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31 Marzo 2017 3 Commenti Nico D'andrea
genere: AOR/West Coast
anno: 2017
etichetta: Pride And Joy
Tracklist:
1. Mysterious Angel
2. Lights
3. Sunrise
4. The Other Side Of The Moon
5. When Dragons Fall
6. Journeyman
7. Let It In
8. Secrets
9. Colours
10. Save The Day
Formazione:
Thorsten Bertermann - Voce
Torsten Landsberger - Batteria
Lars König - Chitarre
Contatti:
www.lioncage.de
Nella battaglia delle Labels che scuote la galassia AOR sembra esserci un solo ed unico vincitore.
I pianeti stanno per esplodere, fagocitati dalle valanghe di pubblicazioni impossibili ormai da monitorare nel loro insieme.
Con uscite del livello di Pride Of Lions, Tokyo Motor Fist e Lionville (e non si è ancora chiuso il primo trimestre dell’anno) l’impero di Frontiers sembra non avere davvero più rivali.
Eppure c’è ancora vita in piccole colonie come AOR HEAVEN (titolare dell’eccelso ritorno dell’ex Alien Jim Jidhed) ed in quella della vicina ed attivissima Pride and Joy.
L’etichetta basata ad Aschemberg, già lo scorso anno aveva svolto un’eccellente lavoro di promozione e distribuzione per Closer To Heaven dei “nostri” Danger Zone e con puntualità ci fa oggi pervenire in redazione la promo di questi misconosciuti Lioncage.
Non annotiamo infatti nella lunga lista di musicisti (tra ospiti e formazione base) elencati nei crediti del disco alcun nome di spicco, se non quello del plurititolato chitarrista americano Tim Pierce (presente comunque alle chitarre in un solo brano).
Giunti al secondo album (come si può intuire dal titolo), i nostri propongono un sound vicino all’AOR con marcatissime influenze West Coast.
La prima traccia Mysterious Angel non lascerà infatti indiferrenti gli appassionati del sound nato nella Costa Ovest degli Stati Uniti.
Peccato però che nel suo prosieguo il lavoro perda spesso di continuità, a causa delle frequenti variazioni stilistiche che finiscono per disorientare l’ascoltatore.
Audaci alcune sperimentazioni che riconducono a sonorità già proposte in passato da entità incomprese come Urban Tale e Spin Gallery (album Embrace in particolare) ma incapaci a mio avviso di trasmetterne il genio creativo.
Mancano inoltre quel dinamismo e quel groove ammirati (tanto per rimanere in tema) nei più recenti State Of Salazar.
CONCLUSIONE
Impeccabili sotto il profilo dell’esecuzione, questi Lioncage non riescono però a lasciare il segno.
La mancanza di verve, di brani o ritornelli memorabili e della necessaria continuità stilistica, rischiano di relegare il gruppo ad un’inevitabile oblio.
Non escludo comunque che questo The Second Strike possa interessare ad irriducibili fan del genere West Coast, a caccia di qualche nuova proposta o “sensazione” alternativa.
Agli altri di voi suggerisco in tutta franchezza di cercare altrove.
© 2017, Nico D’andrea. All rights reserved.
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