il tutto è più che gradevole per chi ama certe sonorità e non si fossilizza sulla ricerca assoluta di qualcosa di innovativo.
“Welcome To The Edge” mette in luce un Kiske che prova a farci ricordare quanto sia dotato anche di toni naturali più caldi anche se poco sfruttati con discreti risultati. Fa venire i brividi quando si lancia in chorus ficcanti pregni di melodia e in questo caso ai limiti del power. Al momento il lavoro mi sembra più indirizzato verso il lato più melodic metal del progetto Place Vendome e tutto lascia presagire ad un grande platter, spero di non essere smentito.
“Hereafter” è la sorpresa che non ti aspetti. Rivisitazione di uno dei classici degli ultimi DGM targati Mark Basile. A questo punto mi trovo sinceramente in imbarazzo perché non vorrei sembrare di parte e so che qualcuno inevitabilmente lo penserà, ma se l’arrangiamento strumentale merita un plauso; coscientemente non si discosta molto dall’originale, per quanto riguarda il cantato il paragone non regge. Mark batte Michael su tutti i fronti. La versatilità di Mark è riconosciuta ormai in ambito internazionale e il piglio più aggressivo che è riuscito a infondere al pezzo in questione non è certamente pane per i denti di Kiske. Fermo restando che non sto parlando del primo pischello di turno, ecco perché mi sento un po’ in colpa a buttar giù dalla torre uno dei miei idoli di sempre.
“Strong” è la prima power-ballad. In questo caso luci ed ombre. Songwriting non convincente e poco ispirato ma al contempo grandi arrangiamenti complice un lavoro sui chorus ai limiti del soul. Michael dimostra di essere uno dei pochi cantanti Hard ‘n Heavy vecchia scuola a non essere stato intaccato minimamente dall’inesorabile usura del tempo che ha messo in ginocchio molti dei suoi illustri colleghi.
“Across The Times” si sposta su lidi più AOR . Anche in questo caso non siamo sui livelli più eccelsi dell’intera produzione Place Vendome. Gli arrangiamenti seppur curati enfatizzati da un lavoro importante in fase di mix e mastering (come su tutto il lavoro!! Nda) celano in parte lacune sul songwriting che in questo caso non è impeccabile. Mi rendo conto che deve essere decisamente arduo andare sempre a segno quando ci si muove su certi ambiti musicali e che se ora stessi parlando di un altro singer e di un altro moniker la mia valutazione sarebbe meno dura. Purtroppo quando corri da Ferrari, tutti si aspettano che tu continui a farlo per sempre.
“Riding The Ghost” ritorna poderosamente sui lidi più power oriented in cui Kiske si trova maggiormente a suo agio. Il tutto in questo caso riesce a convincermi. Entra in modo deciso e marcatamente teutonico, sembra voglia ammaliarti sulle strofe con armonie vocali calde e poi si apre in chorus che si stampano in testa fin dal primo ascolto. Sicuramente solo per gli amanti del genere e soprattutto per chi non sta lì a spaccare il capello.
“Light Before The Dark” credo possa considerarsi come fra gli episodi più riusciti al momento. Il riff iniziale sembra voglia portarci in territori più Heavy; il tutto tende a crescere e ad aprirsi appena entra il cantato arrivando a chorus fra i più belli e indovinati dell’intero lavoro; almeno al momento. Qualche riferimento al progetto Unisonic targato Kiske-Hansen, non mi sembra azzardato.
“Falling Star” è un mid tempo dal sapore più AOR, senza troppi fronzoli né chissà quali alchimie ricercate, riascoltando più volte una riflessione mi sovviene. Michael per la sua ugola caratteristica e per i registri che spesso utilizza, riesce involontariamente a rendere più Heavy anche i momenti che forse meriterebbero un cantato più consono. Il pezzo in se seppur di facile ascolto lascia un po’ l’amaro in bocca e con un cantato più caldo e interpretativo probabilmente avrei speso parole diverse.
“Breathing” sembra voglia venire in mio soccorso rispetto a quanto detto con il pezzo precedente. Una ballad ricercata e ispirata sia in fase di scrittura , egregiamente arrangiata e con un Kiske che finalmente riesce a tirar fuori tutto ciò che a fasi alterne latitava negli episodi precedenti. Pathos e intensità faranno la gioia dei vecchi fan nel riconoscere il loro idolo anche in momenti più eterei e di contro storcere il naso a chi non ha mai apprezzato la figura dell’ex Helloween nel duro e cinico mondo dell’Hard Rock e dei suoi fan spesso e volentieri un pelo ipercritici. Ok Kiske non godrà le attenzioni che altri suoi colleghi vivono (anche di minor prestigio!! Nda) ma ha da sempre dichiarato il suo amore per il genere nonostante le sue fortune vengano da altri lidi. Non ho mai visto opportunismo nel progetto Place Vendome ma solo voglia di esprimersi su un genere che nemmeno Unisonic gli consente più, “costretto” a muoversi con l’odiato-amato Hansen su un sicuro e forse redditizio classic metal di più facile presa su un pubblico che fondamentalmente si aspetta quelle cose da lui.
“Yesterday Is Gone” vive di un flavour decisamente oscuro. Mi sento di promuovere a pieni voti la track in questione. Finalmente il lavoro di tastiere riesce a ritagliarsi un po’ di gloria delineando tratti più drammatici e incisivi. A proposito di tastiere; avrei dato molto più spazio optando per soluzioni “future-pop”; scelta magari oggi molto battuta ma al quale fruitori di ogni genere sembrano essersi abituati e apprezzare. In dirittura d’arrivo mi sembra sia da considerarsi un’altra freccia andata pienamente a bersaglio.
“Helen” purtroppo è la buca in cui inaspettatamente puoi finire su un tragitto sostanzialmente positivo. Ascoltato più volte, più che altro per vedere se le impressioni iniziali non troppo entusiasmanti restassero tali. Purtroppo è così. Molta noia, poca ispirazione sotto tutti i punti di vista. Non mi sento di inferire ulteriormente; tutti posso avere timori reverenziali.
“Distant Skies” in chiusura ritorna sui canoni di un Hard Rock teutonico roccioso e pregno di belle armonie. Nulla di eccelso ma comunque godibile e che dimostra ancora una volta come se ce ne fosse bisogno quali siano gli ambiti in cui il grande Kiske possa dare il meglio di se.

IN CONCLUSIONE

Il ritorno del progetto Place Vendome non aggiunge nulla di nuovo a quanto fatto con i platter precedenti; semmai, è da considerarsi leggermente inferiore ai suoi predecessori; parliamo di una valutazione comunque positiva ma come espresso in sede di recensione, da chi porta sulle spalle un curriculum pesante, ti aspetti sempre il massimo. Un onesto lavoro Hard ‘n Heavy pregno di melodia con un’ottima produzione consigliato espressamente ai fan del grande frontman di Amburgo.

© 2017, Luka Shakeme. All rights reserved.

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