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07 Maggio 2016 6 Commenti Alessandro Lifonti
Il 27 Giugno 2015 é stata una data storica per tutti gli appassionati di dischi bresciani e non. Lo storico negozio Magic bus, specializzato nell’ hard ‘n’ heavy , ha riaperto con un nuovo titolare, e tante novità.
Ora il negozio si chiama “Magic bus dischi 2.0 reloaded” e, in occasione dell’apertura del sito (www.magicbusdischi.it) andato on-line proprio in questi giorni, noi di Melodicrock abbiamo deciso di fare una bella chiacchierata con la nuova titolare Paola Zanolli, e con il marito Gaetano Fezza, vero appassionato del genere.
MR: Ragazzi, com’è nata l’idea di comprare il Magic Bus? Sappiamo che lo storico proprietario da tempo voleva cedere l’attività, ma voi quando avete concretamente deciso che quella poteva essere la vostra occasione?
MB: Ciao Alex e grazie a tutti voi di Melodicrock per averci concesso questa opportunità di farci conoscere. Abbiamo deciso di fare il grande passo a gennaio 2015, Paola era senza lavoro e fatti due conti abbiamo seriamente preso in considerazione l’opportunità di coniugare il lavoro alla passione. Una scommessa di questi tempi, ma abbiamo voluto provarci…
MR: Prima della vostra apertura, siete rimasti chiusi per qualche settimana per ristrutturare il negozio. Cosa avete fatto esattamente?
MB: Praticamente l’abbiamo rivoltato come un guanto. Non nascondiamo che la cosa si è rivelata molto più impegnativa del previsto, anche a livello economico, del resto non si può subentrare in un’attività storica senza apportare modifiche e novità, una nuova gestione ha bisogno di un suo “imprinting”. Per dirla tutta, la storia e la tradizione vanno mantenute e rispettate, ma una rinfrescata ai muri, al controsoffitto ed al pavimento dopo quasi 20 anni di “stagnazione” era indispensabile, anche per la salubrità dell’ambiente, e non parliamo dell’impianto elettrico… La proprietà naturalmente ci ha messo del suo costruendo nel retro un bel bagnetto confortevole (prima si doveva uscire in cortile ed utilizzare un vero e proprio “cesso” da cantiere, inguardabile e ben poco igienico).
MR: Quali sono le vere novità che avete apportato all’attività (vendita online, gadgets, vestiti, etc…)?
MB: Innanzi tutto abbiamo fatto in modo di sfruttare a pieno tutte le tecnologie informatiche moderne, a cominciare dalla gestione ordini/approvvigionamenti, quindi via il fax (ehi, non siamo nel 2016?) e sotto con e-mail, Pec e forniture on-line. Chiaramente lo stesso va fatto per le vendite, perché in questi anni non utilizzare le piattaforme virtuali come strumento per farsi conoscere vuol dire precludersi una larga fetta di mercato e, di fatto, sancire la differenza tra l’affossare un’attività o farla sopravvivere. Poi abbiamo introdotto gadgets e merchandise coprendo un range che va dal Classic Rock all’Hard & Heavy, passando per il Punk ed il Glam (generi a me particolarmente cari), abbiamo allacciato nuove partnership con Tsunami Edizioni per i libri, 17 Music di Luca Legrenzi (lo storico chitarrista dei Jolly Power) per gli strumenti, Shitsville Clothing ed altri per linee di abbigliamento uniche nel loro genere. Da poco siamo on line con il nostro sito www.magicbusdischi.it e ci trovate anche su Discogs.
MR: Sappiamo che avete avviato collaborazioni importanti con varie etichette di prestigio. Ce ne volete parlare?
MB: Si, abbiamo scelto sia di trattare in modo organico alcune etichette per noi importanti, come Rock Candy e Minotauro, oltre ad introdurne di nuove come Eonian, Divebomb, Area Pirata e Tornado Ride.
Siamo anche gli unici che importano e trattano organicamente (probabilmente a livello europeo) la label californiana Demon Doll, specializzata in recuperi di band storiche o minori in ambito Sleaze/Glam/Hard Rock, in catalogo hanno autentiche chicche come la ristampa dell’unico, bellissimo CD degli Alleycat Scratch.
MR: Una domanda per Gaetano. Insieme a Federico Martinelli e Moreno Lissoni, avete pubblicato un libro “I cento migliori dischi glam metal”. Com’è nata l’idea di questa pubblicazione, e quanto questo libro può aiutare gli appassionati a scoprire dischi di cui tanti, me compreso, non conoscono nemmeno l’esistenza?
GF: L’idea è nata durante un’intervista curata da Federico ai due soci Tsunami, Eugenio e Max. Alla domanda: “dedicherete mai un libro ai 100 migliori dischi Glam Metal?”, loro hanno risposto più o meno così:
“perché non ve ne occupate voi di Slam?”… Il resto è storia. Il nostro approccio è stato quello di trattare il genere ad ampio spettro, quindi non solo le band strettamente definibili “Glam Metal” (sfido chiunque a trovare 100 dischi veramente validi per questo sottogenere), ma anche quelle che l’hanno influenzato o ne sono state influenzate, nonché quelle che hanno dominato il Sunset Strip negli anni d’oro, deviando il sound verso lo sleaze rock di matrice Glamour ma anche Bubblegum Punk. Difatto abbiamo fotografato un preciso periodo storico ed il suo contesto, consigliando 100 album (ma ce ne sarebbero almeno altrettanti) che secondo noi sono altamente consigliati ai cultori del Glam Metal anche se “tecnicamente” appartengono a sottogeneri correlati, con buona pace dei detrattori “un tanto al chilo”. L’idea di queste pubblicazioni è quella di fornire una guida, non esaustiva ma essenziale, a chi vuole comprendere un determinato fenomeno musicale, rileggendo di dischi che sono autentiche pietre miliari e magari hanno avuto una larga diffusione, ma anche e soprattutto di band minori, che per una serie di circostanze non sono riuscite ad avere fama e successo, pur dando alla luce piccoli capolavori che vanno assolutamente riscoperti.
