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Recensione

78/100

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Dirty White Boyz – Down And Dirty – Recensione

21 Marzo 2017 5 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Melodic Rock
anno: 2017
etichetta: Escape Music

Tracklist:

1)All She Wrote
2)Dynamite
3)Hangin On A Heartache
4)Ride With Angels
5)Playing Dirty
6)Rise
7)Waiting For This Feelin
8)Sanctuary
9)Hell To Pay
10)All In The Name Of Rock N Roll
11)After The Rain
12)Bring It On

Formazione:

Tony Mitchell - Voce
Paul Hume - Chitarra
Jamie Cri - Chitarra
Nigel Bailey - Basso
Neil Ogden - Batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/DWBofficialuk

 

Per capire la nascita di questo lavoro dobbiamo tornare nei primi mesi del 2016, quando Tony Mitchell (Kiss Of The Gyspy/Kingdom of Deadmen) ha iniziato a scrivere quello che doveva essere il suo 5^ album solista con l’etichetta XGypsy; l’idea iniziale era quella di tornare al sound AoR dei primi lavori, ma solo dopo una serie di cambiamenti e di chiamate ecco arrivare la decisione finale: pubblicare con la Escape Music e unirsi ad un “super gruppo” con Paul Hume e Jamie Cri alle chitarre, Nigel Bailey al basso e Neil Ogden alla batteria. Tutto questo cambiamento non poteva che portare anche ad un nuovo monicker…..ecco nascere i Dirty White Boyz e Down And Dirty.

L’insieme di questi musicisti e la penna di Mitchell hanno creato un mix di Rock Melodico, AoR e un pizzico di Hard Rock che non poteva che lasciare il segno. Suoni molto eightes, conditi con tocco di Metal, un pizzico di Blues, il tutto racchiuso nel classico Rock più orecchiabile.

La voce roca di Mitchell è perfetta e la sezione ritmica composta da Hume e Cri è piuttosto corposa in canzoni come l’iniziale All She Wrote, lezione perfetta di Melodic Rock, oppure sulle più potenti Dynamite e Hangin’ On A Heartache dove la vena più Hard Rock si fa sentire con Riff taglienti e chitarre più pesanti, senza mai tralasciare la melodia. Si passa poi da canzoni più glam rock con Playin’ Dirty a canzoni più pop oriented come Rise, con un bell’assolo di chitarra ma a mio avviso la canzone più debole del disco. Waitin’ For This Feelin’ e Sanctuary sono due mid tempo dotate di buone melodie e con degli ottimi lavori alle chitarre, mentre Hell To Pay schiaccia decisamente sull’acceleratore con un sound Hard Rock trascinante e un’assolo ben riuscito, che pezzo! All in The Name Of Rock N’ Roll parte forte con la tastiera e la chitarra, per sfociare in un pezzo, come da titolo, rock n roll come non mai, dove l’anima dei Quireboys esce in tutto il suo splendore…Si chiude con Bring It On dove il basso prende il sopravvento, la chitarra macina riff, l’hammond segue e un pizzico di Blues riscalda gli animi. Mi sono tenuto per ultimo le due ballad : Ride With Angels e After The Rain; la prima ricorda nello stile “Bed Of Roses” dei Bon Jovi, molto sentita da Mitchell e che grazie anche alla sua voce “sporca” riesce a dare una marcia in più. La seconda suona più ottantiana con l’intreccio chitarra/tastiera iniziale e il buon ritornello sempre sorretto dai riff di Hume e Cri. Buone song.

IN CONCLUSIONE

Un disco che racchiude l’enciclopedia del Rock Melodico e che a parte qualche filler nella parte centrale dell’album, riesce a lasciare il segno. Non consigliato a chi cerca nuove sonorità.

© 2017, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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