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19 Ottobre 2016 0 Commenti Matteo Trevisini
…si srotola il tappeto rosso… ladies and gentlemen… benvenuti alla premiere europea del Greatest Hits Tour 2016 del serpente bianco di Mr. David Coverdale: data numero uno nella capitale slovena.
Alle 9:00 in punto salgono on stage i The Answer, un senso di deja vù ci assale, lo stesso support act dei Whitesnake, nella stessa città, nella stessa venue di cinque anni fa. Poco male… la band nordirlandese del chitarrista Paul Mahon e del singer Cormac Neeson ci omaggia con scarni 40 minuti del loro hard blues più esplosivo e dinamico. Se la band di Downpatrick su disco non ha mai brillato in modo totale dal vivo regala sempre show carichi e potenti a cominciare dal classico d’apertura Under The Sky seguito da Come Follow Me… si festeggiano i 10 anni del loro primo album Rise, ricordato anche da No Question Asked e Sometimes Your Love, la band lo festeggia con una ripubblicazione “deluxe” ed una scaletta praticamente basata sul primo e più famoso album: l’ombra degli Zeppelin è ancora tanto ingombrante ma – alla fine – gli applausi convinti sono tutti per loro.
Dopo una breve pausa si chiudono le luci e parte in sottofondo My Generation degli Who, classica intro per ogni concerto dei Whitesnake che si rispetti. La data di Lubiana è la prima data del tour europeo di questo Greatest Hits Tour 2016 partito dagli Stati Uniti (…e che dalle indiscrezioni carpite a sua santità David Coverdale, pare sia l’ultimo per il serpente bianco prima della pensione…) quindi questa volta niente brani del repertorio “profondo porpora”… questa sera c’è solamente il meglio dei Whitesnake, a cominciare da Bad Boys e Slide It In …quale inizio poteva essere più detonante di così ? La prima cosa che salta all’occhio è la freschezza nella voce di Mr. Coverdale (…cosa vuol dire avere 10 giorni di riposo sulle spalle !!!). Love Ain’t No Stranger e The Deeper The Love continuano questa cavalcata lungo la storia della band: il dinamismo muscolare di questa line-up è immutato da quella precedente… fuori Doug Aldrich ?…non c’è problema!…ecco arrivare Joel Hoekstra non facendo rimpiangere il suo predecessore ma anzi regalando un’ottima prova davanti al pubblico sloveno. Il biondo chitarrista ex Night Ranger si destreggia con sicurezza attraverso le hits di questa sera facendo coppia con l’altra sei corde degli ‘snake saldamente in mano al veterano Reb Beach.
Mentre il bassista Michael Devin ed il neoentrato “italian stallion” Michele Luppi alle tastiere aiutano il loro capo, dando profondità e sostanza durante le parti vocali più “alte” il set list prosegue spedito con l’immortale Fool For Your Loving e Ain’t No Love In The Heart Of The City/Judgement Day, unite insieme in un unico torrente blues prima degli assoli di chitarra che fanno rifiatare l’intera band. Slow an’ Easy viene allungata dal solo di basso di Mike Devin mentre con Crying In The Rain i riflettori toccano a Tommy Aldridge, il gran ritorno in casa Whitesnake dopo l’abbandono di Brian Tichy, col suo classico solo collaudato (…è uguale da oltre 30 anni !!!) ma sempre applauditissimo dal pubblico per il coinvolgimento spettacolare che regala il riccioluto drummer.
E’ il momento “clou” dello show quando Coverdale ritorna on stage in camicia nera griffata Whitesnake e con la scritta a tutta schiena “Make some fuckin’ noize”… ed il pubblico ascolta il consiglio del vecchio leone di Saltburn-by-the-Sea… Is This Love è un mare di accendini (..pardon!… cellulari !!!), Give Me All Your Love, e l’inno leggendario Here I Go Again che procura irrefrenabili brividi lungo la schiena. Lo spettacolo è frizzante, spumeggiante e la macchina Whitesnake è oliata in modo perfetto. David è in forma smagliante e sembra un giovincello, mascherando in modo esemplare il suo ormai cronico calo vocale.
Il bis (…e non poteva essere altrimenti !) è riservato ad una versione stellare, quasi epica, di Still Of The Night, degna chiusura dello show… i soliti lanci di plettri, bacchette, saluti ed inchini sulle note beneauguranti di We Wish You Well e Always Look On The Bright Side Of Life, evergreen dei Monty Python. Se questo sarà l’ultimo tour del serpente bianco (…nel rock, si sa…never say never !) David Coverdale può ritenersi soddisfatto della qualità dimostrata stasera della sua creatura… il serpente cambia pelle ma non muore mai!
PHOTOGALLERY a cura di Matteo Trevisini
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