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Recensione

74/100

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Jimi Anderson Group – Longtime Comin’ – recensione

22 Febbraio 2017 1 Commento Denis Abello

genere: Rock / AOR
anno: 2017
etichetta: Pride & Joy Music

Tracklist:

01. Same Old Song
02. Let’s Get Serious
03. Spread It All Around
04. Feel Like Letting Go
05. Better This Way
06. Welcome To The Revolution
07. Higher Than Higher
08. Longtime Comin’
09. Where Do We Go From Here
10. Necessary People
11. Best For Me
12. Oh Why

Formazione:

Jimi Anderson - voce
Sandy Jones - basso, chitarre, tastiere
Greame Duffin - chitarra principale

Contatti:

http://www.jimianderson.co.uk/
https://www.facebook.com/jimi.anderson.7

 

Jimi Anderson, Scozzese di nascita, pur essendo al suo debutto ufficiale a livello internazionale non può proprio essere considerato un km 0 visto che la sua prima band, con cui suonava cover dei Deep Purple e Rush, porta la data d’immatricolazione del 1978, segno che Jimi qualche bel pezzo d’asfalto l’ha già macinato in questi anni.
La cosa sinceramente mi spiazza un pochino, anche se ad andare a vedere a fondo si scopre che il successo è stato quasi sfiorato con i suoi Sahara, band con la quale avrà la possibilità di firmare un buon contratto che avrebbe potuto cambiare le cose ma che in realtà non porterà praticamente a nulla.
Detto questo però la voce di Jimi è una gran bella sorpresa, quasi come la sorpresa che si ha nel pensare che sia rimasta chiusa nel sottobosco del panorama rock fino a quest’oggi.
Bella, pulita, intonata, un po’ lasciva come il genere (AOR con un po’ di blues nelle vene) richiede e in grado quindi, se poggiata sulle giuste note, di regalare bei momenti come effettivamente questo debutto Longtime Comin’ lascia trasparire.

Il genere che viene allora proposto è una via di mezzo tra un classico rock/blues alla Bad Company (quelli di Paul Rodgers) e qualcosa nettamente più AOR alla primi Foreigner… tra l’altro Jimi Anderson fa parte in patria di una tribute ai Foreigner / Journey.
Se quindi la voce colpisce subito positivamente i primi tre pezzi del disco non riescono invece a dare la botta che forse ci si sarebbe aspettati, smorzando così un pochino le aspettative. Infatti Same Old Song e Let’s Get Serious piazzano un tiro rock/blues che però manca in definitiva di mordente e anche la più particolare Spread It All Around non riesce a catturare del tutto l’attenzione.
Le cose cambiano nettamente quando lo stile dell’album vira verso sonorità più AOR in cui la voce di Jimi si apre verso ritornelli ariosi o passaggi più emozionali come succede nella bella Feel Like Letting Go. Brano che tra l’altro risulta ottimamente costruito e dove ad un ritornello aperto e liberatorio si uniscono inserti di chitarra dal tocco simil blues che si trasformano nuovamente in puro AOR durante il solo.
Da qui in avanti il discorso non cambia, tutto l’album mantiene quel suo filo più o meno velato di rock blues che incrocia con l’AOR tipico degli ultimi anni ’70 / inizi ’80 e in cui sono i pezzi che puntano più verso quest’ultima caratteristica a risaltare. Quindi citerei brani come la successiva Better This Way, Higher Than Higher, Longtime’ Comin e la ballata Where Do We Go From Here a cui però va aggiunta una menzione per la conclusiva Oh Why, brano dal tratto soul rock lento e cadenzato che sembra arrivare per qualità direttamente da altri tempi.

IN CONCLUSIONE

Sicuramente un album che ha l’indubbio valore di far conoscere una voce bella e personale come quella di Jimi Anderson ma che non arriva ancora per quanto riguarda i pezzi al massimo livello a cui potrebbe ambire. Resta sicuramente un album per cui consiglio l’ascolto dato anche l’accostamento particolare classic rock / AOR che ne risulta è un buon primo passo, ma manca ancora una certa eleganza generale che traspare solo in alcuni pezzi come Feel Like Letting Go o la conclusiva Oh Why ma non nella totalità delle composizioni presentate.

© 2017, Denis Abello. All rights reserved.

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