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Recensione

90/100

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Pride of Lions – Fearless – Recensione

21 Gennaio 2017 22 Commenti Iacopo Mezzano

genere: AOR
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01 All I See Is You
02 The Tell
03 In Caricature
04 Silent Music
05 Fearless
06 Everlasting Love
07 Freedom of the Night
08 The Light in Your Eyes
09 Rising Up
10 The Silence Says It All
11 Faster than a Prayer
12 Unmasking the Mystery

Formazione:

Jim Peterik: Vocals, Guitar, Keyboards
Toby Hitchcock: Vocals
Ed Breckenfeld - drums
Klem Hayes - bass
Mike Aquino - guitar
Christian Cullen - keyboards

Contatti:

http://aprideoflions.com/

 

Il primo grande botto di questo 2017 di musica rock melodica arriva – guarda il caso – dalla nostra Frontiers Music e da una formazione che dal 2003 ad oggi è stata sempre in grado di produrre alcuni dei dischi più emozionanti, vivi e positivi della nuova era della scena AOR mondiale: ovviamente parlo dei Pride Of Lions di Jim Peterik (Survivor) e Toby Hitchcock.

Fearless, il loro nuovo album del gruppo in uscita nei negozi il 27 gennaio 2017, porta avanti quel processo di continua crescita che è alla base di questa formazione fin dal suo più giovanile esordio. Il genio compositivo di Peterik (è inutile ricordare che il suo nome è sinonimo di una delle figure più prolifiche, ispirate e geniali di questa scena musicale, dai Survivor fino ad oggi) si mette al servizio della musicalità e della potenza timbrica del suo eccellente cantante Hitchcock, fornendo al frontman le basi musicali – elettriche, pompose, cariche di energia e feeling – in grado di far emergere il massimo delle sue doti vocali. Un sodalizio tra i due che è in continua crescita, e la loro intesa è sempre massimale, fatto che giova in primis alle canzoni, ancora una volta da brividi in ognuna delle loro parti, e poi all’insieme musicale del disco. Certo, è evidente come i Survivor, e con loro certamente anche la voce del sempre amato e compianto Jimi Jamison, restino certamente alla porta come punto di paragone per ognuna di queste nuove creazioni (tra l’altro in una intervista recente Peterik ha ammesso come, ogni qual volta si appresti a scrivere le linee vocali di un suo nuovo brano, abbia nella mente sempre e solo la voce di Jamison, come se ogni canzone fosse ancora composta per essere interpretata da lui), ma il nostro amato songwriter statunitense riesce sempre ad andare oltre ai soliti clichè, lavorando ogni qual volta a nuove sonorità, senza però mai stravolgere l’idea originale del gruppo.

Si spiega così il sound alla Kansas – evidenziato dall’utilizzo del violino dell’ospite Andrew Ohlrich – nel video/singolo della opener All I See is You, una traccia particolarmente elaborata e dal mood positivo, che ci travolge con la sua energia e ci regala un sorriso sincero che viene dal profondo, dalla nostra più passionale anima musicale. Da evidenziare subito la bontà dei suoni di produzione, nitidi e caldi, creati da Peterik con l’aiuto del bravo produttore Larry Millas, che alimentano la fiamma e il solido groove di un’altra grande canzone come la seconda in elenco, la potente The Tell, o come la numero tre, la frizzante In Caricature, interpretata magistralmente da Hitchcock in una delle sue migliori prove di sempre.
E’ però con il brano Silent Music che viene toccato l’apice qualitativo del platter, in un componimento 100% in stile Survivor, dalle atmosfere perfettamente anni ottanta, notturne e vive. Credo che questa traccia possa essere citata come una delle migliori canzoni dell’intero repertorio di questo duo, grazie alle sue tastiere, alle sue chitarre, ai suoi cori, alla sua produzione incrdibilmente maiuscola.

Proseguendo con l’ascolto, ci rendiamo conto di come, con la title track Fearless, i Pride of Lions si siano spinti su un territorio per certi versi inesplorato, visto che la raffinatezza melodica di questa canzone si scontra e incontra qui con chitarre in primissimo piano, con un ritmo di batteria veloce e avanzante, e con una energia potente che emerge non solo dalle voci, ma anche dalla prestanza di insieme degli strumenti. Fast and loud.
E ancora, la ballad Everlasting Love, toccante ed emozionante come tutte quelle composte dal Maestro, permette a Toby Hitchcock di mettere in risalto tutte le sue abilità canore, mentre Freedom of the Night – a lungo vocalizzata da Peterik e composta assieme al tastierista di Jimi Jamison, Hal Butler – fa ancora una volta dei suoi arrangiamenti notturni la sua forza vincente. Quindi, come non chiudere un quartetto meraviglioso con una seconda ballad – la bella The Light in Your Eyes – che riesce a esplodere dentro il nostro cuore con le sue liriche poetiche e le sue melodie calde di puro sentimento? Ecco di nuovo quella parola: geniale.

La fine del disco si sta avvicinando, ed ecco allora Rising Up dare nuova forza all’insieme con le sue chitarre rock fortissime, prima dell’avvio di una The Silence Says It All che ha la struttura della mid-tempo, ma suona un po’ intima e un po’ corale, e certamente accesa di puro feeling. E se Faster than a Prayer ha nella sua epicità compositiva il suo punto di forza, risultando brillante anche grazie al bellissimo duetto vocale tra i due leader di questo gruppo, l’eccellente e teatrale Unmasking the Mystery (è una delle preferite di Toby) chiude definitivamente l’opera mostrando le sue preziose liriche, che contengono un messaggio importante per tutti: provate a togliere la maschera per vedere chi realmente siete. Cercate le risposte, perchè solo facendo così capirete il vostro scopo in questa vita.
Amen signor Peterik, amen!

IN CONCLUSIONE

Con il nuovo album Fearless vale ancora la semplice equazione matematica che dice che Jim Peterik + Toby Hitchcock = Pride of Lions = la AOR band numero uno del nuovo millennio. Niente da fare, quando entrano in campo Peterik e il suo songwriting, beh, non ce n’è per nessuno.

Non so se questo disco sia uno dei loro migliori di sempre, o solo un gran bell’album, e quindi lascio voi a discutere su questo. Quel che è certo è che qui si è scritto l’AOR secondo la vecchia maniera, con passione e vitalità.
Appare quindi lontanissima la tanto criticata piattezza espressiva che ha contagiato molti degli altri. Un risultato definibile certamente non da poco, specie in virtù di una scena che lo scorso anno stava iniziando davvero a saturarsi con le sue tante uscite fotocopia.

Chi ben comincia, è a metà dell’opera. Speriamo allora che questo platter sia solo la base per una grande annata di musica.

© 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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