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Recensione

74/100

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Magnum – Sacred Blood “Divine” Lies – recensione

05 Marzo 2016 23 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock / Pomp Rock
anno: 2016
etichetta: SPV / Steamhammer

Tracklist:

01.Sacred Blood “Divine” Lies
02.Crazy Old Mothers
03.Gypsy Queen
04.Princess In Rags (The Cult)
05.Your Dreams Won’t Die
06.Afraid Of The Night
07.A Forgotten Conversation
08.Quiet Rhapsody
09.Twelve Men Wise And Just
10.Don’t Cry Baby

Formazione:

Bob Catley – voce
Tony Clarkin – chitarra
Al Barrow – basso
Mark Stanway – tastiere
Harry James – batteria

 

Si ringrazia Luca Bosio di Rock Hard per questa recensione

Quando si recensisce un nuovo album di una band storica, e, come nel caso dei Magnum stiamo parlando di una formazione fondamentale per il classic rock da oltre 4 decadi a questa parte, bisogna avere un occhio di riguardo!
Anche se la magia dei bei tempi andati, ahimè, è finita da un bel po’ di tempo, bisogna cercare di essere al massimo obbiettivi! Per apprendere compiutamente ciò che la band vuole trasmettere con “Sacred Blood ‘Divine’ Lies”, bisognerebbe analizzare quella che è stata la carriera della band sino al primo scioglimento avvenuto nel 1994, a causa delle scarse vendite riportate con “Rock Art” che gettarono crudelmente nel profondo anonimato la band.
Dopo l’estemporanea ed inutile parentesi Hard Rain (in pratica la stessa band, ma alle prese con sonorità ben differenti), l’accoppiata Catley/Clarkin decise nel 2001 di riformare i Magnum, ma la seconda fase della loro carriera non raggiunse mai più le vette espressive ed emotive del passato. Nel nuovo corso delle band, a tratti, sembra sempre di ascoltare quel rockettino semplice – simil pop – proprio degli album composti ai tempi sotto l’egida Hard Rain.
Sonorità ‘nuove’ che si sono sovrapposte al tipico British sound e alla voglia di affascinare l’ascoltatore come pochi altri gruppi al mondo sapevano fare. Quello prodotto dai Magnum nell’ultima decade, è pur sempre oro colato per gli appassionati di melodie, ma questi album, complice anche una produzione sempre troppo simile, tendono irreversibilmente ad assomigliarsi troppo gli uni con gli altri. Tuttavia ritengo che questa sia la definitiva identità musicale con cui, tra non molto, questa leggendaria band si incamminerà lungo il viale del tramonto di fine carriera.
Sarebbe inoltre pretestuoso attendersi un ritorno al leggendario e magico ‘’On A Storytellers Night’’ (1985) o anche alla voglia di AOR patinato esternata in “Wings Of Heaven” (1988), dato che musicisti ispirati e dotati come il maximus compositore Tony Clarkin, difficilmente tendono a ripetersi.

Quello che abbiamo per le mani è certo un buon album, l’ennesimo che ripropone la nuova tendenza musicale dei Magnum riconosciuta nel prolifico recente periodo che va da “Breath Of Life”, transitato nell’ottimo “On The 13th Day” sino al precedente “Escape From The Shadow Garden”, di cui, “Sacred Blood “Divine” Lies” è naturale proseguimento.
Trattasi di un disco elegante e di classe, e basterebbe la presenza di un cantante ‘meraviglioso’ come Bob Catley a farne da garante! La continuità dei Magnum è qualcosa che la maggior parte dei gruppi si sogna: l’estesa title-track è un ottimo esempio del modern sound degli inglesi, così come la seguente “Crazy Old Mothers” risulta accattivante e lievemente cinematografica, mentre “Twelve Man Wise And Just” è una specie di mix tra hard rock molto ritmato tipicamente anni ’80 e atmosfere da film western.
Memorabile il giro di tastiere tipicamente prog-settantiano da parte dell’ottimo Mark Stanway sulla malinconica “Your Dreams Won’t Die” (refrain d’hoc), sempre una gioia l’ascolto di certe composizioni.
Il resto del materiale risulta alquanto altalenante, e raramente lascia effettive memorie del suo passaggio. Manca oggettivamente un po’ di mordente e di brillantezza a queste composizioni, dotate tutte di ottimo incipit ma che nel successivo svolgimento rimangono imprigionate all’interno di una formula sufficientemente sperimentata. L’abbiamo già affermato, ma risulta ingeneroso dover far scomodi paragoni con quanto prodotto brillantemente in passato dalla band. “Sacred Blood “Divine” Lies è quanto di meglio i Magnum possono permettersi oggi di proporre e produrre? Forse si, almeno negli intenti…

IN CONCLUSIONE

Siamo pur sempre al cospetto di un album dei Magnum, ed ogni volta che ci apprestiamo all’ascolto di un loro nuovo prodotto, i ricordi nostalgici si rincorrono e fanno sperare ad un loro ritorno alle magie del passato. Ma non è così… la magia non c’è più e i Magnum di oggi suonano in maniera differente, diretta, semplice e se vogliamo più matura, proprio perché questa è la loro nuova identità musicale. L’epicità, la magia e le storie di maghi e draghi raccontate di sera attorno al fuoco amico del camino, sono solo un lontano ricordo. Per chi ha scoperto ‘tardi’ questa band, sicuramente apprezzerà anche questo nuovo capitolo, che, come detto, non si discosta assolutamente dai loro recenti lavori. Il tempo passa, inesorabilmente per tutti…

© 2016 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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