MR: Quali sono le vere difficoltà che un negozio come il vostro deve affrontare quotidianamente?
MB: Di questi tempi sono comuni alla maggior parte delle attività commerciali: girano pochi soldi, i lavori sono precari, c’è un senso d’insicurezza generale… Nel nostro settore poi sono determinanti le compravendite on-line, se è vero che in Italia è un fenomeno generalmente meno diffuso che in altri paesi, è altrettanto vero che i rocker/metallari sono mediamente molto più avanti di altri e comprano on-line da anni e ovunque, quindi diventa difficile avere visibilità e restare competitivi, It’s A Long Way To The Top… Poi c’è il fenomeno del download digitale, legale o meno che sia è un dato di fatto con cui fare i conti, tanti preferiscono la musica “liquida” ai supporti fisici, cosa per me inconcepibile, almeno per quelli che sono i tuoi gruppi/dischi preferiti… Tenere in mano un libretto con foto, testi, nomi dei componenti etc. è insostituibile per quanto mi riguarda, meglio ancora se il formato è grande come quello di un LP. Il rapporto con i fornitori è gravemente penalizzato dalle grandi catene e dai colossi di distribuzione che hanno sempre la precedenza sia in termini di consegne che di prezzi in considerazione di un forza economica con cui noi non possiamo certo competere. Tutte le etichette poi vendono direttamente dai loro siti Web o Mailorder a prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli di un rivenditore, ma considerando che il cliente in questo caso si assume il “rischio d’impresa” (se il pacchetto va perso non è scontato ci siano seconde spedizioni o rimborsi) e si accolla le spese di spedizione, ci sta e ci crea problemi molto relativi. Caso più “antipatico” è avere a che fare con etichette che danno l’esclusiva a grossi distributori tagliandoci fuori, questi ultimi ovviamente applicano un loro ricarico prima di venderli a noi e la cosa sarebbe “normale” se facessero solo i grossisti, purtroppo alcuni vendono anche ai privati con prezzi per noi inaccessibili e la cosa a mio modo di vedere non è poi così corretta. Last but not least, alcune etichette pianificano a cadenza più o meno regolare promozioni e sell-out a condizioni stracciate che chiaramente non ci aiutano a smaltire il magazzino se non svendendo, ragion per cui le trattiamo solo on-demand, ci lavoriamo poco e non le promuoviamo.
Sono tutte casistiche che mettono le piccole realtà nelle condizioni d’essere completamente fuori prezzo o, peggio, passare per profittatori quando invece si cerca solamente di lavorare con un minimo di margine senza il quale non si riesce a fare fronte a spese sempre più alte. Affitto, utenze, tasse spropositate, i problemi che tutti conoscono ma che non si comprendono fino in fondo finché non ci si trova ad affrontarli.
MR: Qual’é l’età media dei clienti del Magic Bus? Secondo voi ci può essere un ricambio generazionale?
MB: Mah… direi che per la maggior parte hanno superato i 40, non c’è molto ricambio generazionale… Certo qualche ragazzo intorno ai 20 anni c’è, e la cosa lascia ben sperare, ma siamo ancora lontani dall’avere un numero rassicurante di clienti giovani… Del resto anche le case discografiche sembrano non avere più fiducia nel settore… A proposito di ricambio… Chi sono, che so, gli Iron Maiden o i Motley Crue degli anni 2000? Che fine hanno fatto le grandi operazioni di lancio dei gruppi emergenti che solo un paio di decadi fa proiettavano le band nell’Olimpo dello star system e creavano fenomeni in grado di vendere milioni di dischi e attrarre decine di migliaia di fan ai concerti? Probabilmente è cambiato proprio l’approccio alla musica e forse noi siamo solo nostalgici che non si rassegnano…
MR: Abbiamo parlato prima di Federico Martinelli, grande organizzatore del Clusone rock festival. Proprio a Clusone vi abbiamo visto con il vostro banchetto di cd, e magliette. Sarete presenti ad altre fiere del disco?
MB: Ne abbiamo intenzione ma ci siamo resi conto che non è semplice gestire la cosa avendo un negozio “fisico”, per cui le centellineremo valutando caso per caso. L’esperienza di Clusone è stata molto utile ed istruttiva, in un contesto ideale e con l’atmosfera ed il pubblico giusti, Federico è un grande, più un fratello che un amico, dovremmo essere presenti al 100% anche quest’anno.
MR: Cosa può offrire il Magic bus rispetto ad altri negozi specializzati del genere?
MB: Storia, passione, competenza (anche se è un work in progress infinito e c’è tanto da imparare) e professionalità, ma soprattutto un ambiente familiare ed amichevole, non capita di rado che i nostri clienti passino anche solo per un saluto, magari con un paio di birrette in mano. Rock’N’Roll, che diamine!
MR: Ragazzi, grazie per questa intervista. In bocca al lupo di cuore per tutti i vostri progetti futuri.
MB: Grazie a te Alex , Rock On!
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