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Recensione

91/100

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No Sinner – Old Habits Die Hard – Recensione

31 Luglio 2016 2 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Blues Rock / Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Provogue Records

Tracklist:

01. All Woman
02. Leadfoot
03. Tryin
04. Saturday Night
05. Hollow
06. Get It Up
07. A Friend Of Mine
08. Tomorrow Gonna Fade Away
09. When The Bells Ring
10. Lines On The Highway
11. One More Time
12. Mandy Lyn

Formazione:

Colleen Rennison - vocals
Eric Campbell - guitar and backing vocals
Ian Browne - drums
Matt Camirand - bass

 

Il 2016 si fa forza anche dell’atteso ritorno della formazione canadese blues rock dei No Sinner, nei negozi con il suo secondo album in studio, a titolo Old Habits Die Hard, uscito in maggio su Provogue Records.

Il gruppo, rappresentato dalla cantante ventiseienne Colleen Rennison (fateci caso, No Sinner è proprio il cognome della vocalist letto al contrario!) bissa i fasti del suo bellissimo esordio di qualche anno fa, producendosi in un altro platter di grande caratura e facilmente citabile, forse assieme al titolo dei Blues Pills, tra i migliori di questo 2016 all’interno del panorama di revival blues rock e hard rock anni’70 odierno. Diversamente dagli svedesi però, i No Sinner compongono canzoni più leggere e commerciali, meno ostiche per chi ascolta generi più radiofonici del classico blues rock, e quindi più immediate e fruibili. Merito questo della vocalità eccelsa della Rennison, ma anche di un songwriting personale e congeniato per dare ampio risalto alla melodia, al di là del suo avanzare ritmico lento, carico di groove e tipicamente bluesy. Influenze pop e southern sono qui all’ordine del giorno, e le ritroviamo qua e là  nel riffing compatto del bravo Eric Campbell, senza disturbare e anzi rendendo più vario l’ascolto. Infine anche la produzione, leggera e nitida, permette al disco di avvicinarsi più alla pulizia sonora moderna e radio-friendly, che alla sporcizia ricercata del blues/hard rock settantiano, rendendo l’insieme più vivo e (al di là dello stile d’origine) contemporaneo.

Così, già dalla mastodontica traccia di apertura All Woman (una delle hit del disco grazie al suo grande sound e alla performance vocale fuori dagli standard della cantante), capiamo di avere tra le mani un album di facile ascolto, e di indubbia qualità tecnico-compositiva. Elemento questo ribadito anche dall’altrettanto eccelsa Leadfoot, un brano bluesy tutto ritmo e groove, e da Trying, canzone melodica e leggera, ma sporcata da interessanti influenze southern. Decisivo anche il rock ‘n’ roll puro di Satyrday Night, con il lento tutto sentimento Hollow, perfetto per il piano bar di una qualche birreria di una qualche cittadina della costa degli Stati Uniti, che apre i battenti alla calda Get It Up e alla passionale A Friend of Mine, che chiudono il tratto più carico di feeling e sentimento del platter.

Da qui in poi il disco riparte infatti all’insegna del rock-blues sì, ma visto nel suo lato più commerciale. Ecco allora che la catchy Tomorrow Gonna Fade Away viene accompagnata da una pulsante e ariosa When The Bells Ring che lascia spazio all’intimità dolce di una ballad come Lines On The Highway, facilmente definibile come momento magico di questa produzione grazie al suo feeling unico e alla sua capacità di raggiungere dritta il cuore degli ascoltatori, forte di melodie delicate e di una prova vocale a cinque stelle.

Infine, è il sound old-school la influenza primaria dell’hard rock di One More Time. Dopo di chè, il disco che ci saluta e cala il suo sipario al suono blues rock classico di una Mandy Lyn bombastica e tutta da gustare, assaporando a occhi chiusi il groove etereo dei suoi strumenti. E le note si spengono così nel suono distorto di una chitarra che si fa via via silenzio..

IN CONCLUSIONE

E’ davvero difficile non considerare questo Old Habits Die Hard come un serio candidato alla top 10 di fine anno nell’ambito dell’hard rock/blues rock internazionale.

Facile, direte voi, se si ha dalla propria il talento vocale della Rennison, che a tutti gli effetti si mostra come il principale vanto e pregio di questa produzione. E’ vero, ed è impossibile non ammetterlo. Ma come non si può riconoscere altresì la qualità del songwriting dei canadesi, autori qui di almeno cinque tracce (nel dettaglio: la numero uno, due, cinque, sette e dieci) che il novanta per cento delle band sul mercato si sognano di poter comporre?!

Dai, siamo seri. Questi, se si mantengono su questi livelli, li ascolteremo per altri vent’anni..

© 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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